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I giovani e la paura di un futuro che non risponde.

Roberta Stumpo
Foto © Acri In Rete
La società italiana vive oggi una paradossale situazione. Una situazione di panico generata, non come in passato poteva essere, da una tirannide, o da una qualsiasi minaccia alla pace civile, ma dal sistema sociale stesso.
Una politica che più che un insieme dignitoso di regole e di buon esempio, si avvicina sempre più a rassomigliare un format televisivo, un grande gioco mediatico; un’economia in crisi, la paura del diverso, il ritardo tecnologico, scarsa meritocrazia.
Tutti fenomeni questi che racchiudono in sé un solo problema: la paura del futuro.
Sono tante le delusioni degli italiani, e molte sono quelle della parte giovane, che, o resta passiva e cattura modelli dalla televisione, oppure contesta nelle piazze inneggiando il più delle volte a vecchie ideologie passate, che in un mondo come quello di oggi non possono più proiettarci verso il futuro.
Già, perché è il futuro che ci dobbiamo garantire, perché è per esso che dobbiamo lavorare, e come farlo se non rispettando l’ambiente che ci circonda.
Rispettare l’ambiente naturale prima di tutto, e portare avanti, così come altri paesi europei stanno già facendo, il progetto delle energie rinnovabili. Incentivare gli investimenti per produrre elettricità dal sole, dal vento o dalle lavorazioni del legno, piuttosto che compiere retrogradi ritorni al nucleare.
Non privatizzare un risorsa come l’acqua, che con la legge che impone agli enti locali di affidare la gestione delle risorse idriche ai privati, rischia di diventare non più un bene pubblico, ma una fonte di guadagno per gli speculatori.
Rispettare le persone, e gli uomini prima di tutto, che vivono nell’ambiente, garantendo ad essi una casa sicura che non crolli per una scossa di terremoto o per una frana; la sicurezza nel e sul lavoro.
Aprire l’ambiente in cui viviamo anche agli altri, interagendo con essi, confrontandosi e trattandoli umanamente.
Se tutto questo non avviene, allora come non avere paura del futuro? Come non avere paura di abitare in una casa dello studente che da un momento all’altro potrebbe crollarti addosso, dei cambiamenti repentini del clima dovuti all’inquinamento, della scarsa meritocrazia in un paese che preferisce i portaborse servili ai collaboratori svegli ed efficienti.
Quello italiano è un popolo di giovani e non, impaurito da un futuro che non risponde, e da giovane studentessa in giornalismo quale sono e da futura giornalista che potrei diventare, vorrei poter sperare nella realizzazione di tutte le mie aspettative.
Avere presentato la mia candidatura al consiglio comunale di Acri, vuole essere un riscatto da questa paura che ci opprime, e ammetto senza problemi che ho avuto molte perplessità per quello che stavo andando a fare.
Il modo in cui si fa politica oggi terrorizza la gente, tanto da volersi tenere il più lontano possibile da essa, come se fosse un morbo contagioso. In questo modo, però, si fa solo il gioco di chi ci vuole impaurire e annebbiare la coscienza.
Ma la vera politica, è tutt’altro che paura, essa è lo strumento primario che ci permette di convivere in uno Stato e di rispettarsi a vicenda.
È per questo che credo che il riscatto stia nelle mani dei giovani, per far sì che la voce del cambiamento e allo stesso tempo la riscoperta della parte migliore del nostro passato, possa intimorire chi in questo momento sta cercando di farlo con noi e smentire tutti i profeti della paura.


PUBBLICATO 24/03/2010

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