OPINIONE Letto 2814  |    Stampa articolo

La scelta della non violenza attiva.

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
La violenza è una tendenza e un'esperienza molto diffusa; riguarda ciascuna e ciascuno di noi come protagonisti e come vittime; può rimanere nell'immaginario; esprimersi nell'aggressività verbale, concretizzarsi in atti che umiliano, ricattano, violano, usano, colpiscono l'altro, gli altri; può diventare esplicita e quindi riconoscibile o rimanere nascosta, ad esempio, con una frequenza drammatica, fra le pareti delle case, nell'apparente tranquillità, in realtà con drammi devastanti per le persone, soprattutto le donne e i bambini. La violenza, nelle sue diverse forme, si concretizza nei rapporti tra due o più persone; nei rapporti sociali, di lavoro, nei confronti di chi è disabile, fragile, debole; in carcere o nel dopo carcere; immigrato…; ci sono tante forme di violenza nei confronti dell'ambiente vitale. Ampliando lo sguardo sul Pianeta si registra con sgomento l'ingiustizia strutturale che si concretizza in milioni e milioni di violenze continue e drammatiche, che rendono vittime persone e comunità, bambini/e e donne in particolare: fame, guerre e regimi militari, aggressività varie, violenze sessuali, rapine, omicidi…
Un vescovo profeta dell'America Latina, ma per diversi aspetti di tutta la Chiesa, il brasiliano dom Helder Camara affermava di riconoscere tre tipi di violenza: la prima, è quella che impoverisce, opprime, colpisce con le armi; la seconda, è quella di coloro che si ribellano alle volte impugnando anche le armi; la terza, è quella di chi reprime ed elimina gli oppositori, coloro che si ribellano. Si tratta sempre di violenza, ma con motivazioni diverse che, se non la giustificano eticamente, favoriscono la comprensione delle origini, delle dinamiche, delle attuazioni in azioni personali, di gruppi, di movimenti, di popolo. In questo contesto di riflessione, si colloca come luce il Vangelo di Matteo 5,38-48. "Sapete bene ciò che dice la Bibbia:-Occhio per occhio, dente per dente-. Ma io vi dico: non vendicatevi contro chi vi fa male. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu presentagli anche l'altra".
"L'occhio per occhio, dente per dente" aveva costituito un passaggio importante di contenimento della violenza, rispetto a una probabile vendetta esponenziale per un torto, una violenza, una mutilazione, una uccisione subita. Gesù propone un'autentica rivoluzione del cuore, della coscienza, degli atteggiamenti e delle decisioni: quella di rompere la continuità della violenza, di non rispondere alla violenza con altre violenze; di scegliere la nonviolenza attiva come prospettiva di fondo e come scelta concreta dentro la storia, alle situazioni di conflitto da far evolvere con consapevolezza, informazione, strategia dell'intelligenza, del dialogo, di progetti e proposte positive. Pensiamo a presenze di cooperazione, di costruzione di fabbriche, scuole, ospedali, acquedotti, invece di eserciti, armi, aerei da combattimento, mine anti-uomo.
Un esempio concreto è quello di Emergency. "Porgere l'altra guancia" non indica l'arrendevolezza al male, in concreto alla violenza, la rassegnazione passiva; invece, la convinzione, il coraggio e la perseveranza di continuare a vivere gli ideali della giustizia, dell'uguaglianza, della non violenza attiva, della costruzione della pace nonostante i contrasti, l'ostilità, anche la violenza subita.
Un esempio: il popolo dell'Honduras dopo il colpo di Stato militare subisce ogni giorno decine di uccisioni di persone che si oppongono in modo nonviolento, nel silenzio del mondo. Chi guida l'opposizione fino ad ora, ha favorito la scelta di una resistenza e lotta nonviolenta, anche per la memoria della tragedia del vicino Salvador, dove tra il 1981 e il 1992 la violenza armata dell'oligarchia e la rivolta armata hanno portato a oltre 75 mila morti.
"Sapete che si dice:-Ama i tuoi amici, odia i tuoi nemici-. Ma io vi dico: amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano". Fonte di luce e di forza è il Padre che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, senza distinzioni. L'indicazione, ardua da attuare, è di sciogliere la durezza del cuore nella profondità dell'animo con il silenzio, l'invocazione e l'affidamento della preghiera; è di pensare al bene dell'altro, ad operare quello che è bene per lui, ciò che può aiutarlo e aiutare anche noi a vivere in modo più degno, più umano.

PUBBLICATO 26/02/2011

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