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Galleria chiusa: nessuna cassa integrazione per gli operai.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Dopo dieci giorni dalla chiusura forzata del cantiere (all’impresa aggiudicatrice dei lavori, la Procura di Napoli ha ritirato il certificato antimafia), vige la più assoluta incertezza sul futuro dei trenta lavoratori impegnati nella realizzazione della galleria Acri-Cosenza. Da quel venerdì 26 giugno solo parole ma niente fatti. Solo un paio di riunioni promosse dalla Provincia, ente appaltante dei lavori, alla presenza di operai e sindacati, e poi il buio totale. Ma con una novità negativa per le maestranze; visto che la Provincia ha rescisso ilo contratto con l’impresa Sig, la stessa non ha il dovere di attivare nessuna ammortizzatore sociale, compreso naturalmente la cassa integrazione.
Operai delusi ed amareggiati e verso un lungo periodo di disoccupazione. “La Provincia, il comune ed i sindacati, dice uno di loro, dovevano attivarsi prima ora rischiamo di non percepire un euro chissà fino a quando. Ci dispiace che nessuno abbia a preso a cuore il nostro problema e che tutti dimenticano che ognuno di noi ha famiglia a carico. Per quanto ci riguarda non staremo con le mani in mano ma già da oggi valuteremo il da farsi e non sono escluse forme di protesta.
In effetti gli operai, dal giorno della chiusura del cantiere, sono stati lasciati soli. Nessuna presa di posizione dei partiti né di maggioranza né di opposizione, né tantomeno del comune. Chissà se la situazione si fosse verificata prima delle elezioni quanti comunicati e promesse avremmo registrato. Nessuna novità anche sull’aspetto tecnico. Alla Sig dovrebbe subentrare la ditta giunta seconda in sede di appalto. Bisogna vedere se essa accetterà le condizioni in essere.
Degli ottocento metri previsti ne sono stati realizzati duecento cinquanta. Il costo totale dell’opera, resasi necessaria per aggirare la zona franosa di Serra di Buda motivo di chiusura dell’arteria nel 1999, è di venti milioni di euro.
















PUBBLICATO 07/07/2009

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