Opinione Letto 1712  |    Stampa articolo

Due donne calabresi.

Egidio Masella
Foto © Acri In Rete
Una campagna di consultazione per l’intitolazione della sede del Consiglio era stata lanciata da ''Calabria'' .
L’ ufficio stampa della Presidenza del Consiglio fece sapere che, dopo la pioggia di e-mail, fax e lettere, inaspettatamente Corrado Alvaro, Tommaso Campanella e altri illustri personaggi storici calabresi avevano collezionato meno preferenze di Adele Giannone Salvidio di Acri, ai più sconosciuta.
L’ Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale non tenne conto della consultazione e si decise di intitolare il palazzo a Tommaso Campanella.
Non ci sogniamo certo di chiedere una marcia indietro e rinominare il palazzo che ospita il Consiglio, come sa bene Loiero che è noto per essere un fine conoscitore del pensiero di Campanella, il filosofo di Stilo che con la “Città del Sole” prefigura una società comunista, è anche un universale esempio di tenacia nella lotta per la libertà per la quale continua a dare tutto se stesso, anche dopo 27 anni di carcere.
Neanche il comitato che si mobilitato per la memoria della signora Giannone Salvidio pretende tanto, a loro basta che le venga intitolata una sala del palazzo, e certo questo può essere fatto senz’altro, ne sosteniamo le ragioni perché certo uno dei tanti motivi della sconfitta clamorosa della destra al governo è la prassi di non ascoltare i cittadini, le organizzazioni di categoria, i sindacati e chiunque rappresentasse interessi collettivi, essersi insomma isolata dal contatto con i cittadini.
Promuovere una consultazione popolare e poi non tenerne minimamente conto è decisamente bizzarro ed autolesionistico.
Non solo sosteniamo le ragioni dell’ intitolazione di una sala del palazzo che ospita la sede del Consiglio alla Giannone Salvidio, una donna di cui tante calabresi dovrebbero prendere esempio, ma crediamo che più si debba fare, ricordarla nell’ azione politica.
La Giannone Salvidio è un’imprenditrice intelligente che anticipa i tempi, e per avere ad Acri l’energia ricorre alle risorse naturali disponibili: un vecchio mulino nella valle del Mucone e la forza delle acque, ed Acri è elettrificata nel 1913.
A questo dovrebbero guardare le tante giovani donne, ormai spesso con un’istruzione superiore, che vogliono fare impresa, nuove tecnologie e le fonti energetiche rinnovabili.
Ecco un modo per la Regione Calabria per onorare la memoria della Giannone Salvidio ancora meglio che semplicemente cavarsela con il suo nome su una targa affissa all’entrata di un’aula, investire in ricerca ed innovazione, investire ancora più che in passato in maniera massiccia in misure per l’impresa femminile, per impedire che le nostre migliori risorse lascino la nostra terra.
E’ difficile esprimere le proprie potenzialità in una regione come la nostra, ancora di più se si è donne, ma c’è una figura che dimostra ancora di più che è possibile il riscatto, ed è Rita Pisano.
Se Adele Giannone Salvidio aveva avuto possibilità di studiare presso il Suor Orsola Benincasa a Napoli, la contadina Rita Pisano non ebbe la stessa fortuna, ma da autodidatta, divenne non solo una donna colta, ma da amministratrice della sua comunità fu anche una formidabile organizzatrice culturale, forse irripetibile ma certo la sua è una lezione che dovrebbe essere studiata da tanti amministratori, comunisti e non solo.
Quella di Rita Pisano è una storia d’emancipazione non solo personale ma collettiva e merita di essere ricordata meglio, come lo potremmo decidere a partire da un’assemblea dei comunisti in Presila da organizzare con la Federazione provinciale del partito.
Si potrebbe cominciare a ragionare in quella sede e con gli amministratori degli Enti Locali comunisti di una Fondazione che porti il suo nome, che promuova la partecipazione delle donne alla politica tra i principali scopi.

PUBBLICATO 22/4/2005

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