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Sviluppo Italia? No, Sviluppo parenti

Foto © Acri In Rete
Redazione
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Dopo molti anni, esattamente 17, si torna a scrivere (grazie ad un noto blog cosentino) di Sviluppo Italia dal 2008 Invitalia. Nel 2007 se ne occupò addirittura Report e il Corsera grazie ad uno scritto di Gian Antonio Stella. Questa Agenzia, che ha il compito di intercettare fondi nazionali ed europei per aiutare piccole e medie imprese (ma soprattutto familiari e amici di politici), è stata anche il luogo del clientelismo e delle assunzioni a chiamata diretta. Un lungo elenco di nomi, riconducibili a politici di centrodestra e di centrosinistra. “Un’azienda, scrive il blog, costruita su misura per tanti figli e familiari di politici eccellenti e guidata da Francesco Samengo. Nessun concorso ma una chiamata diretta su indicazione del politico soprattutto durante le campagne elettorali. Ma cosa fanno i tanti figli di papà inseriti nella struttura di Sviluppo Italia? Quando le telecamere di Report sono entrate in una delle sedi dell’Agenzia i cronisti hanno provato a chiedere ai dipendenti quali attitudini avessero, in quali attività fossero impegnati nelle ore di lavoro, e per tutta risposta, ricevevano monosillabi o negazioni.” Insomma, scena muta, quindi passacarte e addetti alle fotocopie con un contratto a tempo indeterminato e con la possibilità di timbrare il cartellino quando si vuole. Un sistema marcio non combattuto neanche dai sindacati. Lo scandalo dilaga e diventa nazionale grazie a Gian Antonio Stella che pubblica un pezzo nell’ agosto 2007 dal titolo memorabile “Sviluppo parenti” con tutto l’elenco dei raccomandati; Nerina Pujia, figlia del potente ex parlamentare della Dc Carmelo, Carlo Caligiuri, figlio dell’ex consigliere regionale diessino Enzo, Cecilia Rhodio, figlia dell’ex presidente regionale democristiano Guido, Paola Santelli, Marco Aloise, candidato sindaco per An a Paola nel 2003, Luigi Camo, figlio dell’ex senatore Geppino, Giovanna Campanaro, nipote dell’ex deputata democristiana Anna Maria e dell’ex assessore regionale Giampaolo Chiappetta, Andrea Costabile, nipote di Gino Trematerra, Emilio De Bartolo, figlio dell’ex assessore ed ex preside della Facoltà di Economia all’Unical Giuseppe, Giada Fedele, moglie di Roberto Occhiuto, Antonio Mingrone, nipote dell’ex deputato forzista G. Battista Caligiuri, Giovanna Perfetti, figlia dell’ex consigliere regionale Pasqualino e tanti altri ancora. Scrive Stella; "Sviluppo Parenti", tanto varrebbe chiamarla così, la società "Sviluppo Italia". Almeno in Calabria. Tra i dipendenti di quella che doveva essere una specie di nuova Iri ma più moderna, agile ed efficiente per rilanciare il Sud attirando investimenti esteri, figurano infatti decine di figli, cognati, sorelle, cugini e parenti vari di politici, sindacalisti, giudici. Assunti senza concorso, per chiamata diretta. E decisi a sostenere bellicosamente d’essere stati assunti per brillanti meriti professionali. Che la società, al di là della pomposità manageriale della «mission» dichiarata sia diventata un carrozzone non è una novità. Lo sostiene il Sole 24 Ore che ne ha chiesto la chiusura perché sbaraccare sarebbe un segnale di svolta più forte di qualunque riforma annunciata». E lo ha ammesso perfino l’amministratore delegato Domenico Arcuri: «Ho ereditato una farsa, una società con una struttura così elefantiaca che al cospetto la General Motors si intimorisce»… Sono passati 17 anni da quell’inchiesta, che, così come diverse altre, hanno conosciuto la ribalta delle cronache nazionali ma in Calabria non è cambiato mai niente.

PUBBLICATO 20/02/2024 | © Riproduzione Riservata





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