Opinione Letto 1164  |    Stampa articolo

Dissesto e politica.

Flavio Sposato
Foto © Acri In Rete
Mentre noi tutti parliamo, giustamente, di politica, altrettanto giustamente ed inesorabilmente la natura continua il suo corso (purtroppo e per fortuna allo stesso tempo) anche in quegli aspetti che hanno forti legami con la politica (gestione del territorio). Mi riferisco al dissesto idrogeologico, ignorato dagli amministratori Acresi negli anni scorsi, ma prepotentemente alla ribalta sul nostro territorio, anche se, per fortuna, non con i drammi di paesi a noi vicini (Cavallerizzo di Cerzeto).
Il Calamo, amato ed odiato torrente di Acri, continua indisturbato a svolgere uno dei ruoli che la natura gli ha affidato, quello di erodere e scavare le pendici su cui scorre, lo ha fatto per millenni, l'uomo glielo ha impedito per un breve periodo, 1930-1970, poi se n'è disinteressato ed il torrente ha ripreso la sua deleteria opera.
In questi ultimi anni, ed in particolar modo in questo inverno 2004-05, la situazione del Calamo a valle del centro abitato è divenuta disastrosa; nel 1999, in seguito alla chiusura della ss 660, andammo a controllare lo stato delle sistemazioni idrauliche del Calamo e riscontrammo che sette delle diciassette grandi briglie realizzate in passato erano andate distrutte per mancanza di manutenzione e che altre cinque versavano in stato di grave pericolo, lo facemmo presente a chi di competenza (Comune, consiglieri di tutte le parti politiche, commissario prefettizio, geologi dell'Unical).
Da allora la situazione è molto peggiorata, altre briglie sono crollate, è di questo ultimo mese l'aggiramento in destra orografica di una delle più grandi ancora in funzione, i suoi giorni sono contati; le tre grandi frane che partono dal Calamo stanno progressivamente, ma inesorabilmente divorando la pendice di Serra di Buda, il loro fronte avanza di decine di metri l'anno e sembrano accorgersene solo i proprietari dei terreni, che li vedono letteralmente scomparire anno dopo anno, inascoltati anche loro.
La pendice di Padia, relativamente più stabile, sta subendo lo stesso destino, si sono aperti fronti di frana da crollo che non c'erano fino a pochi anni fa, si è consolidata la scarpata immediatamente sotto l'abitato (sull'intervento siamo stati e siamo molto scettici), ma il resto della pendice, a cominciare dalla strada per Serra San Cataldo e dal tiro a piattello, continuano a scivolare verso valle, con i risultati che si possono immaginare.
E la politica? Assente!
Ma assente anche quando qualcosa si fa, come nel caso degli interventi dell'Anas sulla ss 660, sperpero di denaro pubblico a puntate, siamo in attesa della prossima! Questo Ente ha speso 800 milioni di lire nel 1997 per una serie di pali sul tratto in frana, nonostante che tecnici affermassero che quel tipo di intervento sarebbe stato inutile (dopo nemmeno due anni i pali vennero travolti e la strada chiusa al traffico); nel 2003 ha rimosso migliaia di metri cubi di terra per sostituirli con ghiaia e teli impermeabilizzanti (!), dopo un anno la strada era punto ed a capo; in questi giorni sta rimovendo il materiale posto nel 2003 e lo sta sostituendo con gabbioni in rete metallica pieni di pietrame, lavoro inutile, fra un anno saremo punto ed a capo.
Nel frattempo l'Anas si guarda bene dal fare l'unica cosa sensata: regimentare le acque a monte per impedirne l'infiltrazione in profondità.
E la politica? Panem et circenses naturalmente, arredo urbano, canzonette e pubblica illuminazione a tutti, così quando questo paese sarà di soli vecchi le luci illumineranno le loro passeggiate notturne (?!).

PUBBLICATO 27/3/2005

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