Quando tornavo, svariati anni fa, per le vacanze, dalla sede universitaria che mi ospitava, mi piaceva tanto camminare, nella quiete della sera, per le strade di Acri per sentire l' abbraccio di questa terra dalla quale ero quasi fuggita. Penso che in quel periodo abbia iniziato ad amare questo mio paese, a percepirne i profumi, ad apprezzarne la semplicità e la forza. Ricordo la luce fioca dei lampioni e gli amici, le lunghe discussioni e le molte serate,organizzate dall'amministrazione comunale, impegnate (sembra inverosimile) ad assistere a spettacoli teatrali e ad ascoltare buona musica.
Se tornassi oggi mi sarebbe difficile passeggiare a lampioni spenti, i profumi non sarebbero tali, le serate me le dovrei inventare. E me le devo inventare perché è qui che abito e, con le persone che amo e stimo, cerco di trovare soluzioni di vita che mi facciano sentire cittadina del mondo. Ho qui pochi , pochissimi riferimenti culturali certi che però mi riempiono di orgoglio e speranza e fra questi ci sono di sicuro la Fondazione Padula e il Maca. E cosa escogita l'amministrazione comunale che nulla fa e nulla propone? Attacca questi due punti luce, anzi fari, con argomentazioni degne dell'Azzeccagarbugli.
Le situazioni da rivedere, e sempre ce ne sono, si affrontino con i protagonisti di queste opere e non a prescindere; si lavori per attuarne i progetti e non per ostacolarli; si usino parametri scientifici per valutare la ricaduta di un evento e non gli umori personali.
Che all'oscurità non si aggiunga l'oscurantismo perché questo non si potrebbe tollerare.