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Dopo il monito della corte dei conti, si attendono le mosse dell’amministrazione. Serve subito un piano di risanamento

Foto © Acri In Rete
Roberto Saporito
Ora la palla, anzi la patata bollente, passa nelle mani dell’attuale amministrazione. L’ennesimo richiamo della Corte dei Conti pesa come un macigno e non fa sperare a nulla di buono. L’analisi dell’importante organo di controllo è impietosa e nello stesso tempo chiara: o si effettuano manovre correttive serie e credibili o la Corte dichiarerà per il Comune di Acri il dissesto finanziario.
Quali, ora, le prossime tappe? Entro quindici giorni dalla data di trasmissione della delibera della Corte, quindi entro e non oltre metà novembre, il Comune dovrà comunicare le proprie azioni atte a mettere a posto i conti. Un duro lavoro aspetta il sindaco Tenuta, che è anche commercialista ed assessore al bilancio, gli uffici e il direttore generale Antonio Costantini. Proprio in questa ultima figura, in molti confidano visto che lo stesso è esperto di finanza pubblica.
Tuttavia sia il documento della Corte, una ventina di pagine, che la drammatica situazione finanziaria dell’ente, che conta circa venti milioni di debiti, non permettono di pensare in positivo. Tenuta ed i suoi vogliono evitare il dissesto che avrebbe gravi ripercussioni su aziende, imprenditori e famiglie sicchè ci riprovano a convincere la Corte. Ci avevano già provato nello scorso mese di settembre con una manovra, votata in consiglio comunale dalla sola maggioranza, che non è stata ritenuta sufficiente dalla Corte. A distanza di due mesi cosa potrà prevedere l’amministrazione?
Secondo alcuni i margini di azioni sono veramente minimi, il dissesto è oramai cosa fatta ma l’esecutivo Tenuta ha il dovere di provarci ugualmente a redigere un documento contabile credibile. L’atto dovrà individuare tutte le azioni che vorrà intraprendere l’amministrazione da qui a breve e ciò consiste di certo nella riscossione dei crediti, nel possibile aumento dei tributi e nella vendita di immobili.
La Corte esige modi e tempi, ovvero alle intenzioni devono seguire le azioni. Serve, insomma, un piano di risanamento rigido, ed a quanto pare occorrono subito sei milioni.
Dopo di che? Due le ipotesi. Se l’amministrazione si renderà conto che c’è poco da fare, potrebbe dichiarare il dissesto con apposita delibera del consiglio comunale da convocare al più presto, se invece il Comune non produrrà quanto richiesto dalla Corte, ma questa è un’ipotesi remota, l’organo di controllo definirà il Comune inadempiente e comunicherà ciò al Prefetto che avvierà l’iter per lo scioglimento del consiglio comunale.

PUBBLICATO 07/11/2013





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