Arbashkuar: dizionario illustrato per gli arbëreshë
Gennaro De Cicco
Il dizionario illustrato italiano – arbëresh – shqip (Opera Omnia) di Costantino Bellusci e Flavia d’Agostino, è un dizionario arbëresh lessicografico – didattico che contiene oltre diecimila termini linguistici tra sinonimi, varianti, proverbi e frasi idiomatiche. Questi i dati editoriali dei Dizionari Arbashkuar, ultimamente completati: a) La storia e le parlate arbëreshe delle Comunità italo - albanesi del Pollino Calabrese - Vol. I, edizioni Orizzonti Meridionali, La Grafica Meridionale, srl, Montalto Uffugo, 2008 - Copertina elaborata da Francesco Bruno. b) La storia e le parlate arbëreshe delle Comunità italo - albanesi della Sila greco-albanese – “Destra Crati” - Vol. II, edizioni Orizzonti Meridionali, La Grafica Meridionale, srl, Montalto Uffugo, 2009; c) La storia e le parlate delle Comunità italo-albanese della Valle dell’Esaro, Vol. III, Zaccara editore, Lagonegro, luglio 2014. d) La storia e le parlate arbëreshe delle Comunità italo - albanesi dell’Alto Jonio Cosentino - Vol. IV, edizione Expressiva, Spezzano Albanese, aprile, 2018. e) La storia e le parlate arbëreshe, con note fonetiche morfologiche, delle Comunità della media Valle sinistra del Crati e dell’Appennino Paolano – Vol. V (di prossima pubblicazione). L’ opera è rivolta, nello specifico, agli alunni albanesi e arbëreshë della scuola di base nei suoi vari gradi per permettere loro di conoscere ed apprezzare meglio la propria lingua materna. Oltre ad avere una fruizione prettamente didattica, è rivolta anche all’intera sfera socio-culturale dell’Albania, dell’Arberia, e a chiunque voglia approfondire, conoscere o apprendere la lingua. I vari testi contengono anche parti relativi ad aspetti socio – culturali, considerato che oltre alla lingua in sé, nei vari contesti arbëreshë sono stati tramandati radici storiche e spaccati di storia e di vita quotidiana che hanno intrecciato e fuso omogeneamente le varie etnie. A completamento del succitato lavoro editoriale si arriverà nel prossimo futuro ad un’Opera Omnia in quindici volumi, comprensiva di un ulteriore testo che contempli, in maniera comparata, tutti i termini comuni delle parlate arbëreshe. Il lavoro assumerà così la connotazione di un utile strumento multifunzionale, sia per il confronto dell’albanese odierno che per il confronto e la comparazione dell’ arbëresh storico delle varie comunità italo-albanesi. Questa pubblicazione ha avuto un grande apprezzamento dagli Arbëreshë e, soprattutto, dagli anziani, ultimi depositari del prezioso tesoro di questa minoranza etno-linguistica. Gli autori da essi hanno ricevuto l’incoraggiamento e il sostegno morale a proseguire, appassionatamente, il lavoro, con l’intento di voler salvaguardare e valorizzare l’ingente e secolare patrimonio culturale arbëresh. Inoltre, per ciascun dizionario, verrà realizzato in seguito, anche un CD multimediale con le pronunce originali dei lemmi delle singole parlate arbëreshe esaminate. Ogni Dizionario, contiene, altresì, notizie sugli autori, ringraziamenti vari, paginette necessarie per abbreviazioni, caratteri e segni vari, alcuni cenni storici sull’origine della lingua albanese, l’alfabeto albanese, elementi grammaticali e un itinerario artistico – storico e culturale sui paesi di riferimento e su altre località. Il compianto ispettore del Ministero della P.I. Francesco Fusca, che ha curato la prefazione del Dizionario ARBASHKUAR, dopo una attenta analisi sulla legge 482/ 99, si chiedeva cosa significasse uno strumento propositivo, comparativo e prospettico, come l’onerosa ricerca degli autori che sonda, scandaglia, intreccia le parole, le azioni e i fatti in italiano, in Albanese e in Arbërisht.
“L’opera – per l’emerito ispettore – è uno strumento di lavoro, che contiene una spiccata valenza didattica. Un viaggio tra le parole, che presenta anche contenuti e significati antropologici, socio – culturali, storici e geografici. Non un Dizionario tout-court, ma un organico contenitore, una eterogenea e flessibile proposta di ricerca di conoscenza”. L’introduzione al libro, invece, è di Emilia Blaiotta, già docente di Lettere e Filosofia e Dirigente Scolastica. Per la Preside, che ha avuto il compito di introdurre il lavoro – “i volumi sono frutto di un impegnativo lavoro di ricerca sul campo, che nasce da un autentico trasporto affettivo e culturale per le radici del loro vissuto”. Testimonianza che la salvaguardia della minoranza in questione è sentita e coltivata da volontari e gruppi locali molto più che da ceti politici e istituzioni. In effetti, quando si è affacciata, in un orizzonte di scarsità di risorse, un’opportunità favorevole per guardare alla tutela in una logica di possibile sviluppo futuro, non si è stati in grado di coglierla. Sono stati presentati, e finanziati, solo progetti che prevedono il recupero di edifici o riqualificazione di spazi più o meno pubblici. E quindi, la Dirigente si chiede “se vale la pena spendersi con tanto impegno e dispendio di energie per un microcosmo come quello arbëresh, mentre le parole del momento sono: globalizzazione, omologazione dei modelli di consumo e di cultura, normalizzazione; rispetto ai quali le specificità individuali sembrano svanire nella loro povertà di senso”. E a questa domanda, subito la risposta: “È vero che non si può prescindere dalla complessità del nostro tempo, ma è altrettanto vero che la globalità non si sviluppa in contrasto con la specificità dei luoghi e delle culture, ma paradossalmente di essa si appropria e da essa trae la linfa per riprodurre se stessa”. Gli autori hanno strutturato il dizionario pensando più ai piccoli che ai grandi, quindi come uno strumento di lavoro prevalentemente per le scuole dell’obbligo, ben sapendo che è a quella fascia d’età che bisogna puntare per ridare nuova linfa vitale alla lingua, coltivando il bilinguismo ambientale. Il volume è corredato da informazioni storiche basilari, sia relative all’Albania che alle Comunità inserite in ciascuno di essi, ed è presente una raccolta di proverbi, anch’essi contestualizzati. Si tratta, insomma, di pubblicazioni ricche di molteplici spunti conoscitivi, in cui la lingua non risulta scorporata dal contesto d’uso e di vita, ma coniugata con l’altro elemento inscindibile da essa, cioè la cultura del territorio. “L’opera completa – dicono Bellusci e D’ Agostino nella presentazione del lavoro - è un dizionario arbëresh lessicografico - didattico, aggiornato e corretto, che contiene oltre diecimila termini linguistici tra sinonimi, varianti, proverbi e frasi idiomatiche bilingue delle Comunità italo-albanesi esaminate, che, per oltre il 70%, sono comuni a quelli della lingua albanese madre”. Tale raccolta lessicografica risulta molto valida perché consente di acquisire fondamentali elementi e preziose conoscenze per la formulazione in futuro di una possibile e necessaria “parlata arbëreshe comune”, che agli autori piace definire Arbashkuar (arbërishtja e bashkuar), per tutte le Comunità albanofone presenti in Italia e dislocate in varie e particolari aree linguistiche, che permetterà a tutti, ovunque siano, di comprendersi ovunque nella loro lingua avendo la base linguistico - lessicografica comune. Una affermazione forse un po’ azzardata, se consideriamo l’ attuale situazione linguistica nei nostri paesi arbëreshë. All’intermo di ogni volume di oltre 500 pagine, Costantino Bellusci e Flavia D’ Agostino danno anche informazioni sulle origini della lingua albanese e arbëreshe. Secondo i filologi tedeschi Franz Bopp e Gustav Meyer, la lingua albanese è di origine indoeuropea. Insieme al greco, comunque, è una delle più antiche lingue tuttora parlate nella penisola balcanica e risale, almeno, al III sec. a. C. Il primo documento scritto dell'Albanese moderno risale all'anno 1462 ed è Formula e Pag‘zimit (La Formula del Battesimo), scritta dall'arcivescovo Pal Engj‘lli. La prima opera letteraria, dal titolo Meshari di Gjon Buzuk è stata pubblicata nel 1555. Nel 1592 l'opera E mbsuame e Krestherë (La Dottrina Cristiana) del siciliano arbëresh Luca Matranga, tradotta in italiano dal gesuita Ladesma, è la prima testimonianza assoluta del tosco meridionale e la prima espressione letteraria arbëreshe. L’alfabeto albanese, che si riporta in Abashkuar con i grafemi fonetici internazionali (IPA) e con le pronunce delle consonanti e delle vocali è comune sia agli albanesi d'Albania (Shqipëtarët) che agli albanesi d’Italia (Arbëreshë). Esso è composto da trentasei lettere ed è di tipo latino integrato, per i suoni particolari dell’albanese (Congresso linguistico di Monastir, 1908). L’Arbërìshtja, riportato da Bellusci e D’Agostino si classifica in parlate e non in dialetti perché con il termine “dialetto” si indica l’insieme delle caratteristiche che differenziano una glossa dall’ altra, mentre con il termine “parlata” s’ intende l’insieme delle varianti di una stessa lingua, che sono talmente minime da non costituire un dialetto a sè stante. Gli Arbëreshë, pertanto, hanno la possibilità di comprendersi tra di loro, senza che fattori di spazio e di tempo ne pregiudicano l’appartenza storica, sociale, etno-antropologica e la “comunione linguistica”. Dopo la seconda guerra mondiale il tosco è divenuto la lingua ufficiale dell’Albania ed oggi si usa nella letteratura e nella scuola. Si è scelto questo dialetto come lingua nazionale perché si caratterizza da una maggiore unità linguistica. Queste Comunità, per analizzare lo stato conservativo della loro lingua, sono state messe a confronto dagli autori di Arbashkuar anche con l’albanese d’Albania dal quale si sono originate. Nel dizionario è stato adoperato l’alfabeto albanese e sono stati riportati esempi di parole che rispecchiano le parlate dei paesi esaminati; accanto ad ogni lettera è stata segnata la trascrizione del corrispondente segno fonetico (pronuncia) e sono stati evidenziati, anche, i propri e particolari aspetti morfo-fonologici. La ricerca lessicografica è stata condotta, prevalentemente, secondo il metodo scientifico della ricerca sul campo. Bellusci e D’Agostino, cioè, hanno intervistato diversi informatori di ogni fascia d’età (giovani, e persone di media e di terza età), di vari livelli culturali, riportando, fedelmente, i termini nei dizionarii. Inoltre, si sono serviti sia del Fjalor i Arbëreshëvet t’ Italisë (II edizione) di papàs Emanuele Giordano e della sua gentile e qualificata collaborazione diretta, per arricchire il lessico raccolto e, soprattutto, per avere un proficuo apporto della sua grande esperienza e conoscenza. Bellusci Costantino arbëresh di Plataci, diacono dell’ Eparchia di Lungro (CS). Docente di Religione nelle scuole medie ed elementari. Ha conseguito il Diploma di Scienze Religiose, il Magistero nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose ed ha continuato gli studi fino al raggiungimento del Baccalaureto in Sacra Teologia. Si interessa di Storia delle Tradizioni popolari e di linguistica, studiando, soprattutto, le parlate albanesi d’Italia. D’Agostino Flavia arbëreshe di Civita, laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, indirizzo europeo, all’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha svolto, come docente di lingua albanese corsi di Alfabetizzazione per gli alunni sul recupero delle tradizioni popolari di San Basile e sulla catalogazione dell’iconografia bizantina dei paesi arbëreshë del Pollino. Molte le molte pubblicazioni specifiche per i due studiosi. Gennaro De Cicco
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PUBBLICATO 08/08/2023 | © Riproduzione Riservata
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