E' una questione intricata. E difficile da sciogliere. Perché sembra che l'ASP contraddica sé stessa. In un rimpallo di dichiarazioni che stridono le une con le altre. Dichiarazioni scritte che si contrappongono a dichiarazioni orali. Il nodo da sciogliere è il valore da attribuire alle dichiarazioni ufficiali contenute in una serie di relazioni di sopralluogo effettuate durante l'arco del 2014, dal Dipartimento U.O.S. Igiene Pubblica e Medicina Preventiva della sede di Acri. Il 2014. Anno, appunto, in cui il paese è stato ostaggio dell'emergenza rifiuti.
“Questo Ufficio denuncia che la situazione igienico-sanitaria non è più sostenibile” e ancora “il rischio della compromissione della salute pubblica è sempre grave e maggiore e si aggraverà con l’arrivo della stagione estiva" sono tra le dichiarazioni contenute nell'atto.
Il dottor Pierfrancesco Rocca, dirigente medico dell'ASP di Cosenza, sostiene che, di fatto, quelle dichiarazioni non sono certificazioni del rischio alla salute corso dalla popolazione. "Non abbiamo un laboratorio e affidiamo all'ARPACAL il compito di rilevare le situazioni di criticità" afferma il dottor Rocca. "Ebbene, nel caso di Acri l'ARPACAL non ha rilevato pericolo per la salute pubblica".
E termina: "Qui c'è una confusione terminologica. Non bisogna confondere una certificazione con una relazione di sopralluogo". Ma allora l'ordinanza contingibile e urgente numero 3319 del 17/02/2014, emessa dal sindaco Tenuta per far fronte all'emergenza ambientale non certifica nulla?
Ma non è forse il sindaco la massima autorità sanitaria in caso di emergenza sanitaria?