La SS 660: una punizione per i cittadini di Acri.
Francesco Foggia
E' possibile che le strade statali d'Italia e della Calabria non siano interessate da nessuna forma di dissesto e che il cosiddetto "sfasciume pendulo sul mare" interessi solo il territorio acrese, proprio lungo il percorso della strada statale 660? Avevamo già dissentito una decina d'anni fa in merito alla sbrigativa decisione di chiudere l'arteria per la ripresa di uno storico fenomeno franoso lungo il versante meridionale del monte Serra di Buda. Avevamo fatto presente che la popolazione acrese ci conviveva da secoli e che periodicamente si ripristinava la normale circolazione previo lavori di rifacimento del manto stradale. Non siamo stati ascoltati! L'asse stradale è ancora lì e la circolazione automobilistica è continua, nonostante tutti gli allarmismi e la chiusura del momento. Avevamo anche accennato che gli studi a carattere geologico, in possesso dell'Amministrazione Comunale di Acri (fatti pervenire ad un dirigente dell'ANAS dal sottoscritto, quale coredattore), fornivano una conoscenza di base sul fenomeno interessante l'area. Ma i responsabili del traffico si votavano alla massima cautela e decidevano di fatto il blocco della circolazione sull'arteria. A distanza di tempo quella decisione è risultata una vera e propria punizione per la popolazione acrese! Si vuole adesso riproporre la stessa soluzione per un fenomeno ben circoscritto e che interessa una quindicina di metri di strada? Mi chiedo se queste soluzioni drastiche si adoperano anche fuori del territorio acrese? Sulla SS 106, nei pressi di Roseto C. Spulico, il manto stradale (per circa 300 metri) è interessato dagli stessi fenomeni e non mi sembra che si sia mai bloccata la circolazione! E' possibile che questi responsabili non prevedano altro per gli acresi che limitazioni estreme alla loro mobilità fisica? E poi, sanno questi dirigenti che si interviene sullo stesso punto per la seconda volta? Non sentono per niente imbarazzo nel rifare gli stessi interventi di rifacimento del manto stradale a distanza di 15-20 anni? Non si sentono minimamente in debito verso la popolazione acrese per i disagi che le hanno procurato per le loro decisioni unilaterali? La foto che accludo risale al primo intervento fatto circa una ventina d'anni fa e dimostra soprattutto che l'esecuzione dei lavori non aveva interrotto la circolazione automobilistica, come si evince dalla delimitazione della carreggiata e dalla presenza dell'autoveicolo. Si chiede veramente troppo ai dirigenti dell'ANAS e alla ditta che rieseguirà i lavori (si spera in modo definitivo)? Le esigenze di mobilità di quindicimila abitanti non contano nulla? |
PUBBLICATO 24/09/2009
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