Finisce nel modo peggiore, cioè a timbri e carte bollate, la vicenda relativa alla revoca della carica di assessore a Salvatore Montalto, fino allo scorso dicembre esponente in giunta in quota Comunisti Italiani. Montalto, infatti, tramite il proprio legale Angelo Altomari, ha querelato il segretario provinciale del partito, nonché consigliere comunale, Antonio Morrone, per i reati di calunnia, ingiuria e diffamazione a mezzo stampa. Il riferimento, in particolare, è a una conferenza stampa, alla quale presero parte, oltre a Morrone, anche il segretario di Acri centro del PdCI, Nuccio Cerenzia, e il neo - assessore Mino Cerenzia, per spiegare le ragioni che avevano portato alla sostituzione in giunta di Morrone.
In quella occasione, Antonio Morrone, secondo quanto si legge nella querela, “in dispregio della norma 196/03 sulla privacy, spiegava ai giornalisti, erroneamente, che la mia condizione di dializzato non mi permetteva più di avere un ruolo attivo nel partito”.
Secondo Montalto, “per tali ignobili accuse il sottoscritto è stato costretto a continue e numerose smentite pubbliche, atteso che, appena letti i giornali, numerose persone, amici e conoscenti, si affannavano a contattarmi e a chiedermi spiegazioni circa il mio stato di salute, il quale, da anni è rimasto invariato, comunque in alcun modo tale da poter compromettere la mia vita quotidiana o lo svolgimento della carica istituzionale per cui ero stato scelto”.
Montalto ricostruisce anche le fasi che hanno portato alla revoca dell'incarico.
“In dicembre - è scritto ancora nella querela - fui invitato da Antonio Morrone, segretario provinciale del partito, e da Nuccio Cerenzia, segretario della sezione di Acri centro, nella sede del partito”. In quella circostanza gli fu chiesto “di rassegnare le dimissioni dalla carica di assessore comunale, poiché, a loro dire, non rappresentavo più il partito in seno alla maggioranza politica che sostiene l'attuale sindaco di Acri, Elio Coschignano. Immediatamente - prosegue Montalto - chiesi spiegazioni, rappresentando la mia disponibilità a dimettermi, a patto che tale richiesta venisse almeno discussa ed eventualmente votata dagli iscritti al partito”.
Per Montalto, “sia Morrone che Cerenzia rifiutarono tale mia democratica richiesta, motivata non dalla mia sete di potere, bensì solo perché ritenevo che tale decisione era stata frutto non di un confronto democratico, ma solo la volontà di un numero ristrettissimo di persone, che, senza alcuna considerazione della mia militanza politica e dell'ottimo lavoro sino ad allora svolto, avevano deciso di cacciarmi e, non potendolo fare di loro iniziativa, avevano comandato che io rassegnassi le dimissioni”.
Al rifiuto di dimettersi, veniva comunicato al sindaco “che io non ero più il rappresentante dei Comunisti Italiani ( in giunta ndr), chiedendogli di revocarmi la delega di assessore. Cosa che poi avvenne”. Montalto ha intenzione di scrivere ai vertici nazionali del partito e di portare la vicenda all'attenzione del garante sulla privacy.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 30-01-2009.