Non votare si, ma ...
Mirko De Maldè
Trovo un'ottima idea che l'intera popolazione definisca priorità ed obbiettivi che i politici, nient'altro che rappresentanti, dovrebbero eseguire al di là di lotte per voti e i programmi di partito. Ci sono delle cose che l'intera cittadinanza richiede ormai ad una voce, e se astenersi dal voto rappresenta una soluzione perchè tali richieste vengano presto esaudite, allora vada per questa estrema arma di lotta democratica, che ha come fine ultimo l'ottenimento della considerazione necessaria nel contesto della realizzazione di opere e progetti necessari per il nostro territorio. Ma questo non dovrebbe voler dire, penso, solo astensionismo, ovvero non alzarsi per andare a votare la mattina del 3. Questo vuol dire creare una mobilitazione alternativa che possa effettivamente costituire una forza presente nel panorama politico al di sopra di tutti i partiti. Bisognerebbe organizzare un movimento solido, conscio degli obiettivi che si vogliono perseguire e soprattutto capace di reggere. Ripeto, l'astensionismo in sé non servirebbe a nulla, a meno che non costituisca un qualcosa di organizzato e motivato. Questo perchè l'astensionismo dovrebbe essere pressoché totale, e per ottenere simili risultati le persone devono convincersi dei perchè di un simile gesto. L'astensionismo in se produce come effetto solo la perdita di un diritto/dovere civile, la possibilità di esserci, di contare col proprio voto. E' utile solo se è associato ad una motivazione: se la gente ritiene che i partiti e i loro rappresentanti fanno solo il proprio comodo, se si pensa che costoro non abbiano a cuore il bene del territorio, se si ha il sospetto di essere ingannati e sfruttati nel momento elettorale, allora va bene non votare, usare "l'arma del voto", per contare, almeno una volta, seriamente. Ed assieme a questa scelta, assieme a questo atto di denuncia e di sfiducia, rendere chiare le cose che si debbono realizzare per prime nel nostro territorio, mobilitandosi attivamente e in massa. Come risulta chiaro non sarà un fantomatico "Comitato cogito ergo sum" a realizzare questa mobilitazione sociale. SI deve creare una coscienza comune attorno alla problematica (cosa per cui ritengo si sia sostanzialmente in ritardo) e pianificare l'azione sistematicamente. Se si decide di non esercitare un diritto, perlomeno lo si faccia con cognizione di causa. Io,senza tanta fiducia, penso che manchi l'adeguato interesse alla cosa perchè si possa realizzare una simile mobilitazione in cosi poco tempo;ciononostante, almeno in questa occasione, spero vivamente di essere nel torto. |
PUBBLICATO 25/3/2005
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