Vivere di politica.
Francesco Paterno
Con questa terminologia noi però vogliamo evidenziare un insieme di fenomeni da cui emerge una realtà differente da quella descritta dal sociologo tedesco, una realtà originale in cui la categoria del "vivere di politica", intesa come dipendenza dalla politica per il proprio sostentamento, può essere applicata non più soltanto a singoli soggetti, ma ad intere società regionali, come quella calabrese, al cui interno la maggioranza della popolazione fa della politica l'unica o la principale fonte di introito ed orienta di conseguenza una parte decisiva delle proprie azioni e relazioni quotidiane. Questa condizione come facilmente intuibile è stata maggiormente favorita dalle condizioni di estrema debolezza dei settori produttivi e del mercato economico. Vivere di politica in Calabria, rappresenta la modalità più estrema ed avanzata di una particolare forma di modernizzazione senza industrializzazione, con un processo di burocratizzazione diffuso, ma deformato, e una condizione di deficit economico e amministrativo che nel corso del tempo si è aggravata, generando una serie di subculture e di pratiche sociali fondate sulla produzione e riproduzione della dipendenza dalla politica, intesa come fonte di sostentamento generalizzato. A tal proposito è possibile analizzare la dipendenza dalla politica nei diversi casi della società e nei diversi settori che compongono il mondo del lavoro e quelle delle professioni. Sanità e professioni mediche: la sanità è finanziata dal denaro pubblico e la spesa sanitaria costituisce la voce più cospicua dei bilanci regionali. Le diverse professioni mediche e sanitarie sono promosse o controllate o favorite dalla politica, esiste un indotto della sanità, formato per lo più da aziende private, e prevalentemente controllato da gruppi politici, ecc. Burocrazia pubblica: la pubblica amministrazione in assenza di apparati produttivi è stata ed è la fonte occupazionale preferita nelle regioni meridionali. L'intero mondo della burocrazia pubblica dipende dalla politica per la dislocazione delle strutture, per gli investimenti economici, per le assunzioni, per i concorsi interni, per i progetti e gli incarichi interni ed esterni, per i trasferimenti, ecc. Edilizia e ingegneria: l'edilizia pubblica e privata rappresenta il settore industriale più sviluppato nelle regioni meridionali. Si tratta di un settore particolarmente soggetto al controllo politico: finanziamenti, licenze, progetti urbanistici, incarichi, contributi, ecc. Architetti, ingegneri, imprenditori edili e lavoratori, geologi e urbanisti, ditte di vario genere, l'intero e differenziato mondo dell'edilizia dipende dalla politica per la sua nascita, sopravvivenza, sviluppo. L'elenco potrebbe continuare ancora per molte pagine, citando per esempio il campo dell'avvocatura e professioni legali, il campo dei servizi, banche, tutela ambientale ecc. Ora alla luce di quanto descritto, è opportuno sottolineare che, la maggior parte delle attività professionali descritte precedentemente, sono assolutamente necessarie dal punto di vista strutturale e dei ruoli formali, ma le culture e le pratiche attraverso cui queste attività sono costruite e gestite, fanno si che il controllo della politica sulla vita sociale abbia assunto caratteri pervasivi. È lecito affermare che l'intera società, nella maggioranza della popolazione, vive di politica, sebbene in misura diversa e non sempre in maniera improduttiva e clientelare, perché tanti che pure sono soggetti alla politica lavorano in maniera onesta e competente. Ciò a cui voglio arrivare, tramite questa descrizione è rappresentato dal fatto che sostanzialmente esiste un punto di congiunzione tra il sistema della dipendenza e le strategie e i caratteri cetuali delle classi dirigenti politiche meridionali, che anziché proporre alternative progettuali tese a utilizzare a fini collettivi la ricchezza prodotta dalla società civile, tende ad utilizzare la redistribuzione delle ricchezze come uno strumento per aumentare il consenso elettorale e per massimizzare la propria carriera da politico. Questa duplice dinamica di dipendenza (intere categorie di cittadini che richiedono assistenza dalla politica e lavoro tramite la mediazione con la politica, e il politico stesso che percepisce la politica come quello strumento che può cambiare a volte quasi radicalmente la sua condizione economica) si manifesta principalmente tramite la penetrazione nel centro politico, laddove si distribuiscono le risorse, per orientarle verso il proprio territorio, allo scopo di aggiornare continuamente la dipendenza dalla politica e, in questo modo riprodurre consenso. Lo scopo di questo articolo non è quello di descrivere una situazione che credo sia sotto gli occhi di tutti, ma che in molti fanno finta di non vedere perché magari sperano che qualche politico alimentando la macchina della dipendenza economica possa spostare finanziamenti e posti di lavoro in modo particolaristico, ma quello di stimolare alcune domande che credo troveranno delle risposte ovvie: 1. Le regioni che vivono di politica come faranno a sopravvivere dopo l'attuazione del federalismo fiscale? 2. Come faranno a sopravvivere tutte quelle categorie che oggi come ieri, continuano a vivere di politica? 3. Ci rendiamo conto davvero (e sarebbe anche ora) che l'epoca del clientelismo politico di massa è finito perché il sistema è stato troppo sovraccaricato e ora non può darci più quei benefici che ci ha dato in passato la welfarizzazione della vita del cittadino? 4. Ci rendiamo conto che coloro che professano esclusivamente ministerialismo per loro indole, non guardano alle nuove dinamiche di governance quali programmazione europea, partenariato, cooperazione, progetti produttivi ecc. ? Lascio ai lettori le riflessioni sulle risposte, anche se credo che in molti
avranno sicuramente la mia stessa idea... |
PUBBLICATO 26/05/2010
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