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“La bella politica”: il Partito Democratico e le opportunità della politica locale.

Mirko De Maldè
Foto © Acri In Rete
Ho letto l'articolo di Piero Cirino "Un Pd senza entusiasmo, assente anche in consiglio.".
Ne ho molto condiviso lo spirito di denuncia della situazione di immobilismo politico che ha colpito parte del centrosinistra acrese, nell'ambito del processo (mancato) di costruzione del locale Partito Democratico.
Non ne ho condiviso, invece, le conclusioni.
È mio auspicio, chiaramente, che questa giunta termini il suo mandato alla scadenza naturale e nel modo più proficuo possibile per gli interessi della nostra cittadina. Ma, francemente, non credo di voler legare la nascita del PD locale alle (possibili) necessità contingenti di questa maggioranza. Tutt'altro. In questa fase, col PD si dovrebbe semmai abbandonare la contingenza per dare uno sguardo coraggioso al futuro, fuori dai calcoli di convenienza politica che accompagnano la sopravvivenza del presente. Altrimenti avremmo l'amara conferma del motto gattopardiano "tutto deve cambiare perché tutto rimanga com'è"… Il PD dovrebbe, a mio avviso, rappresentare esattamente il contrario di una simile prospettiva.
In questo senso, la vera ambizione di un nuovo progetto politico deve essere proprio quella di cambiare radicalmente innanzitutto il costume politico locale, le abitudini i modi malati di una politica dallo sguardo patologicamente corto.
Ma devo constatare che è proprio questa la visione della politica (ed in questo credo si risolva quel "torpore" a cui faceva cenno, in maniera piuttosto garbata, Piero Cirino) che alberga nelle menti di chi quella spinta all'inovazione dovrebbe darla per primo.
Se, infatti, si possono giustificare gli amministratori, che possono lavorare in base ad un preciso mandato, e addirittura, in base ad un programma di coalizione (la cui "tempestiva" apparizione, nel momento troppo vicino alle elezioni, ne ha peraltro impedito una diffusione e condivisione politica più consapevole all'interno del senso comune cittadino), non capisco come possano svolgere il loro mandato i consiglieri, chi/cosa possano rappresentare nei, pur rari, consigli comunali.
Mi viene in mente Giovanni Sartori, quando distingue fra sistemi politici strutturati, nei quali il partito è il punto di riferimento ideale e programmatico dei cittadini elettori, e i sistemi in cui "l'elettore vota semplicemente e puramente per il notabile locale e i partiti rimangono etichette di poco o nessun conto", con le conseguenze inevitabili nella mancanza di qualsivoglia punto di riferimento politico nel senso vero del termine, nella più piena liberà "creativa" degli eletti, che finiscono per rappresentare se stessi e, se va bene, le loro personali idee politiche.
Ma l'osservazione che più mi ha colpito e mi ha spinto a scrivere questo articolo è quella sull'assenza dell'aria fresca, l'assenza dei giovani.
Pur non abitando ad Acri che per poche decine di giorni l'anno, mi sono comunque sentito chiamato in causa.
Noi giovani non possiamo, non dobbiamo - chiaramente alla base dell'azione sta la volontà, magari la passione - mancare all'apportunità di dare, attraverso questo nuovo progetto, basi solide ad una nuova politica per il paese. Dobbiamo sfruttare, senza alcuna mediazione, le possibilità di cambiamento e innovazione di cui il PD è (soltanto) potenzialmente capace e che può aprire a nuove realtà, nuovi programmi e metodi politici.
In questo si potrebbe riscoprire la politica come attività nobile dell'uomo, praticata per senso civico, per responsabilità, per volontà di cambiare in meglio la realtà che si vive quotidianamente.
Oggi invece, anche presso i giovani, vedo piuttosto radicati altri vecchi metodi. Quel "oggi a te, domani a me" che sta a fondamento della giustificazione del nudo potere, praticato nella mancanza di progetti di ampio respiro, gli stessi che caratterizzerebbero autenticamente una azione politica sana, diretta a scopi e valori giusti, capaci di prospettiva, in grado di aprire il futuro.
Ma non posso biasimare per questo vizio i giovani; ricordo una frase di Montesquieu: "non sono le giovani generazioni che degenerano: esse si perdono quando gli adulti sono già corrotti".
Spero che i giovani, nonostante tutto, non si perdano.
Per il cambiamento c'è sempre la possibilità.

PUBBLICATO 09/02/2008

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