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Ho fatto un sogno... un sogno per Acri futura

Foto © Acri In Rete
Pino Scaglione
Ho fatto un sogno. Bellissimo! E lo voglio condividere con chi legge queste righe che seguono, ma anche con chi ha a cuore, da sempre, come cittadini, o da pochi giorni, come Sindaco, le sorti di Acri.
Ho sognato un viaggio con la "macchina del futuro". Ho sognato che avevo possibili tre diversi viaggi nel futuro, un pò come i tre diversi desideri della lampada di Aladino. Ho quindi scelto di vedere cosa succedeva in Italia, di vedere cosa succedeva ad Acri e poi il terzo desiderio di futuro non ve lo racconto, lo tengo per me. Vi racconto ovviamente solo il sogno/desiderio che riguarda Acri.
Che inizia con una specie di documentario, una sorta di preparazione al "viaggio nel futuro" e nel quale, come introduzione, si narra che un certo ex Sindaco -che finalmente vedo comparire nelle immagini non con più con la fascia tricolore, come ormai da anni si offriva al pubblico, ma in abiti civili- fa un lungo mea culpa. Lui, la sua giunta, ma anche quella che lo aveva preceduto, dichiara che per la serie di inutilità, sotto il piano delle ricadute su economia e società, ha finalmente compreso che non è stato un ascensore, 10000 cubetti di porfido delle varie e inutili, brutte nuove piazze, qualche panchina e qualche pezzo di acquedotto, o qualche triste e inadatta scuola, ad avere risolto le allora gravi vicende dell'economia acrese. Lo vedo ormai meno polemico, con chi esercita il diritto di critica, e meno certo di avere governato bene. Poi appare un certo vecchio ex senatore/onorevole/consigliere che si è fatto una ragione di essere ormai fuori tempo, il suo grande amico romano all'1% da anni, scomparso dalla scena nazionale, non gli risponde neanche al telefono e lui ne soffre molto, ma ormai é avanti con gli anni e dimentica ogni cosa il giorno dopo. Poi compare un certo ex consigliere regionale, che dichiara che senza l'aiuto del papà non ha più fatto politica, e quindi è tornato, mestamente, al suo vecchio mestiere. Ad Acri é finita l'antica guerra Dc/Pci, mascherata sotto le sigle di nuovi (si fa per dire) partiti, e finalmente si sono realizzati alcuni progetti rimasti sempre lettera morta. Dunque nel sogno, ad un tratto, la voce narrante della "macchina del futuro" si materializza, ha la faccia di una bella e giovane acrese, simpatica e vivace, che mi dice, da qui in poi non servono le immagini, la storia recente di Acri la racconto io e per i fatti più importanti. Inizia così, saltando da una cosa all'altra a rispondere a mie domande e guidarmi nel futuro. Tra le prime cose mi dice che il veterano Sindaco Tenuta ha cambiato le sorti di Acri e ha iniziato con la Fondazione Padula che ora da tempo è guidata da un gruppo di giovani intellettuali di diverse professioni e arti, fatti tornare apposta da varie parti d'Italia. la fondazione ora ha un ricco programma annuale e si avvale inoltre di un Comitato di saggi, presieduto dall'ex Presidente Cristofaro. Poi mi dice che Palazzo Sanseverino/Falcone non è più uno spazio privato, ma anche questo è gestito da una cooperativa di giovani che da lavoro a 30 professionalità acresi. Nel palazzo non solo trovano spazio mostre ed eventi, ma è diventato sede di una Factory che ogni anno invita giovani creativi per produrre idee e progetti sull'artigianato, la produzione di prodotti ecologici, l'innovazione della tradizione acrese. Fanno anche una Fiera nazionale, che raccoglie queste produzioni, e che è diventata un appuntamento fisso. Il Parco e la piazza dell'Annunziata sono stati replicati in molti altri luoghi di Acri e fuori, verso le principali frazioni, hanno disegnato spazi di nuova socialità e intrattenimento, di nuova qualità urbana e danno da lavorare a molte persone che fanno la manutenzione, curano i diversi chioschi, fanno i giardinieri, gli animatori dei parchi giochi bimbi. Le molte case di Acri sono state ristrutturate, finite, adeguate alle norme antisismiche e sui consumi energetici, hanno dato nuovo lavoro a bravi progettisti tornati da fuori e sono state il toccasana per alcune vecchie imprese e tante nuove che hanno investito nel recupero edilizio. Ad Acri un patrimonio di milioni di metri cubi è tornato a vivere, ma ha una qualità diversa.
Non è più qualcosa di precario e brutto, ma in armonia e curato, esteticamente gradevole. Il centro storico è un gioiello, è tornato vitale perchè molti palazzi funzionano come centri sociali e culturali che curano l'arrivo di migliaia di extracomunitari dal Mediterraneo, persone perfettamente integrate e capaci di fare nuovi e antichi mestieri che gli acresi avevano dimenticato. Qui lavorano tre cooperative di giovani che fanno anche da guida nei circuiti artistici e storici, nei palazzi e nelle chiese. La ex Colonia Varrise -secondo una bella idea suggerita da un maturo professore architetto acrese- é gestita da un imprenditore del nord e qui lavorano 100 acresi, è un bellissimo luogo di cure naturali, di benessere e relax e frutta affari d'oro. Un intervento fatto dal privato senza un soldo pubblico. Acri si è piazzata ai primi posti per qualità della vita, nei centri del sud, per l'aria buona, il poco traffico, il cibo naturale e l'economia solida. Questo grazie anche al fatto che un decreto del maturo ed esperto Sindaco Tenuta, alla sua ormai pluridecennale esperienza, ha riaffidato a diverse cooperative di giovani molti terreni incolti che sono diventati orti, campi di frutta e materie prima ecologiche. Si coltivano soprattutto i piccoli frutti (lamponi, fragole, mirtilli) che generano un fatturato significativo e oltre i tre zeri. Sono circa 1000 gli addetti che curano questo settore, molti acresi e molti extracomunitari. Tutti lavorano e vivono dignitosamente di queste nuove attività. Acri ha finalmente un canile, per le strade non ci sono più i bellissimi, abbandonati randagi che rischiano la morte, malattie terribili e trasmissibili, i cani sono custoditi in un posto tra i boschi e anche questa nuova attività da lavoro a tante persone.
Il giovane narratore del futuro, mi racconta inoltre che i boschi della Sila acrese producono legni pregiati per edifici ecologici e mobili di qualità, ci lavorano, in tre grandi segherie e fabbriche, almeno 300 persone. I boschi non vengono più bruciati d'estate da sconosciuti, sono scomparsi i piromani essendo in atto una pace sociale dovuta alle buone condizioni di vita, i piromani sono dunque in "pensione", un triste ricordo di estate infiammate. Tutto questo è stato reso possibile da un bellissimo Piano Strategico di Sviluppo di Acri (PSSA), fatto da alcune menti brillanti di giovani paesaggisti, urbanisti, architetti, economisti, botanici e sociologi, riuniti in un Laboratorio di Ricostruzione Urbana di Acri che nel primo decennio, dal 2013 in poi, ha disegnato il futuro della piccola città, la quale dopo aver rigenerato i suoi fabbricati, le sue piazze, le sue strade, i suoi parchi è arrivata a 30.000 abitanti, molti dei quali rientrati da fuori, ed è diventata famosa al sud e in Italia anche per la quantità di nuovi alberi piantati e di nuovi parchi verdi realizzati. Un restauro del paesaggio degno della Norvegia. Talmente,fatto bene che il vecchio e contestato ascensore di via Calamo è un ricordo. È stato sostituito da un bellissima scala tipo Trinità dei Monti in cui tutte le sere si ritrovano, d'estate soprattutto, i giovani. Il vecchio ascensore, però, smontato è stato riutilizzato con intelligenza dal Sindaco Tenuta, e funziona per superare il dislivello tra il municipio vecchio in Palazzo Gencarelli, ora sede della Casa della Città (un luogo di incontro dei cittadini con il Sindaco ogni settimana, per discutere della città e dei suoi problemi) e Piazza Purgatorio, dove ha trovato sede il nuovo palazzo municipale che ha una bella galleria commerciale e parcheggi sotto terra, costruito anche grazie alle molte donazioni di emigrati, benefattori e imprenditori, che hanno voluto dare ad Acri una bella sede municipale degna della rinnovata, piccola città.
La Via Calamo è un parco lineare in cui a tratti il fiume è ricomparso e fa sentire il suo bel rumore di acqua naturale, attraverso grandi terrazze aperte nella cupa e lunga galleria di cemento, realizzata negli anni ottanta del secolo scorso. Un servizio di navette elettriche continuamente collega i diversi posti della città e le automobili, che giravano tutto il giorno con una sola persona e inquinando non poco, sono notevolmente diminuite. Ci sono molte persone che vanno in bici e molte in bici elettrica. Il vecchio Ospedale ha ripreso a funzionare, ma si occupa solo di anziani, di casi urgenti e parti difficili, perchè la nuova strada per Cosenza -fatta, con pochi soldi, sul vecchio tracciato con alcuni nuovi viadotti ed eccellenti migliorie dovute ad un giovane progettista milanese esperto di infrastrutture in paesaggi difficili- ormai funziona e in venti minuti si è al nuovo Ospedale zonale di Rende. Gli acresi adesso sono più tranquilli, vivono meglio, si sentono più comunità coesa e sono meno litigiosi e in conflitto tra loro. Il commercio è equo e solidale, sono spariti i supermercati e tornate le botteghe, più grandi ma piene di prodotti ecologici e locali a chilometro zero. Il Sindaco Tenuta ha fatto sparire i cassonetti e si fa da anni la differenziata, anzi Acri è uno dei primi centri in Italia in questo settore. C'è un grande flusso turistico, in inverno si viene ad Acri per riposare, nei molti agriturismi nati, e per il sano cibo biologico, invece d'estate per il relax all'aria aperta e perchè Acri è tornata stazione climatica di eccellenza: aria fina, profumata e buona. Hanno finito il teatro, prima opera di architettura comparsa su molte riviste, ora apprezzata e gestita da un gruppo di giovani che fanno funzionare la struttura tutto l'anno anche come centro congressi, con guadagni eccellenti e un livello di presenze incredibile. L'energia è prodotta da molte mini pale eoliche piazzate in maniera da non deturpare il bel paesaggio -che negli anni è tornato rigoglioso e protagonista- e da alcune centrali fotovoltaiche fatte in accordo con Enel e con la Comunità Europe che ha premiato il buon governo della città calabrese. Ad un certo punto del sogno, sparisce il giovane narratore di futuro e mi viene incontro mia madre, ancora più esile di come la ricordo, ma con il suo bel viso e i suoi occhi sempre vivissimi. Mi prende per mano e mi dice, vieni ti porto in un posto: la seguo e dopo poco, in una delle tante strade di Acri, finalmente risistemate e piene di verde, di bellissimi alberi ornamentali, compare la scritta "Via Luigi Scaglione, comunista, meridionalista", più avanti nella via trasversale ancora una sorpresa, "Via Angelo Rocco, già sindaco di Acri" e poi ancora "Via William Manes, avvocato, politico acrese", segue "Via Angelo Gallo, imprenditore e politico (colui che tirò le orecchie a Fanfani)". Ecco che in un attimo, anche con un pò di emozione, vedo realizzata una sorta di profezia: quanti, con molte difficoltá e certo imperfezioni, ma grande passione e dedizione, hanno provato a cambiare Acri, vengono riconosciuti come cittadini illustri e da ricordare, rimuovendo il degradante retaggio dell'oblio.
Chiedo a mia madre se ci sono altre vie come queste e lei mi dice che il Sindaco Tenuta e la sua giunta hanno cercato di ricordare tutti quanti hanno contribuito a rendere migliore Acri. Poi chiedo sempre a lei, ora mia interlocutrice, come si arriva a La Mucone, e mi indica da lontano una teleferica con cabine grandi che si muove da Acri verso Serricella e viceversa, mi dice inoltre che è un bel viaggio, che dura poco ed é diventato utile, rapido e non inquinante per spostarsi in quelle direzioni e in quei posti di nuovo naturali e dove le case, brutte, pericolose e in frana, ormai non si costruiscono più. Invece mia madre mi dice che da quelle zone arrivano frutta, verdure, formaggi, pane e tanti altri buoni prodotti che sono venduti ad Acri, ma ormai anche in tutta Italia. Poi all'improvviso succede qualcosa. Tutto si annebbia, sale come una nuvola davanti ai miei occhi, non vedo più nulla e tutto si confonde. Urlo, faccio gesti con le braccia come a voler nuotare in quel mare inconsistente, ma non succede nulla. Dopo pochi minuti mi sveglio. Un pò affannato e sudato. "Ho sognato perbacco!", mi dico e mi risdraio di nuovo sul letto. Piano piano rientro nella realtà, ma faccio fatica. Si è trattato di un sogno, come raramente accade, di quella serie che ti sembrano talmente veri che quando ti svegli non ti pare possibile che la realtà non sia quella vista dormendo. Mi dico che c'è solo una possibilità: rimettermi a dormire, continuare a sognare, oppure scrivere questo sogno e condividerlo in una lettera aperta con il Sindaco Tenuta e i cittadini di Acri. Una lettera che faccia riflettere che tutto ciò che ho sognato, assolutamente fattibile e realizzabile, diventi realtà e non illusione onirica.

PUBBLICATO 26/06/2013





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