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L'aria bbona 'i Acri...

Foto © Acri In Rete
Leonardo Marra
Ebbene sì, quelle che vedete sono foto di Acri scattate venerdì  16 gennaio 2015 alle 17,30.
Quando mi trovo a chiacchierare con persone che abitano nel circondario di Cosenza, alla notizia che io vivo ad Acri l’espressione ormai consolidata è: “ah! vua ddra tiniti l’aria bbona”.
Di solito mi limito ad un sorriso di circostanza perché sarebbe troppo complicato e, probabilmente, fuori dalla loro comprensione una risposta più articolata. Per carità non voglio dire che siano degli idioti, ma dato che fanno questa considerazione, è quasi certo che, gli stessi, non abbiano mai messo piede ad Acri in una fredda (ma anche calda) giornata invernale e dunque trovo inutile spiegar loro che quella tanto decantata “l’aria i da sila”, alla quale fanno riferimento, sembra sia scomparsa da tempo  assieme all’ultimo barlume di speranza di poter evitare la morte per cancro.
Vabbè  “toccatevi” quanto volete, questo non cambierà il corso degli eventi.
Oltre alla paura costante della possibilità (non remota) di un inquinamento del territorio, a causa dello sversamento “occulto” di rifiuti tossici in giro per la Sila, portiamo negli occhi, nel naso, nei polmoni gli effetti dell’utilizzo dissennato della legna per il riscaldamento domestico. Ci sono giorni nei quali, affacciandomi alla finestra di casa, ho l’impressione di vivere nella Città del Mexico di 10 anni fa. Una cappa di fumo denso ed acre sovrasta la città. Padia sembra un’isola su un mare di nuvole. Peccato che quelle non siano nuvole. Ci sono giornate, poi, che l’inversione termica schiaccia l’aria calda al suolo ed a quel punto uscire di casa, soprattutto nelle zone più basse del paese, diventa una forma di suicidio assistito. Purtroppo la conformazione orografica del nostro paese, in assenza di vento, non permette un ricircolo d’aria sufficiente a fugare questi miasmi fatali e comunque non trovo di nessun conforto il fatto che questo inquinamento possa spostarsi altrove nell’atmosfera dato che alla fine ne paghiamo comunque il conto (o pensate che questo clima impazzito sia frutto della punizione divina?)
E d’estate non va meglio. Ci sono giornate in cui, ovunque si giri lo sguardo, si vedono camini di fumo, frutto dei numerosi piccoli roghi dei residui di potature e pulizie di giardini, alzarsi solenni verso il cielo.
Una cosa non capisco: all’inizio del secolo scorso la mancanza di alfabetizzazione  unita ad una scarsa coscienza del sociale, ad un inesistente livello di informazione, a diverse condizioni ambientali e all’impossibilità di accedere a risorse energetiche alternative, potevano giustificare l’utilizzo di combustibili fossili o l’abbattimento di alberi per il riscaldamento quotidiano, ma oggi quali giustificazioni diamo al nostro comportamento irresponsabile? Come facciamo a chiudere gli occhi e a far respirare questi veleni ai nostri cuccioli? E non ditemi che è una questione economica, visto il prezzo della legna che certamente non è a buon mercato.  
Se è vero che la maggior parte delle persone di “buon senso” ha già abbandonato queste terre per fuggire altrove, è anche vero che i temerari rimasti (leggi: quelli senza alternative) meriterebbero di vivere in un posto più decente. Per essere magnanimo posso fornire l’attenuante che vivendoci dentro, non ci si renda conto di quali livelli di aberrazione siano stati raggiunti.
Qualche mese fa uno dei tanti proclami di buone intenzioni annunciava la volontà di collocare centraline di rilevamento di inquinamento ambientale per verificare lo stato dell’aria in questo paese. A parte che, mi sembra, sia rimasto solo uno dei tanti proclami, alla fine queste rilevazioni lasciano comunque il tempo che trovano dato che, per alcuni, resta una questione di cifre e percentuali, diversamente, a me, basta una foto per capire che siamo proprio nella cacca.
Facciamo un piccolo esperimento: verso le sette di sera (ma anche a qualunque ora) facciamo una passeggiata in macchina verso Cosenza, non c’è bisogno di andare troppo lontano, potete fermarvi anche verso il Pucchio. Scendete, respirate un po’ fate due chiacchiere con il/la vostro/a compagno/a di viaggio e poi rientrate verso Acri. Non chiudete le bocchette di areazione e ditemi cosa succede appena fatta l’ultima curva prima del calvario entrando in paese.
Ecco, questa è l’esperienza che vorrei fare vivere a chi nel circondario di Cosenza continua a dirmi: “ah! vua ddra tiniti l’aria bbona”.
P.S.  A proposito di inquinamento… Signor Comune di Acri, che fine ha fatto la raccolta dei rifiuti porta a porta del 2 gennaio? O meglio che fine ha fatto la raccolta dei rifiuti? Per un giorno di raccolta ne stanno seguendo 15 di abbandono totale.
E’ questo che intendevate per raccolta differenziata:  prima quindicina del mese si raccoglie ed il restante dei giorni no?
Ma credete che oltre ad essere rassegnati siamo anche stupidi?
Sì…,  forse avete ragione, effettivamente siamo proprio stupidi!








PUBBLICATO 19/01/2015





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