Premio Padula: le polemiche generano sempre il sonno delle idee
Leonardo Marra
Ho seguito, su queste pagine virtuali, le reazioni suscitate dalla conferenza stampa dell’assessore Capalbo in merito alla Fondazione Padula ed al premio letterario che ne porta il nome.
Ebbene, pur condividendo alcune considerazioni della professoressa Capalbo, quali la necessità di apertura ai temi del sociale della Fondazione, non posso fare a meno di sottolineare l’enorme valenza ed il respiro internazionale che negli anni la gestione e lo svolgimento di manifestazioni come il premio Padula, giunto alla sesta edizione, rappresenta per una cittadina come Acri. Ripetiamo continuamente di essere isolati (ed in questi giorni non solo metaforicamente) dal resto del mondo. I nostri ragazzi fuggono via da Acri per ritornare con apparizioni sempre più fugaci durante le vacanze estive e, nel periodo natalizio, si limitano a farci visita per lo stesso lasso di tempo che occorre a Babbo Natale per lasciare i suoi doni. Le strade (una volta gremite di ragazzi di tutte le età) ora risultano terribilmente solitarie. Il motivo è ormai evidente: l’avvento delle nuove tecnologie, internet in testa, ha dato la possibilità ai nostri giovani di guardarsi intorno, di scoprire che, al di là di questo angusto spazio che occupiamo tra le colline della presila, esistono altre realtà, altre persone, altre culture, altre società. Non basta farne parte virtualmente, tramite i social network, no! Bisogna essere partecipi. Questi ragazzi l’hanno capito ed avvertono prepotentemente la necessità di svolgere il proprio ruolo attivamente, di essere presenti e dare il loro contributo allo svolgersi degli eventi. La professoressa Capalbo, che conosco fin dai tempi del liceo e che ammiro per il lavoro attento e la professionalità che infonde nel suo lavoro quotidiano di insegnante, non può non essersi accorta, per come è sensibile alle esigenze delle nuove generazioni, che questi ragazzi aspettano solo il momento di congedarsi dalle scuole superiori per allontanarsi da Acri e cercare altrove quello che qui non troveranno mai. Perché allora crocifiggere senza appello la gestione di una fondazione prestigiosa, come la Fondazione Padula, senza tenere conto di quanto essa stia facendo per avvicinare questi ragazzi (e non solo loro) alla scoperta di quelle porzioni di mondo che altrimenti resterebbero confinate all’interno dei “cristalli liquidi” televisivi, di come cerchi di contribuire alla incentivazione della lettura e della scrittura come strumenti di crescita ad affrancamento dalla sottomissione ideologica (tanto per restare nel tema del sociale), di come concorra, per quanto possibile, alla formazione di uno spirito universale che non sia confinato solo negli spazi di una oppressiva aula scolastica. Sia ben chiaro: non parteggio per nessuno e non conosco i meccanismi che regolano le decisioni all’interno della Fondazione Padula, non so se “il suo comitato scientifico ed il cda si riunisca periodicamente” o meno, come non sono a conoscenza se siano “pochi intimi a decidere temi ed ospiti delle rassegne”. Però è inquietante constatare come siano trascorsi 17 anni dalla sua fondazione, 5 o 6 amministrazioni comunali differenti, 6 edizioni del premio Padula, svariati assessori alla cultura e solo ora ci si accorga che la Fondazione Padula non tiene fede al suo statuto. Francamente, come cittadino giudico dai risultati. Ed i risultati sono anche quelli che leggo su queste pagine. Il giovane Giovanni Amarella, qualche giorno fa ha espresso in maniera sintetica e, permettetemelo, struggente, sensazioni condivise da quella sala gremita. La platea della manifestazione Padula, tutt’altro che annoiata, è rimasta incollata alle sedie fino alla fine (e sappiamo bene come, in alcune manifestazioni, dopo la prima mezz’ora le persone abbandonino la sala). Io non credo fosse curiosità, o almeno non solo curiosità. Quando Pupi Avati ha preso il microfono negli ultimi 10 minuti ed ha pronunciato parole che si insinuavano fra le persone presenti come un fiume calmo, placido, ma implacabile, ho avvertito un sentimento di commozione aleggiare sui presenti, il silenzio in sala è stato totale e, alla fine, ho anche notato la lacrima di una persona poco più giovane di me. Questi sono momenti che nessun battibecco potrà mai cancellare. Sono momenti di cui abbiamo bisogno. Per piacere non levateci anche questi. In conclusione: mi spiace prendere atto di questo contrasto tra istituzioni che coinvolge persone per le quali la mia stima negli anni non è mai venuta meno. Mi piacerebbe che, nei prossimi giorni, la collaborazione avesse il sopravvento sulla polemica, perché quest’ultima, quasi sempre genera arretratezza mentale, mentre la prima, quando le persone coinvolte hanno spessore intellettuale, fruttifica idee; quelle idee che nutrono il mondo e lo migliorano. |
PUBBLICATO 17/11/2013
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