OPINIONE Letto 4839  |    Stampa articolo

Un visione fuori campo…

Foto © Acri In Rete
Angelo Minisci
Questa mia solo per non alimentare tra i  tanti articoli combattuto tra cattivi maestri e apprendisti stregoni... come dire impara l'arte e mettila da parte oppure abbiamo coraggio e movimentiamo non il mondo ma il contesto dove siamo se vogliamo agire per una crescita, apre lo spazio per un progetto di coinvolgimento generale.
Se io fossi  foco, commenterei soddisfatto: "… facciamo bene a ritagliare e rivedere  i fondi all'istruzione pubblica generale pe r il bene di Acri?" e con un commento un po' più in basso e riportandoci alle cose del quotidiano potremmo pensare ad una certa idea del tipo: La storia insegna che la retorica del "tutto deve cambiare" forse oggi  è, paradossalmente, reazionaria.
Questo punto di vista mi interessa moltissimo, perché evidenzia una trappola in cui non si deve cadere. Questa azione non riguarda il "cambiare tutto". Come non riguarda il lamentarsi, il populismo, la fuga ed altre forme di reazione …in nome di qualsiasi bene comune e non solo. Questa azione riguarda il desiderio, l'immaginario, l'accesso, il linguaggio e, di conseguenza, la nostra possibilità di percepire, pensare e, quindi, di costruire. Siamo da troppo tempo in uno stato di emergenza continua. Passiamo da una emergenza all'altra, senza il tempo e il modo di immaginare – e quindi di desiderare e costruire – un mondo più giusto, inclusivo, aperto, critico, civico, civile, etico. In cui valgano contemporaneamente molte economie diverse, capaci di coesistere in maniera “civile”. In un mondo sempre più codificato (da altri), le relazioni stanno diventando sempre più cose che si "comprano" (nei vari modi possibili nell'era digitale e dei social network), invece di cose che si "fanno".
Il pensiero pericoloso che ho invece in testa da molto tempo  penso abbia  che fare con la parola  Agire su qualcosa, un processo,  una situazione, incontrare delle resistenze e condividerne le sfumature ...un processo che non incontra resistenze è un processo destinato a non dare cambiamenti. ...l'espansione di questa polemica vuol dire alimentare il caso e non trovare il rimedio ma andare oltre lo schema e trovare l'ispirazione è una passeggiato nel bosco articolata e piena di vertigine, saper vedere oltre, recuperando il presente e passato non rimanere bloccato nel mondo che si conosce, è un “mobilit@ty” diverso....
Quindi la Provocazione è confrontarsi in modo più radicale con le tradizionali modalità e capire se lo schema cambia, se non rimane lo stesso solo levigato e sistemato e niente più.
Alimentare la discussione credo sia sana e progettuale …ci può portare a rivedere le cose da angoli diversi.
"In una società in cui viene ritenuto utile solo ciò che produce profitto, non ci si rende conto che tutti quei saperi ritenuti inutili, perché non producono profitto, sono fondamentali per l'umanità. L'inutile gioca in realtà un ruolo importantissimo. Lo stesso Kant definisce il bello qualcosa di disinteressato e gratuito". Parole del professor Nuccio Ordine, autore de "L'utilità dell'inutile. Manifesto".
Il sapere è frutto di una conquista personale, di uno sforzo eccezionale che nessuno può fare al nostro posto… il sapere non si versa da una coppa piena a una coppa vuota.
La bellezza è un'altra propensione originaria del nostro essere all'insegna dell'inutile. Cerchiamo il bello pur non traendone alcun vantaggio pratico, qualcosa di più di un piacere disinteressato, un'esigenza dell'anima tramite gli occhi, l'udito, la parola. E l'anima, come si anima se non tramite impulsi, moventi, ispirazioni e aspirazioni che non hanno alcuna molla nell'utile?...forse è anche questo l’amarcord di molti pensieri scritti in questo periodo. Come la stessa  breve storiella di WallaceCi sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice -Salve ragazzi, Com’è l’acqua?-I due pesci giovani nuotano un altro pò, poi uno guarda l’altro e fa - Che cavolo è l’acqua?”. Ed è la mancanza di consapevolezza che rende ostico comprendere la conoscenza sia il “valore aggiunto”, quel capitale che ci arricchisce, muovendoci verso l’altro.
… In fondo nessuno è un isola e un luogo è fatto dalle persone e non solo dagli "artefatti
È forse una crisi dell'immaginario e del desiderio, piuttosto che una crisi finanziaria.
Per acquisire un nuovo linguaggio – un nuovo strumento – con cui pensare e con cui costruire il mondo. Il "credere" alla performance, in quel che accade, è operazione attiva, emergente: si tratta di riconoscere un nuovo linguaggio e, quindi, una nuova possibilità di "mondo". Si tratta di assumere una nuova sensibilità, che include una nuova percezione del mondo, in cui anche la performance è possibile.  Si tratta di desiderare che la performance sia vera. E, quindi, di renderla vera, partecipando all'adozione di un linguaggio condiviso e spero meno ricercato nella condizione di essere dei categorici assoluti. Una idea, ecco la luce!!. Ma una idea singola non è quasi mai una gran cosa. E le idee sono sicuramente meno interessanti delle domande ben poste: l'idea è una fine; una domanda è un inizio, apre delle opportunità. Se da quell'idea si riesce a creare anche solo una domanda e un processo aperto a più punti di vista tecnici, sociali, politici, poetici: ecco, questa è una gran cosa. È da lì che iniziano i grandi progetti: dalla permeabilità e dalla possibilità di partecipazione. Che non sono frutto dell'immaginario di pochi, ma dell'apertura alla possibilità di espressione per tanti punti di vista, in uno stato di sospensione, in cui non si sa ancora cosa sarà il Progetto (il "possibile"), ma si sa che si può partecipare alla sua creazione.
L’innovazione quindi non è un problema di dimensioni, ma di atteggiamento mentale. lavoriamo quindi per cambiare le nostre organizzazioni, per orientare i collaboratori a pensare con lo sguardo rivolto al futuro e non sulle ceneri del passato. Il passato: un film già visto. Il futuro: una pellicola vergine che attende di essere impressa. Dipende solo da noi. La motivazione è ciò che fa cambiare “una buona idea” in una “idea di successo”.
Resto sull’argine e credo che tutto questo “movimento” sia la base del risveglio critico.

PUBBLICATO 03/02/2014





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