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Presidente mani di forbice.

Loredana Barillaro
Foto © Acri In Rete
L'ennesimo provvedimento ai danni del Sud, a danno di Acri, un territorio complesso, difficile che troppo spesso si spoglia dei suoi abitanti. Ma su questa scia rimaniamo, si sapeva già da tempo che il reparto di Ostetricia dell'Ospedale di Acri sarebbe stato chiuso, ma la disinformazione la fa, come sempre, da padrona, ed eccoci giunti alla resa dei conti. Mi auguro di cuore che qualcosa possa ancora cambiare ma, ahimè, il pessimismo incombe. Tutto si è taciuto, era meglio non informare la popolazione di quanto stava per accadere, ed ecco che quelle che si volevano solo voci di corridoio, stanno diventando inesorabilmente fatti. E' l'ennesima beffa a scapito della donna, dei suoi diritti e della sua salute. Proprio quando si parla della lotta alla violenza alle donne, esse vengono colpite nel bene più prezioso. E lo si fa in modo legale "lecito". Risanare tagliando è facile, anche il meno competente dei politici potrebbe farlo, ma del resto è la politica della destra.
E la società regredisce, si ritorna agli anni Settanta, quando i bambini andavano a nascere a Cosenza. Ma esiste anche un altro aspetto da considerare, l'occupazione. Acri è una città povera di posti di lavoro, la quale poteva gioire di avere ancora l'ospedale a portare, occupazione, economia, ma ora? Quante volte ci si è lamentati del fatto che la gente doveva rivolgersi alle strutture private o peggio recarsi al centro-nord, ma anche questo fa parte di una certa mentalità politica.
Altro non ci rimane, dunque, che seguire l'andazzo del resto dell'Italia, scendere in piazza, urlare il nostro NO, solo questo strumento ci resta da utilizzare, poiché la politica non è più la voce del popolo o, forse, non lo è mai stata. Non me la prendo certo con il politico di turno, ma è vero che è sempre un fatto politico, sono loro a prendere le decisioni, a tutti i livelli, che si tratti di un ministro, presidente di regione o altro ancora. Ricordo quando il presidente Scopelliti si recò qui ad Acri, in tempi non sospetti, parlando da sopra un palco elettorale a raccogliere gli applausi e l'entusiasmo di molti, e ora cosa ci rimane? Forse solo un pugno di mosche, defraudati ancora una volta dei nostri diritti, la salute, la vita. Non credo sia corretto applicare una legge in modo indistinto ad Acri, a Cosenza o ad altri grossi centri, ognuno ha le sue peculiarità. Tale provvedimento non tiene conto della reale situazione di una comunità, delle sue esigenze e dei suoi bisogni, occorre avere rispetto per i cittadini, imporre decisioni non è mai democratico ma, di sicuro, è per il bene di pochi.

PUBBLICATO 30/11/2010

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