Gentile risposta all'intervento della sig.ra Nennele Manes.
Andrea Siciliano
Vivere in una comunità le cui menti che ne fanno parte sono simili fra loro, ed omologate a dei modelli standardizzati, sarebbe, oltretutto, molto noioso e poco produttivo. Quando il confronto assume connotazioni civili ed improntate sulla buona educazione, è sicuramente costruttivo per le diverse parti in gioco; a volte, però, l'incomunicabilità, le incomprensioni e, soprattutto, la mancanza di basi argomentali solide su cui fare leva, fanno sì che gli animi si infervorino dando vita a pensieri poco lucidi. E' facile cadere in questa trappola, ma come già detto in precedenza, il rispetto per il prossimo viene prima di tutto. Le idee di ognuno di noi sono sacrosante e variopinte, sono condivisibili o contestabili, ma mantengono sempre la loro umile dignità, così come i diversi sentieri di vita percorsi da ogni individuo; questi appartengono a noi stessi, ed a chi con noi ha condiviso tali percorsi. Tutti coloro, che per diverse ragioni sono stati e rimarranno semplici spettatori di tali eventi, non possono e non devono azzardare alcun giudizio o commento, tantomeno se smossi da una verità interpretata male, o meglio, a proprio modo. La linfa vitale che ci permette di lottare quotidianamente contro le avversità della vita sono i "legami forti" con le persone che fanno parte di noi stessi , e mai, in nessuna circostanza, li si può ignorare… specie quando si tratta di bellissime persone piene di vita, di orgoglio e con tanta voglia di fare, che meritano il posto che ricoprono nella società, anche solo per il fatto di poter camminare per le strade della vita a testa alta, mosche bianche insieme a poche altre. Nessuno può giudicare, ed ha mai giudicato, le qualità professionali decennali di "chicchessia", anche perché con "chicchessia" mai due parole sono state scambiate. E' un dovere di persona onesta, invece, avere il coraggio di sentenziare su ciò che è palese sotto gli occhi di tutti, e che si è toccato con mano nel corso degli anni… il contrario porterebbe all'omertà. Chi lavora nel sociale, più di ogni altro, è consapevole di quanto poco possa valere uno straccio di pezzo di carta con su scritto "dottore" stampato a grandi lettere, se alla base mancano la passione, l'amore verso il prossimo, ed il coraggio di affermare e difendere, con i limitati mezzi a disposizione, i diritti di chi non può farlo da sé ( anziani soli, senzatetto, tossicodipendenti ecc.). Quando dopo aver condiviso alcuni momenti della propria esistenza con un senzatetto per le strade di Milano, con un'anziana signora rimasta sola al mondo, o con un disabile grave, con un "ultimo del mondo" insomma, finalmente si torna a casa, la massima aspirazione non è certo quella di ritagliarsi un piccolo posticino nell'effimero formicaio, bensì quella di fare in modo che chi è meno fortunato di noi possa godere dei diritti che gli spettano, anche e soprattutto in tempi non sospetti. In tempi sospetti, con motivazioni fini a sé stesse, però, e senza altri scopi, è lecito porre l'attenzione dell'opinione pubblica sui modi in cui un'amministrazione pubblica, quella comunale, abbia gestito determinate situazioni. Remare contro chi, singole persone o istituzioni, si fa autore di soprusi e discriminazioni verso i più deboli, è il minimo che possa fare un operatore sociale, sia per il "famoso" buon senso, sia per un articolo del codice deontologico professionale che si è tenuti a rispettare, indipendentemente dalla fede politica che ognuno è libero di professare. Secondo il dizionario della lingua italiana, vile è colui che si mette da parte in imprese rischiose, e si sottrae al proprio dovere ( aggiungo: dovere di essere umano e onesto cittadino ). Se qualcuno si è offeso per così poco non me ne voglia, in quanto il sottoscritto ritiene gravi ben altre offese… un esempio? .... per un disabile, alzarsi la mattina, e vedersi inerme davanti agli eventi che gli accadono suo malgrado. Al cospetto di un uomo che si guadagna onestamente da vivere dall'età di quattordici anni, poi, non si può fare altro che togliersi il cappello ed esprimergli tutta l'ammirazione di questo mondo. I "pochi" libri letti, seppur all'interno del bozzolo, spero abbiano prodotto nel sottoscritto, buona cognizione di causa nei fatti, perché il tempo sprecato non sia stato vano…la buona educazione, purtroppo, non si impara su di essi o per le strade del paese, ma è insita in noi stessi, infatti la maleducazione e la presunzione non saranno mai figlie di una pagina scritta …neanche quella di un giornalino illustrato. P.S. Le parole prodotte dal sottoscritto nel precedente intervento, avevano altre ambizioni; prima su tutte quella di suscitare l'intervento di ben altri interlocutori, perché ad essi era indirizzato il tutto…l'intento non era quello di mettere a "disaggio" nessuno! |
PUBBLICATO 10/4/2005
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