Sui volti di Alì, Farhad e Haroon, afgani, e Luke, nigeriano, tutti diciassettenni, è impressa una maschera di dolore e tristezza. Sono loro i primi ospiti del “Rifugio di Isaac”, centro di seconda accoglienza riservato ai minori non accompagnati rifugiati o richiedenti asilo politico.Ognuno di loro si porta dentro storie orrende, di sangue e torture, che solo la solidarietà italiana, ed acrese in particolare, può in parte lenire. Preferiscono cancellare dalla mente il loro passato e pensano, si augurano, un futuro più roseo.
Per un anno, cioè fino al compimento del diciottesimo anno di età, avranno garantiti cibo e assistenza attraverso lezioni di alfabetizzazione, attività ludiche, nozioni su diritti e doveri e corsi di integrazione con il territorio. Ampie e confortevoli stanze, cucina, sala relax, sala studio.
L’inaugurazione del “Rifugio di Isaac” ( dal nome di Isacco, figlio sacrificale di Abramo e Sara ) è avvenuta ieri preceduta da un seminario su “Acri, città accogliente”, coordinato da Demetrio Guzzardi, della Universitas Vivaientis ed a cui hanno partecipato il sindaco, l’assessore ai servizi sociali, associazioni di volontariato e rappresentanti della Promidea, un consorzio che opera da molti anni a favore degli immigrati.
Iniziativa ambiziosa e rilevante, il “Rifugio di Isaac” è il secondo in Calabria dopo quello di Carlizzi nel catanzarese ed è uno dei centodue italiani. La normativa vigente prevede che i minori non accompagnati non possano essere trattenuti in strutture come i Centri di Prima Accoglienza, riservati agli adulti.
Acri non è rimasta insensibile all’appello del Ministero dell’Interno e, presso il convento dei Padri Cappuccini, quindici minori, senza genitori e parenti, potranno trovare ospitalità.
Per tutti, ciò rappresenta non solo un vanto per la città di Acri ma anche un passo importante nel campo della solidarietà tra le diverse etnie.