PD e Udc hanno votato insieme in occasione dell'elezione del vice-presidente del consiglio regionale e sull'ordine del giorno di protesta contro i tagli Fintekna fatti dal governo a spese della Calabria. Un asse che ha trovato riscontri anche nelle dimensioni locali ma che viene trattato con circospezione dagli stessi protagonisti.
Lo dice chiaramente Michele Trematerra,capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale:
«Dal Comune di Acri alla Regione non potremmo mai avere alcun contatto con le esperienze amministrative. In alcuni casi, come ad Acri, per esempio,abbiamo lanciato un appello a tutte le forze politiche interessate a un progetto di rinnovamento per la città. Stranamente ha risposto solo il Pd, ma ha risposto male. Ci è stato chiesto di entrare in giunta e noi abbiamo risposto picche. Ciò non toglie che se l'atteggiamento e il linguaggio saranno diversi io penso che si possa costruire un percorso comune nelle realtà locali come Acri».
Onorevole Trematerra, al di là delmerito, il voto congiunto di Pd e Udc di lunedì scorso in Consiglio regionale può avere qualche lettura politica?
«Va innanzitutto detto che il voto in consiglio regionale ricalca fedelmente quello di molti consigli comunali e provinciali,quindi non vi è nulla di rivoluzionario. Noi abbiamo coerentemente affermato il carattere iniquo di un provvedimento che scarica su Calabria e Sicilia il peso del taglio dell'Ici e la necessità di una distribuzione più omogenea del sacrificio. Ci si sarebbe dovuti meravigliare se in consiglio regionale avessimo assunto un atteggiamento diverso».
Loiero tira nuovamente dentro RifondazioneComunista, che marca unanetta autonomia dalla segreteria nazionale.
«Ritengo positivo che i dirigenti regionali di un partito si riservino un margine di discrezionalità decisionale in simili frangenti. Certi fenomeni non possono essere gestiti con gli strumenti della politica nazionale. Dal punto di vista politico,è evidente la strategia di Loiero, che mira alla ricostituzione del quadro politico del 2005, in grado di garantirgli maggiore tranquillità».
Come descriverebbe la condizione attuale dell'Udc, che sembra di vivere in una sorta di limbo politico?
«In realtà è tutto molto chiaro: siamo all'opposizione sia a Roma che a Catanzaro,anche se le due maggioranze hanno due colori politici diversi. Stiamo mantenendo un profilo istituzionale corretto,che ci permette autonomamente di discernere gli atti positivi da quelli negativi,senza vincoli di sorta».
Eppure non sfugge un certo feeling con il Pd.
«Se dovessi giudicare attraverso gli strumenti che offre l'attuale quadro politico regionale, dico che c'è più feeling con il Pdl, a patto che si liberi dalla sindrome di autosufficienza che lo porta a escludere più che a dar vita a processi inclusivi. Con questo centrosinistra non abbiamo nulla a che fare, oggi e in futuro. Ma non è detto che il centrosinistra di domani sia così».


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 14-08-2008.