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Bella senz'anima

Foto © Acri In Rete
Alessandro Siciliano
…“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né luna né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domandaMarco Polo - le città invisibili di Italo Calvino -
Cari compaesani, ragazze e ragazzi, genitori e nonni,
ho ritenuto giusto e opportuno condividere con tutti voi queste foto della nostra bella Acri (Piazza Annunziata e Corso Pertini), pubblicate qualche giorno fa, sul più noto dei social.
Foto che mi hanno profondamente colpito e che ho trovato estremamente drammatiche, allarmanti, perché, a dirla alla Cocciante, mi è apparsa come una “bella …senz’anima”!
Parlo, non per aprire polemiche né tanto meno per fare commenti negativi, ipocriti e qualunquisti, che creerebbero solo ulteriori pessimismi, oltre ogni ragionevole oggettiva obiettività. Bensì, parlo ed esprimo il mio pensiero perché non si può tacere di fronte ad una realtà così evidente, che toglie il respiro e che, quasi, riesce ad annientare le menti di chi si sofferma a guardare e di chi come me pensa: “...perchè sta succedendo tutto questo?”…
Non è certo, solo Acri a soffrire di tanti e diversi mali, causati da innumerevoli motivi, più o meno prevedibili ma, una intera popolazione, fatta di piccole realtà di provincia, che, oramai, soccombe a fenomeni/fattori quali: crisi economica e demografica, invecchiamento della popolazione, nuova migrazione, cattiva occupazione, disoccupazione, condizione femminile, debolezza eo assenza di azione e proposta politica, condizione sociale, mancanza di offerta culturale. E sopra tutte, la perdita di una quantità impressionante di aziende pubbliche e private,
presidi vitali e strategici, per una popolazione ed il suo comprensorio.
Tutti fenomeni che sono espressione principale del nostro malessere, della nostra apatia e che sono fonte delle nostre ansie e delle nostre paure, così tanto da non riuscire proprio a focalizzarlo un futuro migliore, forse, non tanto per noi quanto per i nostri figli.
Tutto questo, però, non basta a giustificare quella immagine di una piazza, deserta. Quell’agorà, che fin dalla antica Grecia, indicava il luogo principale della polis (città), dove la gente si radunava, si raccoglieva per mercanteggiare e diventata in età moderna, simbolo per eccellenza di incontro e confronto sociale.
Quella piazza deserta, vuota, angosciante, desolante deve tornare a vivere ed ognuno di noi deve assumersi la giusta responsabilità affinchè ciò possa avvenire.
Ognuno di noi deve educare e deve essere educato al senso civico, che non è solo il rispetto delle leggi, delle regole e il riconoscimento di diritti individuali ma, anche e soprattutto, l’applicazione e la difesa della socialità, con la consapevolezza che lo stare insieme, arricchisce sempre e comunque, anche nella diversità.
La riscoperta dei valori persi, la bellezza del tornare a vedersi, incontrandosi di persona, il fascino della parola, la sensibilità del racconto, l’apprezzamento di ciò che è critica costruttiva, ecletticità delle diverse culture. Ci sono tante persone, intere famiglie che non escono e quando lo fanno sono sempre
caratterizzate da quella atavica misoginia verso il “diverso”.
Questo vuoto è presente a prescindere dalla conclamata crisi che prima che economica, è, appunto, sociale, culturale e politica. A me sembra che la vera crisi siamo noi: individui, oramai, ossessionati dalla cultura del superfluo, del consumismo, della velocità….senza qualità e solo quantità.
Regna un individualismo e un egoismo che sembra non avere più un ritorno verso la partecipazione e verso la comunicazione. Il piacere di cercarsi per un caffè, un cinema, un teatro, uno sport, una messa. Ma, soprattutto, la bellezza di percepire uno sguardo, una voce, un amico/a, una emozione che, purtroppo non passa attraverso la tecnologia, tanto amata quanto utile di un iphone, ipad, facebook, televisione di massa.
Siamo arrivati ad un degrado morale, culturale e politico sociale che va combattuto, giorno dopo giorno, stimolando chiunque ci stia vicino, senza esclusione di generazioni, affinché si possa capire che è necessario tornare a ritrovarsi per il gusto, la bellezza e l’importanza dell’incontro. E’ necessario uscire dal proprio guscio, portando il proprio essere e il proprio bagaglio di esperienze fuori e alla disponibilità degli altri e per, maggiormente, comprendere che abbiamo bisogno degli altri e che la solitudine uccide gli animi che mai riusciranno a risalire la china.
Tutto questo è società. Di sicuro, non è con l’apatia, con l’essere sempre negativi o con il dare sempre la colpa agli altri, che raggiungeremo questa socialità che, tra l’altro è anche una elevata espressione di quella democrazia per la quale tanti uomini e donne, hanno dato la vita.
Ognuno metta del proprio per riprendere in mano la nostra città. Cerchiamo di essere, tutti insieme, artefici del nostro destino e del nostro star bene, per sentirci parte viva della nostra città e orgogliosi di essere suoi degni cittadini.
Questo è l’accorato augurio che faccio a me stesso e a tutti noi.

Libertà è partecipazioneGiorgio Gaber










PUBBLICATO 09/11/2015





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