Lettera ad un bambino mai nato... Ad Acri.
Franco Bifano
Certo in questi nove mesi di capricci ne hai fatti molti e gli spaventi non sono mancati, come quando “brontolavi” perché volevi uscire in anticipo, come ci ha spiegato il dott. Giorgio guardandoti attraverso l’ecografia. La dott.ssa Capalbo è stata la prima a dire che eri un monello visto che così piccolo già tiravi tanti calci. Il dott. Curto che ha controllato la tua crescita e ci ha detto: “Tranquilli, è tutto a posto!” Insomma ti conoscono tutti e tu conosci tutti, anche quello che sembra a volte un po’ burbero, il primario, ma sai quelli devono sembrarlo, è tipico di chi deve prendere decisioni a volte delicate. Questo è un reparto di un ospedale non particolarmente grande, dove ci si conosce un po’ tutti, qui ogni anno nascono 300 bambini come te, e qui che ricevono le prime cure, i primi sorrisi dei parenti, i primi regali di benvenuto. Vedrai, sarà così anche per te. Devi sapere però che abbiamo corso il serio rischio che venissi al mondo il un altro posto, in un’altra città. Alcuni anni fa, infatti, te lo racconto perché ormai è un brutto ricordo, è successo che qualcuno aveva pensato di chiudere questo reparto, anzi no, voleva chiudere proprio l’intero ospedale. Perché? Non è facile spiegarlo, sai sono quelle decisioni strane che si prendono con la scusa che non ci sono più soldi per andare avanti. Questo però, ormai non ha più importanza, quello che conta invece è ricordare quanto è successo che nessuno forse si aspettava, tranne coloro che conoscevano la storia della nostra gente, la gente di Acri, persone sanguigne abituate ai sacrifici, pronti a lottare per vedere riconosciuti i propri diritti, sempre in prima fila quando è necessario, gente insomma orgogliosa che difficilmente si piega o si tira indietro. Per difendere questo reparto e l’intero ospedale c’è stata una grande, grandissima mobilitazione, partita con la chiusura delle scuole. Studenti, professori e presidi si sono ritrovati in piazza. Commercianti, associazioni di volontariato, medici, farmacisti, contadini, impiegati, sindacalisti e disoccupati si sono mobilitati. L’Amministrazione comunale, Sindaco in testa con tanto di fascia tricolore, l’opposizione, i consiglieri Provinciali, l’Assessore regionale, sono tutti partiti alla volta di Reggio Calabria con ogni mezzo. Si sono aggrappati ed incatenati per giorni ai cancelli del palazzo dove si riunisce il Consiglio Regionale e, nonostante i tentativi della polizia di farli allontanare, hanno resistito fino a quando il Governatore di allora, un certo Scopelliti, giovane di belle speranze, inquieto, dalle frequentazioni a volte strane, dedito alle facili promesse cosi come con disinvoltura propenso a non mantenerle, ha finalmente capito che questo reparto e questo ospedale erano fondamentali per un territorio di montagna come il nostro. Un territorio dove le vie di comunicazione sono scarse ed inadeguate, dove il più vicino ospedale si trova ad un’ora di auto, con il rischio concreto che, soprattutto d’inverno, qualche bambino nascesse per strada. Fu allora, che si decise, con lungimiranza, di non penalizzare più, ma al contrario, di potenziare l’ospedale con nuovi servizi e con apparecchiature di ultima generazione. Ti racconto tutto questo perché tu, piccolo mio, possa sentirti fiero di appartenere a uomini e donne così, a volte temerari, che hanno nel DNA valori importanti come generosità e coraggio, che neanche per un istante hanno voluto sentirsi complici di quella che sarebbe stata una enorme ingiustizia, oltre che un grave errore. Sarà stato merito loro, non dimenticarlo, se un giorno potrai dire con orgoglio: “ Io sono nato ad Acri!” P.S. Quanto mi piacerebbe che questa storia fosse vera! |
PUBBLICATO 03/12/2010
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