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Partorisce in auto. Apprensione al pronto soccorso senza ginecologi

Foto © Acri In Rete
Roberto Saporito
Alla fine è andata bene ma poteva andare molto peggio, ovvero con gravi conseguenze per i protagonisti di una vicenda molto delicata. Scene di gioia miste a disperazione, si sono vissute mercoledì mattina, attorno alle 7, al pronto soccorso dell’ospedale Beato Angelo. Una donna del luogo, ventenne, incinta, avverte dei forti ed improvvisi dolori.
Decide, così, di recarsi in ospedale. Partorisce, però, durante il lungo tragitto che va da Pertina, frazione ove risiede, distante una quindicina di chilometri, al nosocomio. Entra nel pronto soccorso con il neonato tra le mani per prestarsi alle prime cure del caso. Che sono di ruotine e non certo semplici. Al Beato Angelo, poi, sono diventate quasi impossibili dopo la chiusura del punto nascita avvenuta due anni fa. La donna è felice ma non è riuscita ad espellere la placenta. Seguono momenti di tensione. A quell’ora non vi sono ginecologi a disposizione né è prevista la reperibilità e i medici in servizio non sanno cosa fare. Non sono formati per certi tipi di attività.
Mamma e figlio stanno bene, fortunatamente. C’è poco tempo da perdere, però, perché la mancata espulsione della placenta può provocare gravi danni alla partoriente. Si decide, allora, per l’immediato trasporto all’ospedale Annunziata di Cosenza a bordo di un eliambulanza.
Mamma e figlio stanno benissimo ma questo parto sarà ricordato a lungo. La vicenda, però, lascia perplessi ed ha fatto indignare i genitori del piccolo e l’intera comunità compreso il personale medico, spesso, lasciato allo sbando. In sostanza il decreto n°28  del marzo 2012, quello sulla riorganizzazione del percorso nascita, non è attuato. Le linee guida, infatti, prevedevano, per le strutture in cui sono stati soppressi i punti nascita, l’istituzione di un consultorio con ginecologi. Da giugno, però, esso ne è sprovvisto.
Presso l’ospedale, poi, i ginecologi prestano servizio solo tre volte alla settimana, dalle 8 alle 14 e non sono previste reperibilità. Ciò significa che una donna in stato interessante deve sperare di non aver bisogno di cure negli altri giorni della settimana. Al pronto soccorso, infine, spesso non ci sono medici formati adeguatamente per certe prestazioni. Tutto questo mette a rischio l’incolumità delle donne gravide e dei neonati. Un momento di gioia messo a rischio da scelte scellerate effettuate di recente.
Numerose sono state le richieste di riorganizzazione e di potenziamento avanzate al direttore generale dell’Asp, Scarpelli, da ultima quella del Pd. Tutte, però, non hanno avuto un esito positivo e le donne gravide continuano a rischiare grosso.

PUBBLICATO 06/11/2014





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