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Il ritorno della rondine di Manuel Francesco Arena. Molto più che un semplice libro.

Foto © Acri In Rete
Redazione
Il “Ritorno della rondine”, è molto di più che un semplice libro, (non lo dico per spocchia, perché non è nel mio stile essere spocchioso, anzi mi definisco abbastanza umile), ma è un racconto di una breve parentesi di vita di alcuni genti comuni.
L’idea di scrivere “Il ritorno della rondine” (Youcanprint, Luglio 2014) mi venne dopo aver sentito alla radio, l’ennesimo triste episodio di un imprenditore veneto, che a causa della crisi, decide di farla finita togliendosi la vita, piuttosto che licenziare i suoi operai e dichiarare fallimento.
E già! La crisi, che io la definisco un tumore della nostra società, ma che a differenza della malattia vera è propria, più che nel corpo, ti lavora come un tarlo nella mente, facendoti perdere pian piano la dignità.
Anche Alfredo, il protagonista del libro, un uomo che ha tutto il necessario per vivere felice, una casa, una bella famiglia, degli amici e soprattutto un lavoro in una piccola fabbrica di legname, pian piano viene risucchiato in questo vortice chiamato crisi, poiché il povero e buon Gravilli, vecchio proprietario della fabbrica presso dove lavora Alfredo,  minato dalle sofferenze della vita, ultima  la delusione della bancarotta della sua impresa costruita col sudore di tutta una vita, in maniera un po’ vigliacca decide di porre fine alle sue sofferenze.
Così, Alfredo ed i suoi colleghi, un bel dì si ritrovano senza lavoro e senza più una guida (che fino ad allora era stata rappresentata proprio da Gravilli, che per tutti i suoi operai era un padre più che un capo), devono reinventarsi per continuare ad andare avanti a testa.
Il nostro protagonista, dopo uno scoramento iniziale, riesce a trovare lavoro da un suo amico, presso un’azienda agricola della Sila Greca come pastore. Questo lavoro, lo metterà a dura prova, perché egli è costretto a cambiare tutti gli stili di vita, ciò nonostante, grazie anche a Domenico, il padre del proprietario dell’azienda agricola, un uomo anziano ma molto parsimonioso, con amore riscoprirà delle abitudini, degli usi e delle tradizioni, che ormai grazie alla globalizzazione sono andati forse per sempre ormai perduti.
Questa nuova vita, fa scaturire nella mente di Alfredo che la crisi economica, in fin dei conti non è che figlia della crisi sociale, dove i valori della vita e l’adattabilità umana, hanno lasciato spazio a un mondo trasgressivo e fascinoso, fatto di falsi miti e di menzogne, dove se non segui la moda e  non sei ricco, bello e famoso non sei nessuno.                      
Alfredo comincerà ad amare a pieno questa sua nuova prospettiva di vita che il buon Dio gli ha concesso, tant’è che dopo essersi recato nella città di Firenze, per una gita fuori programma, al ritorno in Sila Greca, è fortemente emozionato ed allegro, grazie alla pace che sente con se stesso, con la sua stupenda terra e soprattutto con gli animali che bazzicano nel bosco, che per fortuna ancora ignorano il denaro e la tecnologia superflua, e si godono la loro vita cogliendosi tutto il buono che trovano giorno per giorno, senza accoltellarsi o tirarsi bombe fra loro.



PUBBLICATO 17/07/2014





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