Tempo di riflessione

Grazia Luzzi
La pioggia scende copiosa, come è giusto che sia in autunno, la gente esce meno, difficilmente si fa una passeggiata rilassante con questo tempo, e dopo aver messo in ordine la merce fuori posto si ha il tempo di riflettere… sarà la pioggia, il particolare stato d’animo del momento ma i pensieri sono colmi di nostalgia.
Penso alle tante saracinesche abbassate negli ultimi anni e a quelle che stanno per calare e sono pienamente convinta che non si tratti di un fallimento delle singole attività ma di tutto il nostro territorio. Proprio così è un intero paese a perdere qualcosa quando un’attività commerciale, un ufficio, un professionista chiude la propria Partita Iva; la principale caratteristica dell’acrese, mi spiace molto dirlo, ma è la facilità con cui si critica l’altrui operato, spesso senza avere la minima conoscenza e cognizione di quello di cui si sta parlando, quindi quello che si sente è “non ci ha saputo fare” o cose del genere… Stiamo vivendo una crisi paurosa in questi anni, e nel nostro paese il punto più alto si sta verificando proprio ora, in tanti hanno ormai investito tutti i propri risparmi in un’attività in cui hanno creduto e che sognavano potesse farli vivere dignitosamente, invece una serie di avvenimenti e i meccanismi di un mercato ormai troppo sregolato stanno inghiottendo tante piccole realtà. Analizzando la situazione da un punto di vista economico/teorico l’utenza sul territorio c’è, quindi la domanda è presente, allo stesso tempo anche l’offerta c’è, le attività commerciali sono numerose, forse non ampiamente diversificate, ma ci sono; ma il problema principale si presenta quando un’ampia fetta di domanda viene traslata altrove, penso ai centri commerciali relativamente vicini che offrono un grosso vantaggio: potendo contare su una grande domanda riescono ad offrire un’ampia scelta e anche prezzi più vantaggiosi… E’ un cane che si morde la coda… I commercianti e i titolari di ogni attività che offra servizi non riescono a coprire la domanda presente in modo adeguato perché questa non raggiunge un punto di equilibrio in cui i costi equiparino i ricavi… Allo stesso tempo il cliente è insoddisfatto perché non trova quello da lui richiesto in quel momento… Il problema si riversa poi sull’intera società il commerciante, il professionista che non riesce a coprire i propri costi essenziali, i cosiddetti costi vivi (il fitto, le utenze, i contributi, le tasse) non riesce nemmeno ad ampliarsi, e non può offrire posti di lavoro “dignitoso” ad altri componenti della società stessa e quindi la situazione di stallo continua e si amplia. Ogni saracinesca abbassata corrisponde alla perdita di più posti di lavoro, comporta un ulteriore minore giro di denaro sul territorio, e tirando le somme, in ultima analisi una minore possibilità di poter rimanere su questo territorio, aggravando ulteriormente la situazione già pessima. Una possibile soluzione al problema esiste e si può raggiungere solo unendo le forze e con una grande coesione, ognuno deve prendere coscienza del problema perché riguarda tutta una comunità e pensare quanto sia importante tutelare il proprio territorio vivendolo integralmente, quando comprando altrove ho risparmiato 5 € o 10 € ho però inferto una ferita non più richiudibile in una fragile economia che se riuscisse ad equilibrarsi riuscirebbe anche ad offrire prezzi molto più vantaggiosi. |
PUBBLICATO 17/10/2015

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