“Purtroppo sono costretto a smentire notizie infondate e prive di significato scientifico diffuse da ciarlatani e da persone senza scrupoli.” Carlo Tansi, ricercatore del Cnr – Irpi nonché docente di geologia strutturale, è molto amareggiato e quando gli poniamo la questione si dimostra anche molto arrabbiato. Perché, a suo avviso, sebbene la grossa campagna di informazione di questi giorni la popolazione ancora non sa che i terremoti non si possono prevedere.

Ma è proprio così prof. Tansi?
Si tratta di una bufala che sarà smentita con i fatti. Non abbiamo motivi di ritenere che dalle nostre parti possa avvenire una sisma. Peccato che chi ha messo in giro queste voci non ha riferito anche di che potenza sarà e quali zone colpirà.

Che fa scherza, prof Tansi?
Si narra che in seguito alle violente scosse sismiche che nel 1703 interessarono Norcia, il Papa facesse installare in Vaticano uno strumento che, secondo le intenzioni dell’inventore, poteva preannunciare la scossa. Di ciò approfittarono i soliti malfattori che facendo leva sull’ignoranza e sulla buona fede della gente, e sullo stato di ansietà, fecero spargere la voce che un’altra scossa di li a poco si sarebbe verificata. Naturalmente falso.

Quindi lei pensa che veramente non si può prevedere quando e dove avverrà una scossa di terremoto?
Le conoscenze in nostro possesso ci danno informazioni sulle aree a rischio e non su quando e dove potrebbe avvenire un sisma.

Si spieghi meglio.
Se prevedere significa definire in anticipo il momento e la magnitudo di una futura scossa di terremoto in un’area definita con precisione la risposta è no, se invece con il termine previsione si intende una valutazione probabilistica degli intervalli di tempo e di magnitudo entro i quali una scossa di terremoto interesserà una determinata zona una risposta positiva, anche se approssimativa, è possibile.

E con il radon come la mettiamo?
Si tratta di un gas naturale presente in corrispondenza di faglie. La sua fuoriuscita, quindi, indica una frattura ma non un possibile sisma.

La Calabria, però, è tra le zone sismiche.
E’ risaputo che la Calabria è attraversata da numerose faglie attive che in caso di rapido e ampio movimento liberano energia sotto forma di onde sismiche. La nostra regione è una delle più esposte al rischio sismico perché situata al centro tra la placca africana e quella europea che si stanno avvicinando.

Che fare allora?
Sarebbe opportuno che ogni comune si doti una buona ed aggiornata cartografia sismica in base alla risposta sismica locale che può subire un determinato sito, quindi è necessario che il patrimonio edilizio sia tenuto costantemente sotto controllo. Inoltre bisogna far corrispondere un innalzamento della educazione sismica perchè manca tutt’ora un cultura del terremoto intesa come capacità di convivere con questa manifestazione della natura, senza drammi né catastrofismi, ma permettendo di valersi di quegli strumenti informativi atti a comprendere con lucidità ed efficacia questo fenomeno.