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Al comune cultura in panne. L'esempio del cinema.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
L'amministrazione comunale sta scivolando su una insidiosa buccia di banana, che, al livello di immagine, potrebbe costarle assai cara. Nonostante gli ufficiosi proclami circa una sia pur ritardata riapertura, il cinema continua a essere chiuso.
Quella di piazza "Principessa di Piemonte" è l'unica sala cinematografica presente in città e viene gestita, ormai da oltre dieci anni, direttamente dal Comune.
Vi si potevano vedere, fino alla scorsa primavera, film decisamente nuovi, a prezzi abbordabili, comunque inferiori rispetto a quelli praticati dalle sale dei centri vicini.
Sebbene la voce in bilancio fosse in passivo, il Comune comunque garantiva un servizio pubblico, che le cifre dicono essere stato particolarmente apprezzato.
Tra i privati, chi negli anni ci aveva provato, aveva dovuto fatalmente rinunciare, considerati i bilanci ampiamente in rosso.
Che il Comune non riapra il cinema in questa stagione, in presenza di un'argomentazione valida, potrebbe starci. Ma che la motivazione risieda nella rottura della caldaia, con un programma di proiezioni già pronto, è inaudito.
I tecnici affermano che per mettere mano all'impianto di riscaldamento occorrerebbero oltre diecimila euro. Nonostante le croniche difficoltà della casse comunali, è comunque prioritario, anche rispetto ad altre voci, reperire questa somma in qualche modo e l'assessore al Bilancio deve fare la sua parte, altrimenti diventa difficile ribattere alle critiche che inevitabilmente verranno indirizzate all'amministrazione comunale.
In questi anni la cultura è stato l'autentico tallone d'Achille della gestione Coschignano e il cinema diventa l'emblema di un bilancio che, in questo specifico settore amministrativo, definire deficitario è quasi un eufemismo.
Nel corso degli anni si sono alternati tre assessori alla Cultura e questa instabilità certo non ha aiutato. Tuttavia questo non può essere sufficiente a giustificare un'attività che si è unicamente limitata a qualche patrocinio e ai saluti di sindaco e assessori a iniziative altrui.
Il sindaco ha, nella sua relazione di fine mandato, cercato di imbastire un ragionamento con argomenti decisamente sterili nel tentativo di spiegare un'attività che non c'è stata. Nemmeno sulla carta.
In questo senso la vicenda del cinema diventa la cartina di tornasole di una cultura che non c' è nell'agenda dell'amministrazione comunale. Anche quando si tratta, in fondo, di comprarla con soli diecimila euro.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 08-12-2009.

PUBBLICATO 09/12/2009

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