Acri, uno stop antimafia. Lavoro del traforo sospesi.
Pablo Patrasso - Roberto Saporito
Un faldone che ha costretto la prefettura di Napoli a sospendere la certificazione antimafia della Società internazionale gallerie (Sig), aggiudicataria dell'appalto - bandito dalla Provincia di Cosenza - per la realizzazione del tunnel il risultato sono 32 operai fermi dall'altro ieri, un cantiere bloccato e una serie di riunioni in Prefettura Se non altro per capire come uscire dall'impasse e far ripartire i lavori in attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sul ricorso presentato dal legale dell'azienda. Un' azienda con 450 dipendenti. La "Sig" non è un'azienda qualsiasi. Costruisce gallerie in tutta Italia e fa affari anche in Francia. Ha partecipato, vincendoli, a numerosi appalti per lavori di ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria. Stava costruendo un tunnel tra Castellammare di Stabia e Vico, in Campania. Poi il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa ha scritto all'Anas spiegando che tra le ditte dell'associazione temporanea d'imprese che hanno vinto l'appalto, ce n'è una su cui non poteva firmare il certificato antimafia. E così le ombre si sono addensate sulla Società italiana gallerie. El e proteste dei 49 operai della ditta hanno conquistato le cronache dei giornali locali. Poi è cominciato l'effetto domino. Acri è stata raggiunta due giorni fa. Ma, se le cose non verranno chiarite, i licenziamenti potrebbero coinvolge re tutti i450 dipendenti della società. Pochi giorni fa è stata notificata un'altra sospensione dei lavori, questa volta nel tratto campano della A3. E l'azienda - per restare alle questioni calabresi - ha in appalto anche la realizzazione di un tratto della Trasversale delle Serre, in cogestione con la Tecnovese (il cui amministratore delegato, Antonio è stato ucciso in un agguato sulla Statale dei due Mari nel marzo del 2008), come la galleria sulla statale 660. Le ragioni della Prefettura e quelle dell'impresa nella lettera della prefettura ci sono due osservazioni. Entrambe hanno come soggetto Vittorio Insigne, padre dell'amministratore della "Sig", Massimiliano. Due citazioni scomode: un avviso di garanzia per concorso esterno all'associazione camorristica dei Casalesi e alcuni passi dell' ordinanza di custodia cautelare. Era l'inchiesta sul clan Zagaria e i suoi investimenti al nord. Nell'in chiesta, con rito abbreviato, Vittorio Insigne fu assolto dal gip Edoardo De Gregorio a fine 2007. La Procura non fece appello e l'assoluzione divenne definitiva. Per il fratello di Vittorio Insigne, Salvatore, pure indagato in quel procedimento, ci fu archiviazione questo che, parlando con Il Mattino, il consigliere regionale ha spiegato che si tratta di "una storia passata, un calvario di tre anni e mezzo da cui sono uscito. Vorrei poter rimanere fuori da vicende chiarite e passate. E invece mettono a rischio aziende di famiglia". Con queste notizie, il ricorso al Tar, con richiesta di sospensiva del provvedimento prefettizio, presentato dalla società. Respinta dal Tar, la richiesta di sospensiva verrà esaminata dal Consiglio di Stato nella prossima settimana. E anche a questo aspetto giudiziario della vicenda sono legate le speranze degli operai. Quando sul cantiere arriva il ragioniere della ditta, è metà mattinata. Sul posto ci sono gli operai del primo turno, quello della mattina appunto. I lavoratori immaginano subito il motivo della presenza dell'impiegato. Che, con poche parole, comunica la notizia: "Mi dispiace, da domani il cantiere rimarrà chiuso a tempo indeterminato". Una vera e propria mannaia per i trenta lavoratori impegnati nella realizzazione della galleria che dovrà bypassare la zona franosa della s.s.66o Acri - Cosenza. Opera finanziata dalla Regione e dalla Provincia per un costo totale di venti milioni di euro. Ad aprile dello scorso anno l'inizio dei lavori che dovranno terminare, secondo quando stabilisce il contratto, nell'aprile del 2011. Ma ora tutto è a rischio. Appena poco più di duecento i metri realizzati su un totale di ottocento. Da ieri, quindi, trenta operai sono senza lavoro e per loro c'è solo lo spiraglio degli ammortizzatori sociali. La zona è stata messa in sicurezza, le macchine sono state portate via. il cantiere è fermo. " Speriamo almeno nella cassa integrazione", ci dice uno di loro. "Non è giusto", aggiunge un suo compagno di lavoro, "che per inadempienze o presunti guai giudiziari della ditta, ne pagano le conseguenze, come al solito, anche i lavoratori". Che, nei mesi scorsi, hanno fatto di tutto per tarsi assumere. Sono quasi tutti del luogo e con famiglia a carico. "Ci siamo rivolti ai sindacati che ci hanno detto di aspettare le decisioni delle istituzioni". Per il momento riposo forzato, e lunedì nuova convocazione in Prefettura.
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PUBBLICATO 27/06/2009
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