SOCIETA' Letto 2663

Il lato oscuro di internet: il deep web e i bambini


Foto © Acri In Rete



Tutti i genitori sono fieri dei propri bambini e, per questo motivo, sono soliti condividere sui social gli istanti più significativi dei figli, tuttavia, bisogna stare molto attenti perché un gesto apparente innocuo potrebbe causare gravi danni.
A monte è errato condividere in rete la privacy di una persona non in grado di dissentire, si tratta di una violenza che in futuro rischia di mettere in imbarazzo l’interessato di cui si è contribuito a creare un’immagine pubblica su di una piattaforma accessibile a tutti.
Soprattutto spopolano le immagini di bagnetti o nudità di fanciulli con troppa leggerezza, specialmente in gruppi dedicati alle mamme, creati da sconosciuti e frequentati da gente probabilmente affetta da pedofilia.
Il rischio di internet è quello di attirare persone pericolose e malate forse nascoste anche nella propria lista di amici, bisogna diffidare di tutti: il conoscente, il parente, l’amico, il vicino e cosi via.
Per i genitori che utilizzano in modo inappropriato i social si è creato addirittura un termine: “sharenting”, un neologismo nato dalle parole parenting/parente e sharing/condivisione, questi espongono la prole a commenti positivi o negativi e pettegolezzi con un la conseguenza di creare un forte impatto psicologico futuro sul bambino.
La localizzazione dello scatto contribuisce, inoltre, ad aggiornare le persone sui posti frequentati, fornendo informazioni che semplificano ai malintenzionati il rapimento o la violenza su minori di cui oggi spessissimo sentiamo parlare.
Bisognerebbe informare ogni genitore dell’esistenza di un volto oscuro di internet: il Deep Web (Profondo Web), non accessibile ai non esperti ma che comunque rappresenta una realtà macabra con immagini e video di ogni tipo di violenza e perversione.
Su questo sistema dilaga la pedopornografia con una serie di materiale (spesso rubato a persone inconsapevoli) che comprende ogni fascia d’età sin dalla nascita.
La pedopornografia o la cyberpedofilia agisce ricercando foto di bimbi per modificarle e usarle a scopi sessuali e per trarne piacere.
La cosa importantissima da sapere è che queste foto sono sottratte dai profili social di genitori inconsapevoli. In questa sezione di internet per persone malate esistono delle categorie di materiale: “soft” dove vi sono solo foto; “Hard” che attestano violenze sessuali su minori e “hurt” con la condivisione di veri e propri infanticidi.
Per questo motivo, non bisogna sentirsi sicuri solo perché si è in possesso di un profilo “privato” ma avere la consapevolezza che ogni informazione condivisa in rete diventa di dominio pubblico.
Anche i bambini che hanno un profilo personale sono a rischio poiché possono condividere informazioni involontariamente (cliccando su link di giochi o altro) o con persone pericolose che spingono a compiere sfide o giochi che spesso portano alla morte.
Neppure gli adolescenti sono immuni da danni poiché la condivisione di pensieri, foto o video contribuisce a comprometterne il futuro agli occhi di un datore di lavoro o della società, soprattutto se si tratta di file particolari: uccisioni di animali, materiale hard, bullismo ecc.
La conclusione è che abbiamo contribuito a creare una realtà esente da privacy, sensibilità e intelletto.
Un mondo parallelo che sta diventano più reale della realtà stessa , uno strumento di potere in grado di influenzare le nostre scelte, le preferenze, gli umori e la vita.
Tuttavia, possiamo almeno tutelare il nostro futuro: I bambini, un bene prezioso che sarebbe opportuno proteggere e non mercificare, seguendo l’ esempio di diversi influencer, per qualche “like” o qualche soldo.

PUBBLICATO 15/06/2021  |  © Riproduzione Riservata

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