La domanda che in questo periodo ricorre più frequentemente tra gli osservatori è quale approdo avrà la crisi che ha colpito la maggioranza di centrosinistra che governa il Comune. Le tossine dell'ultimo consiglio comunale non sono ancora state smaltite e c'è chi è pronto a scommettere che stavolta si andrà fino in fondo.
Quello dell'ultima riunione dell'assemblea civica è solo l'ultimo di una lunga sequela di litigi, anche plateali, tra gli scanni dei partiti che sostengono la giunta guidata da Elio Coschignano. Più di un consigliere, anche autorevole, senza perifrasi, ha parlato di esperienza giunta al capolinea. Le ultime dinamiche nazionali hanno creato un contraccolpo anche nelle realtà territoriali tra il Partito Democratico, appena costituitosi in consiglio, e il resto del centrosinistra.
La decisione di Walter Veltroni di affrontare da solo la sfida delle urne è parsa a molti come una sorta di via libera a una nuova fase, in cui il Partito Democratico ridisegni le sue strategie e reimposti le sue alleanze. Anche ad Acri i rapporti con la sinistra radicale, soprattutto con Rifondazione Comunista, al di là delle smentite di facciata, non sono mai stati idilliaci e oggi appaiono quasi irrecuperabili.
La questione tuttavia è un'altra. Acquisito il dato di crisi, occorrerà infatti capire come procedere. Nessuno comprensibilmente al momento vuole assumersi la responsabilità di decretare la fine della legislatura.
Tra poco approderà in consiglio comunale il bilancio e la maggioranza, almeno sul voto al documento, dovrebbe ricompattarsi, ma si tratterà di un “atto dovuto”, senza particolari implicazioni politiche. Dopo tutto tornerà come prima, ma fino a quando? Oggi appare improbabile, se non impossibile, che alle prossime elezioni questo centrosinistra si riproponga con la medesima formula.
Circa la possibilità di un quadro politico rivoluzionato rispetto a quello attuale, che comunque nei fatti è già superato, per il momento si possono fare solo ipotesi. Si sussurra di un accorso tra Partito Democratico e Udc, ma per ora si tratta solo di una eventualità ricca di suggestione.
Certo, non sarebbe semplice, considerato che occorrerà chiedere a chi fino a ieri si faceva politicamente la guerra di convivere sotto lo stesso tetto. Una simile ipotesi avrebbe bisogno di tempo per essere metabolizzata e comunque dovrebbe avere l'imprimatur delle urne, altrimenti nascerebbe male. Per ora se ne parla, ma non è detto che domani questa eventualità non diventi realizzabile.

Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 06-05-2008.