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Centro ISAAC a rischio chiusura. I responsabili si mobilitano.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
All’appello lanciato, hanno risposto in pochi ma i responsabili del centro di prima accoglienza per minori stranieri, “La Casa di Abou”, sono decisi ugualmente a portare avanti una dura battaglia in difesa del loro posto di lavoro ma soprattutto della struttura. Ieri hanno convocato i segretari di partito e la stampa per manifestare la loro rabbia e le loro giuste rivendicazioni.
Presenti, Cofone di IdV, Vaccaro e Pino Capalbo del Pd, Magliari di Sel e Simone, assessore comunale alle politiche sociali. Al centro della discussione il mancato rifinanziamento del centro che opera sul territorio da circa tre anni. Esso ospita rifugiati politici di età minore provenienti da Stati in cui sono presenti gravi conflitti sociali; soprattutto Afghanistan, Somalia e Centro Africa. Attualmente sono in tre ma in passato il centro ha accolto anche venti immigrati a cui è sono stati garantiti i servizi essenziali fino al compimento del 18° anno di età.
Il tutto grazie ai volontari ed operatori della struttura che ha potuto funzionare grazie ai fondi statali e comunali. Risultati eccellenti, quindi, tanto che molti di questi ragazzi si sono integrati alla perfezione nella comunità acrese e alcuni di loro hanno trovato anche un’occupazione.
Un mese fa, però, la brutta sorpresa; il ministero dell’Interno ha stilato la nuova graduatoria e “La Casa di Abou”, sebbene gli importanti risultati, occupa solo il 54° posto, che vuol dire estromissione dai finanziamenti, ovvero chiusura del centro entro fine marzo. I responsabili della Promidea, l’associazione delegata dal comune a gestire la struttura, hanno chiesto con fermezza il coinvolgimento dei parlamentari calabresi ed un consiglio comunale ad hoc. “Vorremmo sapere, ha detto Luigi Branca, come mai danno la possibilità di aprire nuovi centri e chiudono quelli già esistenti ed i criteri per i quali il nostro non è stato rifinanziato pur definendolo idoneo.”

PUBBLICATO 06/03/2011

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