In questo periodo in cui gli elenchi vanno di moda, mi sono permesso di stilarne uno anche io. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia di Acri non deve essere dismesso perché:
- Un piano di rientro dal debito è fortemente necessario per la sanità calabrese, ma i tagli devono partire dagli sprechi e dalle inefficienza, non dai servizi necessari e, per una volta, anche efficienti;
- Sono sicuro che anche Acri voglia partecipare ad un “cambio di mentalità” nella sanità calabrese e si impegnerà a ridurre le dilapidazioni di denaro pubblico dove esse si manifestano;
- Devono essere colpiti per primi i “furbi” sia nel pubblico che nel privato, quando attingono a fondi regionali immeritatamente;
[cito il Piano di Razionalizzazione e Riqualificazione del Servizio Sanitario Regionale :
“L’altra fortissima criticità rilevata riguarda il numero di strutture private e nella scarsa attività e in appropriatezza secondo il DPCM 2001. In alcuni territori esse superano come numero i presidi pubblici come a Cosenza, o il paradosso di Crotone dove ci sono 6 casa di cura private e un solo presidio pubblico. L’analisi dell’attività nelle strutture private mostra che si tratta nella maggior parte di duplicazioni di unità operative di base (chirurgia, ortopedia, medicina, cardiologia) caratterizzate da bassa o bassissima casistica, bassa complessità oltre, come abbiamo detto, inappropriatezza che in alcune strutture supera il 50% di tutti i ricoveri e raggiunge anche l’80%. Anche nel caso del privato, a parte poche eccezioni, si rileva che le unità operative particolarmente inefficienti, ma anche a rischio per la bassa casistica operatoria, sono le branche chirurgiche”]
- Acri è uno dei soli 35 comuni calabresi (su 409) che supera i 10.000 abitanti, in particolare è l’UNDICESIMO per popolazione (circa 21300 ab.) e il QUARTO per la “famosa” estensione superficiale (circa 198 kmq),importante per capire molte necessità di un territorio e che spesso fa impazzire i ragazzi a scuola nel dover ricordarla a memoria per regioni e città;
- Non si arriva ai 500 parti annui, ma a circa 300 si. Non mi sembrano pochi visti i tempi!
Il tasso di parti cesari (altro punto critico citato nel Piano di rientro) è tra i più bassi d’Italia. In alcune zone dell’amata Calabria arriva al 70% e ad Acri con il 25% siamo molto lontani da queste percentuali.
- Il reparto più vicino dove far nascere un bambino si trova ad un’ora di distanza (in macchina) e le complicanze che possono verificarsi in quell’arco di tempo possono essere pericolose. Si potrebbe tornare a quel vecchio e inopportuno problema dei parti lungo le strade. Oppure molte mamme saranno costrette a numerosi ricoveri preventivi, anche molti giorni prima del parto, aggravando l’altra anomalia della sanità calabrese: l’eccessivo numero di ricoveri ospedalieri, con i conseguenti costi che ne derivano;
- Acri sorge a circa 700 metri sopra il livello del mare e alcune zone del comune arrivano anche a 1300 m s.l.m.; dunque nessuno credo possa smentire il fatto che Acri sia un paese di montagna. Non per altro, ma da sempre i nostri corregionali ci definiscono “muntaneari”…
- Il clima, per quanto d’estate sia piacevolmente mite, d’inverno è particolarmente rigido e spesso le vie di comunicazione sono piene di neve e ghiaccio;
- La viabilità, su tutti i versanti, dalla SS 660 alle viuzze che portano verso la costa Ionica, sono inadeguate e normalmente difficili da percorrere. Figuriamoci in condizioni climatiche avverse e con una donna che sta per partorire;
[cito di nuovo il documento regionale : “La disattivazione dei punti nascita con bassa attività sia pubblici che privati deve tenere conto delle condizioni del territorio e logistiche, ma con particolare urgenza e tempestività deve trovare risposte efficaci e sicure in ambiti di strutture adeguate”].
- Numerosi sono i paesi limitrofi senza ospedale che usufruiscono del servizio del nostro paese e grazie ad essi nel breve futuro si potrebbe arrivare anche all’obiettivo dei 500 parti annui;
- Pare che “per il Presidente Nazzareno Salerno e per la sua Commissione regionale (Attività sociali, sanitarie, culturali e formative), in visita all’ospedale il 3 luglio 2010, il presidio ospedaliero di Acri funzioni bene tanto da meritare elogi”;
- Le tante persone nate ad Acri spesso hanno permesso nel corso degli anni, con i loro voti, a vari politici (di “ogni colore”) di essere eletti in consiglio regionale, nel passato e nel presente, ed è giusto che ora tutti si impegnino per difendere un diritto della comunità acrese;
- Il punto nascita è l’unico reparto di un intero ospedale dove si entra e si esce con gioia, col sorriso suscitato dallo sguardo di una nuova vita e dalla gioia di darla e riceverla;
- Le autorità e la cittadinanza tutta promettono maggiore impegno nell’attività procreativa per raggiungere l’agognata soglia dei 500 parti annui, ma servono almeno 9 mesi !
(voleva essere una battuta ma se qualcuno la prende sul serio meglio …)
- Sia data ancora la possibilità a qualcuno di nascere ad Acri! Qualcuno che, oltre a portare dentro di se le tradizioni, la cultura, l’identità, la passione, le capacità di un popolo, possa avere sempre un piccolo sussulto d’orgoglio leggendo o mostrando un documento con la dicitura “nato ad Acri”.
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