Enel produzione idroelettrica abbandona la Calabria
Alessandro Cofone
Il 15 settembre scorso l'Enel ha consegnato alle Segreterie Sindacali Nazionali di categoria "il documento di ristrutturazione della filiera produzione idroelettrica" dove si evince che il nucleo regionale di Acri verrà superato. Non appena hanno appreso la notizia, i dipendenti hanno convocato un'assemblea straordinaria con i vertici dei sindacati elettrici regionali calabresi durante la quale sono emerse forti preoccupazioni per il futuro assetto organizzativo che si vorrebbe dare affidando gran parte delle responsabilità alle strutture campane. Si perderà, di fatto, tutta quella capacità di interlocuzione locale che è parte integrante di una corretta ed efficace erogazione di servizi per il territorio. Queste decisioni avrebbero poi riflessi economici e ricadute occupazionali, che seppur contenute in termini assoluti, per una realtà come quella di Acri, sono estremamente significative. La ristrutturazione, così com'è stata proposta, comporterebbe la cancellazione del nucleo idroelettrico di Acri e, contestualmente, l'individuazione di una nuovo nucleo operativo nella regione Campania, relegando pertanto ad una funzione residuale la realtà calabrese. Questo comporterebbe lo spostamento di professionalità e attività fuori dalla nostra regione, nonostante in Calabria ci siano centrali, dighe, serbatoi e bacini che garantiscono una buona produzione di energia da fonte rinnovabile. Il nucleo idroelettrico di Acri con la struttura attuale garantisce, infatti, impianti con una potenza di circa 350MW, sette centrali su due regioni (Calabria e Basilicata), cinque grandi dighe, canali e gallerie per 86 km. La sede di ENEL Produzione è presente sul territorio acrese dal 1954, da quando sono entrati in esercizio gli impianti sul fiume Mucone. Non si può pertanto accettare che pur avendo negli anni realizzato una buona produzione di energia (con una media di circa 750 milioni di KWh annui) l'Enel lasci solo poco più di una decina di posti di lavoro rispetto ai cento che erano presenti nei primi anni del 2000. I dipendenti ENEL si sono rivolti anche al Sindaco Gino Trematerra il quale ha prontamente risposto scrivendo ai vertici di Enel Produzione affinché "non si mortifichi Acri e l'intera regione Calabria" perché lo spostamento di gran parte della produzione "sarebbe un atto che non trova valide giustificazioni considerando le gravi difficoltà economiche in cui versa la nostra regione e le eccessive distanze che separano gli impianti da una eventuale sede in Campania". |
PUBBLICATO 10/10/2011
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