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C'era una volta Acri...

Andrea Siciliano
Foto © Acri In Rete
Nei miei periodici rientri ad Acri, i miei ricordi si perdono in quelle strade e in quei vicoli del centro storico che hanno caratterizzato la mia infanzia e che per tanto tempo mi sono stati familiari.
Nelle mie attuali camminate serali, immagini, rumori, profumi di una volta, si confondono con il silenzio e la desolazione in cui è sprofondato Acri da un po' di tempo.
Negli anni trascorsi era bellissimo per me "respirare" l'atmosfera di festa natalizia in cui moltissime persone si ritrovavano lungo le strade addobbate e nei negozi alla ricerca di regali; così come, durante il periodo estivo, era piacevole ritrovare i molti volti familiari lungo il corso principale "Supra durtu".
I miei ricordi corrono veloci e rivedono i fine settimana invernali, quando il freddo là faceva da padrone, tantissimi giovani per la via principale e in Piazza Annunziata, che con la loro spensieratezza e vitalità, tanta energia riuscivano ad infondere a quei luoghi.
Quando i ricordi della mia vecchia Acri si dipanano, con mio grande dispiacere, perchè Acri è il luogo in cui sono nato, ho vissuto e vorrei vivere, la mia città mi appare in tutta la sua attuale realtà di emarginazione territoriale e di desolazione culturale.
La mia voce, così come quella di tanti altri giovani, è stata costretta all'emigrazione dalla mancanza di prospettive lavorative, nonché dal progressivo depauperamento dei principali servizi presenti nel territorio.
Sembra quasi che il nostro paese sia stato abbandonato, non solo da parte dei suoi cittadini, costretti come me a cercare prospettive lavorative migliori, ma anche e questo è molto grave, dalle amministrazioni pubbliche. Tanto quelle passate, quanto l'attuale, in cui i politici, nonostante i loro cospicui guadagni, sembrano totalmente incapaci di progettare un piano di valorizzazione del territorio e delle sue innumerevoli risorse.
Mi sentirei di nominare una risorsa su tutte "La Crista": in qualsiasi altro territorio, un posto del genere sarebbe stato culturalmente e turisticamente valorizzato e avrebbe procurato lavoro e benessere a centinaia di persone.
La stessa opera di valorizzazione si sarebbe potuta promuovere ad esempio anche con la zona della Sila.
C'era una volta Acri..., se si continua così, con il deturpamento territoriale, l'impoverimento culturale e la non valorizzazione delle risorse umane, fatto ancora più grave, di Acri non resterà che il ricordo di un paese meraviglioso in cui la vita scorreva piacevolmente, si pensi alla marea di autobus che durante le feste natalizie arrivano e ripartono con a bordo le migliaia di persone, compreso il sottoscritto, che sono state sradicate loro mal grado, da necessità di sopravvivenza umana.

PUBBLICATO 22/09/2008

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