Il rantolo di Nicola Tenuta
Emilio Grimaldi
Tra Tenuta e Trematerra, Nicola il primo e Gino il secondo, attuale sindaco ed ex il secondo, c’è sempre stato un rapporto tellurico, della nuda terra. A parte la stabilità o il tremolio della materia prima, la variante dei soldi ha ininterrottamente asciugato il fango tra i due. Il guaio è che ultimamente, dopo i movimenti dell’Anas a favore della tenuta delle strade italiane. Dopo le consulenze sulla tenuta, questa volta degli studi, qualcosa si è perso e il fango ha avuto per così dire motivo di sciogliersi. Ed imbrattare. Imbruttire. E cospargere i protagonisti di sano spirito costruttivo, tanto che sul fango quasi quasi ci si potrebbe costruire una casa.
Il Manifesto di Nicola Tenuta sulla Viltà e sulla Verità conserva, con dovizia di particolari, questo amore per il fango. La tentazione che viene nel leggerlo vira alle Terme. Verrebbe di tuffarsi in quelle di Caracalla oppure in quelle più recenti del Mondo Arabo o Russo. La scelta dipende dalla fantasia dei lettori, se nostalgici del classico oppure affascinati dal neorealismo. Dunque, il Manifesto. Prima la Viltà e poi la Verità. La Verità per seconda e ultima non per caso, ma per rimanere più impressa nell’immaginario collettivo. Perché, nel gioco del fango, come in ogni altro gioco, vince sempre chi sputa per ultimo. “Vile è chi ha sperperato i soldi pubblici a danno di una città e dei suoi abitanti per incapacità e al fine di tutelare meri interessi personali e di parte.” Città, abitanti, interessi personali e di parte... Sembra la voce di un primo cittadino. Ma lo è. La voce del sindaco contro un altro. Il precedente. Colui che gli ha insegnato come fare e disfare. Fregare e fottersene. Il padre contro il figlio. Il figlio contro il suo ombelico. Una rabbia repressa. Sente, Tenuta, il fiato della Terra che trema. E ha paura. “Vile è chi ha infangato, con il proprio opaco operato, il buon nome della Nostra città e delle sue istituzioni ed oggi gioca a fare il paladino della giustizia e delle regole.” Attenzione! Vile non è lui, ma chi ha infangato il buon nome della città e delle sue istituzioni. Lui, invece, per la città ha sempre elargito bontà a iosa. Dagli avvocati ai rifiuti. È stato un sammaritano dei tempi moderni. “Vile è ancora chi ha permesso il drastico ridimensionamento del Nostro ospedale e la chiusura di tanti altri presidi istituzionali sul nostro territorio.” E’ il primo colpo, quello che tocca sul personale, l’ospedale. La salute di tutti, dei sindaci e dei comuni mortali. Ormai l’Anas non era più stabile e Tenuta, giustamente, gli rimprovera (non lo nomina mai. Nemmeno adesso. Ma è a lui che si riferisce. A Trematerra) che il Beato Angelo non è diventato Santo non solo per i miracoli che non ha fatto a sufficienza ma anche per le strade. E cioè che anche le strade abbisognavano di altri miracoli. “Vile è chi ha sempre costruito il proprio consenso elettorale sfruttando posizioni di potere dei propri familiari che facevano passare come “FAVORI” sacrosanti diritti dei cittadini.” Siamo al nocciolo della questione, il consenso elettorale. I favori e di diritti. Lui, Tenuta, ha sempre fatto diritti mai favori. Ancora non ha spiegato ai cittadini come e perché Stalinslao De Santis risulta il suo legale tellurico preferito. Come lo abbia fatto risorgere dalle ceneri dopo il buio di ben due Amministrazioni, tra la sua prima e seconda poltrona di sindaco. Quanto i rifiuti abbiano compromesso per sempre la concezione di servizio pubblico in capo ai cittadini. Quanto i debiti abbiano legato per l’eternità la capacità dell’Ente di riuscire ad intervenire in ogni dove. E parla. E scrive di diritti e doveri. Il discepolo che supera il maestro. “Vile è sempre chi prova a fare il sindaco da dieci anni, ma non ha mai avuto il consenso del proprio partito, figuriamoci quello del popolo acrese!” Una stoccata all’attuale opposizione, per cambiare registro e destinatario. Lui è il sindaco, lui può. Ma soprattutto lui c’è riuscito a fare il sindaco, con il beneplacito di pensare che il peggio non è altro che una variante delle possibilità, mentre altri no. E’ sempre una possibilità. Come la tragedia rispetto al nulla. “Vile è ancora chi accusa la mia Amministrazione di agire con poca trasparenza e poi fa leva su democratici e fisiologici dibattiti interni alla maggioranza di governo.” Ecco, la sua Maggioranza è come un mare in tempesta, ma secondo la sua lungimirante visione delle cose si tratta solo difisiologici dibattiti interni. E poi la sua Trasparenza è uguale al fango. Difficile vedere oltre. “Vile è chi oggi si vuole differenziare pur avendo approvato l’aumento delle tariffe in consiglio comunale (Delibera n. 34 del 25/07/2014)”.I fisiologici dibattiti interni diventano vili. Il tanto decantato “Differenziamoci”, per la raccolta dei rifiuti - promessa e mai mantenuta, mai svolta, neanche per sbaglio - diventa un’arma contro chi non ci ha creduto. Il paradosso è sempre stato un argomento affascinante rispetto all'ovvio. Ora è il tempo della “Verità”. Ascoltiamolo dalle sue vive labbra. “Il mio rapporto con il popolo mi ha consentito di guidare questa Città per ben due volte, un popolo dal quale orgogliosamente provengo e nel quale credo e mi riconosco.” Si riconosce, si riconosce nella sua città. Andiamo avanti perché il meglio di sé lo esprime più avanti. “La manifestazione di qualche giorno fa mi spinge ancor di più a coltivare questo rapporto diretto con i miei concittadini con il proposito di risolvere il più possibile i problemi che li affliggono.” Ecco, la manifestazione di qualche giorno lo fa lo spinge a coltivare questo rapporto. Tanto che quel giorno lui non c’era al Comune. Ufficialmente era fuori per motivi istituzionali. Guarda caso proprio quel giorno, pubblicizzato in ogni dove, è dovuto andare fuori provincia. Non si sa dove. Ciò che si sa con certezza è che era assente. Però, lo spinge a coltivare le rape nel deserto. Impensabile. “Per le molte centinaia di persone oneste che sono scese in piazza e per tutti gli altri io ci sono stato e continuerò ad esserci sempre.” Centinaia di persone. Sono state almeno migliaia e lui si ostina a dire centinaia. Un ridimensionamento ridotto ad un paio di famiglie più i loro amici. Una fisiologia naturale, vorrebbe dire. Come la percentuale di essiccamento degli ortaggi. Invece no! Sono state migliaia. E migliaia vuole dire soprattutto quelli che ti hanno votato, Tenuta. “Il Comune è casa Vostra e lì mi troverete tutti i giorni ad accoglierVi.” Tutti giorni, salvo quando deciderete di andarci. “Quei pochissimi vili, organizzati sotto bandiere di partito o nascosti dietro fantomatiche associazioni che cavalcano la protesta sfruttando i problemi della gente, sappiano che non baratterò interessi personali a discapito di interessi generali.” Quelle centinaia diventano pochissimi vili. Sono ridotti ad un manipolo di scapestrati. Scapestrati perché la strada maestra è la sua. Quella che Tiene non quella che Trema. “Impegnerò tutte le mie forze al fine di salvare insieme ai cittadini il Nostro Comune, abbassare i tributi locali e ridare speranza al Nobile Popolo Acrese.” La chiosa finale è un capolavoro di coraggio. Tutte le sue forze… Lui sa che richiedendo un ulteriore prestito, rispetto a quello già concesso della Cassa, al Fondo di Rotazione, non può abbassare le tasse almeno per altri sette anni ma l’impegno ce lo mette. Come l’asino che promette di superare il cavallo. Oppure come il marinaio che si accinge ad affrontare il mare in tempesta. E che sa che sta salutando per l’ultima volta la Sua Nobile amante. Il commiato è il rantolo di un morente “Questo è il momento della verità: è qui che si distinguono gli uomini dai buffoni”. Lui è un uomo. Gli altri dei buffoni. fonte: emiliogrimaldi.blogspot.it |
PUBBLICATO 26/02/2015
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