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Acri è col fiato sospeso.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Quella appena iniziata è la settimana conclusiva della campagna elettorale, che ad Acri vive sul doppio binario delle comunali e delle regionali.
Come spesso avviene, sono le prime soprattutto a catalizzare, per le loro caratteristiche spiccatamente locali, in misura maggiore le attenzioni degli elettori.
Tanti i candidati e grande incertezza intorno all'esito finale sono i tratti maggiormente significativi di questa fase. In verità, gli aspiranti a uno scanno del consiglio comunale sono più di quelli di cinque anni fa. Certamente meno sono coloro che invece concorrono a diventare sindaco della città: tre, a fronte dei cinque delle comunali del 2000. Tuttavia, proprio mentre suona la campana dell'ultimo giro, qualcosa di nuovo questa campagna elettorale sembra averlo portato.
Al di là dell'evento ferale della morte dell'assessore comunale alla Cultura, Giuseppe Tempesta, che ha inevitabilmente segnato le ultime due settimane della classica liturgia elettorale, già prima qualche elemento di novità era emerso.
Innanzitutto la pacatezza, che ha permesso di dar vita a una campagna elettorale meno strillata e più riflessiva. Nel metodo, questo denota anche una nuova e da molti inattesa maturità raggiunta dalla classe politica locale. L'ultimo consiglio comunale ha francamente proposto la faccia deteriore dell'attuale classe dirigente.
Le sedute dell'assemblea civica, in questi cinque anni, sono spesso state assai poco edificanti, essendosi soprattutto caratterizzate per i reciproci improperi e un conseguente svilimento delle funzioni istituzionalmente attribuite al civico consesso.
Al contrario, questa campagna elettorale ha segnato, in tal senso, una sorprendente inversione di rotta. E questo permette di nutrire una forma di moderato ottimismo anche per il nascituro consiglio comunale. Ciò che invece si attendeva, e non è avvenuto, è stata la nutrita presenza di leaders nazionali di partito. Finora l'unico a giungere in città è stato il segretario nazionale dei Democratici di Sinistra, Piero Fassino. Solo voci sussurrate dai dirigenti dei diversi partiti avevano accreditato gli arrivi di Oliviero Diliberto, segretario nazionale dei Comunisti Italiani, Antonio Di Pietro, responsabile di Italia dei Valori, e Marco Follini, segretario dell'Udc. Giovedì 31 marzo sarà invece ad Acri, per la terza volta, il ministro delle Telecomunicazioni, Maurizio Gasparri. L'esponente di Alleanza Nazionale era stato in città l'ultima volta poco meno di un anno fa, in occasione della campagna elettorale per le Europee e le Provinciali. Giovedì parteciperà a una iniziativa promossa ad Acri dal suo partito, in programma per le ore 11:30 nel Palazzo Sanseverino-Falcone. La quasi totale mancanza di comizi in pieno centro ha invece segnato ufficialmente la crisi di questo tradizionale strumento di ricerca del consenso elettorale. E questo francamente rattrista un po'. Infatti, al di là della diversità dell'era di internet rispetto al tradizionale palco in piazza, il comizio rappresenta una attendibile cartina di tornasole. Spesso basta una frase a effetto, detta in un contesto pertinente, o la dimostrazione di essere in grado di mettere insieme due frasi coerenti per capire chi sia o meno in grado di poter adempiere alla funzione di consigliere comunale.
Perché, al di là di ogni semplificazione, in cinque anni qualcosa davanti a un microfono acceso bisogna dirla.

PUBBLICATO 29/3/2005

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