COMUNICATO STAMPA Letto 2091  |    Stampa articolo

Ricostruzione a Padia: un'occasione per "scavare le fondamenta" del nostro passato.

Foto © Acri In Rete
A.C.R.I (Associazione culturale re Italo)
L’intervento edilizio di demolizione e ricostruzione presso il sito della scuola d’infanzia e primaria nell’antico quartiere Padia rappresenta un’occasione unica per eseguire la ricognizione archeologica di un’area di sicuro interesse storico-archeologico.
Ci troviamo tra la torre medievale, emergenza isolata di una struttura fortificata molto più ampia e complessa che quasi certamente poggiava le sue fondamenta su strutture ben più antiche, e la chiesa di Santa Maria Maggiore, medievale anch’essa e anch’essa correlata a resti di strutture anteriori.
Più estensivamente, il sito è all’interno di un’area, quella di Acri, che ha dimostrato di poter fornire nuove e impensabili testimonianze anche della storia più antica delle più antiche popolazioni italiche, in particolare degli Enotri, la cui civiltà ha preceduto quella dei Greci e successivamente si è fusa con essa.
È in effetti noto che sono avvenuti qui, nel quartiere, nel corso del tempo, ritrovamenti vari risalenti alle diverse epoche dell’antichità, sia monete sia suppellettili. E si potrebbe continuare a lungo.
Nessun abitante di Acri, crediamo, può dimenticare cosa sia emerso fortuitamente dal piccolo scavo di emergenza (4x8 m di superficie) avvenuto in occasione della costruzione dell’edificio scolastico sulle pendici di colle Dogna: testimonianze uniche per tutto il territorio e di grande importanza a livello nazionale, come affermato dal prof. A. Vanzetti e dalla dott.ssa A. Castagna, e che attestano un’occupazione precedente lo sviluppo dei centri molto più noti della bassa valle del Crati, per esempio. Cosa potrebbe uscire di qui, da un sito così insigne, dal punto di vista geo-morfologico e paesaggistico, e così impregnato di storia come Serra San Cataldo?
Riteniamo sarebbe un errore imperdonabile, una mancanza difficilmente riparabile, non procedere immediatamente, prima che l’edificio sia ultimato, a una veloce prospezione geofisica.
E non si tratta tanto di verificare se il sito sia d’interesse archeologico, perché certamente lo è, quanto di accertarsi che cosa effettivamente si possa nascondere nel sottosuolo. Sulla base dei risultati si potrà poi decidere come indagare e mettere in evidenza, anche a scopo turistico, quello che oggi giace ancora nascosto e sconosciuto. Si tenga presente che questa operazione non solo non impedirebbe il completamento della struttura scolastica, ma potrebbe costituire il volano per una valorizzazione di tutto l’antico quartiere, con interventi susseguenti a sostegno di un recupero architettonico complessivo.
Da una parte, infatti, le odierne tecniche di costruzione offrono varie soluzioni, anche molto suggestive, per salvaguardare in modo adeguato e mettere in luce, all’interno del nuovo edificio, le ricchezze archeologiche del sottosuolo.
Dall’altra parte, considerate le caratteristiche dell’area, gli esperti possono decidere le applicazioni più idonee (ad esempio geoelettriche, microgravimetriche, magnetometriche, georadar), isolate o in combinazione tra loro, non invasive, cioè senza bisogno di scavi, per rilevare le anomalie connesse a strutture sepolte e quindi a ipotizzarne la consistenza, la dimensione, la tipologia, a dedurne addirittura una ricostruzione virtuale a tre dimensioni.
Chiediamo ai nostri attuali amministratori dei beni comuni, come associazione A.C.R.I, di interpellare gli uffici preposti e competenti e predisporre un sopralluogo.
Senza grande impegno di denaro, in breve tempo, si tratta di cogliere un’opportunità estremamente rara.
Da un esito positivo della prospezione, si avrebbe la possibilità di una svolta, le ricerche potrebbero cioè ricevere un impulso decisivo, non essere occasionali e frammentarie come sono state sino a oggi, ma rientrare in una progettazione e pianificazione di ampio respiro come è avvenuto e avviene in altri siti d’interesse archeologico della regione.
Auspichiamo così che l’importanza e la centralità del territorio di Acri e di tutto l’Altopiano nelle varie epoche del passato vengano finalmente riconosciute e che ciò che rimane venga tutelato e valorizzato per quanto effettivamente merita.

PUBBLICATO 31/07/2020





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