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E’ il momento di stampare moneta locale

Foto © Acri In Rete
Fabio De Marco
“E misurarono con l’omer: chi ne aveva preso di più non ne aveva di troppo, chi ne aveva raccolto di meno non ne mancava, ognuno secondo la sua bocca raccolse. A ciascuno secondo i suoi bisogni: non c’è altra misura per bandire l’indigenza”. (De Luca)
In tempo di crisi e stretta creditizia una moneta locale complementare all’euro rappresenta la ricetta terricolizzata della divina “manna dal cielo” appena richiamata.
Una moneta di scopo, per qualcosa non contro qualcosa: per creare occupazione, sostenere associazioni no-profit, sovvenzionare progetti di cura per le persone e l’ambiente, finanziare iniziative culturali, aiutare aziende locali a competere con la Grande Distribuzione Organizzata, per pagare i tributi comunali. Una moneta per far ripartire l’economia della città godendo di un “moltiplicatore keynesiano” su base locale.
La moneta locale è un mezzo di pagamento semplice, un pezzo di carta o di metallo che, di per sé, non ha alcun valore.  Così come non ha alcun valore intrinseco l’euro, l’assegno, il buono pasto, il gettone della slot machine, la fiche del casinò. La moneta acquista valore nel momento in cui, chi la utilizza, crede nel valore che vi è impresso, e nell’Istituzione che l’ha emessa. La moneta, qualsiasi moneta, si regge sulla fiducia.
La sperimentazione  di una moneta complementare come bene comune ha due precondizioni: un governo locale promotore - che è più credibile rispetto a un’associazione - e una cittadinanza responsabile. La fiducia si costruisce con il tempo (e non è semplice; ma se si vuole la semplicità a tutti i costi basta scolarsi una bottiglia di vino rosso). 

PUBBLICATO 06/12/2015





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