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Dove un’altra calabria e’ possibile

Foto © Acri In Rete
Maria Mascitti
Con la visita al paese di Riace il 5 maggio 2013 si è concluso ufficialmente il secondo Corso per Animatori e Migrantes promosso dagli uffici Missionario e Migrantes della diocesi di Cosenza - Bisignano . I moduli contenuti nel corso di formazione come quello sui “Progetti ed esperienze di educazione interculturale” e come quello sui “Nuovi stili di vita per una nuova mentalità missionaria”, ci hanno portati dritti ad una conclusione naturale, quella di andare a Riace . Riace paese in provincia di Reggio Calabria, famoso per aver custodito nei suoi fondali e poi restituito, la coppia di Bronzi più belli al mondo ma famoso anche perché eletto paese dell’accoglienza. Accoglienza al diverso e al perseguitato, accoglienza strutturale e non solo di emergenza. Ho raggiunto gli altri corsisti da Acri (Cs) a bordo del pullmino grigio dei nostri cari cappuccini del Beato Angelo, all’ingresso dell’autostrada Cosenza sud .
Abbiamo percorso la A3 fino ad una deviazione che ci ha portato obbligatoriamente ad attraversare la cittadina di Rosarno. Non abbiamo visto i prefabbricati della periferia riservati agli immigrati ormai tristemente famosi, ma abbiamo visto una Rosarno edificata nel disordine e nell’abuso del bene comune. Una tristezza mi ha invasa insieme alla speranza che presto avrei visto un’altra realtà. Arrivati a Riace Marina ci siamo avviati verso Riace paese, durante i sette chilometri percorsi, la strada si inerpicava attraverso un paesaggio coperto di fichi d’india e di foraggio. I calanchi a vista mi hanno riportato alla mente le descrizioni fatte nel suo “Giornale di Viaggio in Calabria” del 1792 di Giuseppe Galanti. Funzionario Illuminista incaricato di visitare le province del Regno di Napoli , venne anche in Calabria e il 3 maggio, partendo da Catanzaro, si diresse verso Squillace, Gerace e lo Jonio reggino e per l‘appunto il 5 dello stesso mese, si trovava probabilmente nei pressi della odierna Riace Marina. Il Galanti descrive “un tufo calcareo col quale si fa ottima calce.” Salendo con il pullmino ho difficoltà con le curve che mi trasportano qua e là come un’onda. Ecco finalmente la piccola piazza.
Parcheggiamo e la prima cosa che osservo sono dei piccoli contenitori di legno, discreti e che danno una sensazione di ordine e pulizia (più tardi scoprirò che sono frutto di un altro progetto del Sindaco: la raccolta differenziata con gli asini). Andiamo verso la strada principale e qui incontriamo subito il Sindaco Domenico Lucano insieme ad alcuni ragazzi egiziani sbarcati da dieci giorni e accolti da braccia sicure e paterne. Subito approfittiamo per scattare delle foto, inconsciamente avevamo intuito che i ragazzi non vedevano l’ora di scappare per dare calci ad un pallone semi sgonfio come tutti i ragazzi del mondo! Attraversiamo il paese e il sindaco ci accompagna all’interno dell’ associazione “Città Futura” Don Puglisi.
Ci sediamo tutti in cerchio con lo sguardo rivolto verso un uomo che inizia a raccontare la sua vita; è un fiume in piena e subito intuisco che la storia della nuova Riace, città dell’accoglienza, coincide con gran parte della sua vita. Domenico Lucano insegna al Nord, a Cuneo, rientra a Gerace nel 1995, uomo di sinistra si presenta nelle elezioni come consigliere comunale ma neanche il papà lo voterà “tanto” dirà “è un voto sprecato”.
Il 1° luglio del 1998 è testimone diretto del primo sbarco sulle coste di Riace: un piccolo veliero tenta di sbarcare con a bordo 300 profughi , mal ridotti e mal nutriti . Domenico Lucano subito si attiverà per farli sbarcare; poi, la fortunata presenza del vescovo Bregantini nella Curia della Locride, renderà tutto più facile e possibile. Anche in Parrocchia la presenza di padre Salvatore Monte, missionario scalabriniano, costituirà un valido aiuto affinché il sogno di un’altra Riace possa prendere forma . Un sogno che si realizza con il lavoro di tre grandi uomini, uomini giusti al posto giusto e per chi ha fede non può che credere che l’opera di Dio si stava compiendo proprio lì, in quel piccolo paese. Domenico Lucano subirà intimidazioni: uccideranno i suoi tre cani e spareranno alla sede della sua lista civica.
Tanti sbarchi si succederanno, il sindaco restaura le case abbandonate e ne fa abitazioni per i profughi, le botteghe artigiane riaprono, l’asilo si rianima e Riace inizia a godere dei frutti di un progetto divenuto realtà. Il sindaco Lucano è al suo secondo mandato, a breve dovrà per questo lasciare il Municipio, Monsignor Bregantini è stato trasferito, anche Padre Salvatore è stato trasferito ma quello che ormai hanno realizzato non morirà mai. E’ tardi, dobbiamo avviarci verso la strada del ritorno ma prima di lasciarci il Sindaco chiama Padre Salvatore che viene a salutarci; la commozione è molto forte e un nodo in gola mi impedisce di scandire bene le parole. “Buon lavoro e grazie” è l’unica cosa che sono stata capace di dire! Un’altra Calabria è possibile, l’etica, la trasparenza e il buon governo hanno premiato Riace e i suoi abitanti.
“Domenico Lucano è un uomo onesto”- ci dice padre Salvatore prima di andare via. Sono felice, ho la speranza nel cuore e ritorno ad Acri con la voglia di raccontare a tutti quello che ho visto e sentito.

PUBBLICATO 17/06/2013





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