In un mare di ignoranza c'è chi riesce a toccare il fondo
Ai cittadini acresi è stato negato il diritto fondamentale di partecipazione democratica alla vita politica della città, diritto previsto dalle leggi dello Stato e recepito dallo Statuto Comunale.
Sulla mancanza assoluta di strumenti culturali degli “amministratori” locali, per poterli ritenere adeguati al compito istituzionale loro affidato, ho già scritto (clicca qui, ndr) per cui pretendere che sappiano capire o interpretare leggi e regolamenti rappresenta una utopistica illusione. Sarebbe anche impensabile altresì pretendere che i consiglieri di maggioranza, afflitti da smemoratezza cronica, ricordino che hanno approvato gli Indirizzi Generali di Governo, scritti, si fa per dire, dal Sindaco, che nella premessa declama solennemente: “Insieme ai principi di giustizia, solidarietà e legalità (per cortesia non ridete, sappiamo tutti come vengono quotidianamente messi sotto i piedi questi principi) intendiamo valorizzare la partecipazione alla vita politica della città.” E ancora “Senza partecipazione non esiste consenso e senza consenso non c’è democrazia. Senza scelte partecipate, quindi, non c’è possibilità di governo”. Continuate pure a ridere ma è scritto proprio così. Un po’ di serietà adesso. Il Garante per la privacy ha dato il suo primo parere in materia l’11 marzo 2002 e “ha stabilito la liceità di riprendere le sedute dei consigli comunali, in quanto per definizione aperte al pubblico”. Secondo il Garante “è possibile documentare via internet lo svolgimento delle sedute pubbliche dei consigli comunali, purchè i presenti ne siano informati”. Si sono succedute poi negli anni sentenze della Corte di Cassazione che hanno stabilito che “i consigli comunali sono pubblici e non è legittimo impedirne la trasmissione o prevedere l’obbligo di sottoporre a parere preventivo del sindaco o del Presidente del Consiglio la possibilità di trasmettere alcune o tutte le immagini di una seduta”. Vi sono state diffide degli Ordini dei Giornalisti nei confronti di quei “Comuni che hanno intrapreso provvedimenti restrittivi di diniego dell’attività dei giornalisti radio televisivi e su web o di Comuni che hanno messo limitazioni nei loro regolamenti consiliari”. Resta il fatto che nel Regolamento del Consiglio Comunale di Acri non si fa menzione alcuna di limiti alle riprese audiovisive, anzi non se ne parla proprio. Ciò nonostante, la richiesta di poter trasmettere gratuitamente le riprese audiovisive da parte del direttore del giornale on-line Acri In Rete è stata negata con delle motivazioni così ridicole e contraddittorie che hanno suggerito il titolo di questo articolo. Vediamole meglio queste motivazioni. Punto primo. Acri In Rete, che non esercita in forma imparziale il diritto di cronaca con atteggiamenti poco parziali, prende sempre a pesci in faccia l’Amministrazione. Ammesso che così fosse - e dopotutto non sarebbe male specie se si trattasse di pesci surgelati - è sempre meglio un servizio gratuito di una trasmissione degli interventi dei consiglieri di maggioranza e minoranza, che è sempre stata mandata in onda, anche se è costata decine di migliaia di euro. Ma a parte il fatto che a me, e non solo a me, Acri In Rete sembra l’Ufficio delle Pubbliche Relazioni del Comune, a voler giudicare dalla pubblicazione quotidiana di comunicati stampa dell’Amministrazione Comunale, c’è da dire che il Portavoce del Comune è anche il capo-redattore di Acri In Rete, il quale difende Sindaco e amministratori meglio di come gli Immortali difendevano Serse nel film 300. Secondo punto. Con un triplo salto mortale logico che atterra nel paradosso, si dà a capire, anzi si dice chiaramente che il richiedente, direttore del giornale on line, ha un’appartenenza partitica PD e perciò poco affidabile, e la sua malafede è dimostrata dalla paradossale richiesta di trasmettere solo quella seduta e non tutte quelle future (!?!). Che fiuto geniale, qui gatta ci cova. Per cui ci penseranno loro a trovare seri “organi di comunicazione che svolgono in forma imparziale l’attività di informazione e cronaca”. Acchiappa e porta a casa, signor direttore, e distinti saluti, come dire… salutam’a suarta. Ecco, in un’era dominata dal Live Video Streaming, per comunicare ed informare in tempo reale, gli amministratori di Acri viaggiano nella loro sgangherata macchina del tempo rivolta verso il passato, temendo di essere video-controllati. Forse è anche per questo che, dopo 4 anni, non sono riusciti, o non hanno voluto, riattivare la Videosorveglianza dei punti sensibili della nostra città, invocata da cittadini e forze dell’ordine. Chi ha interessi opachi detesta la trasparenza così come gli ignoranti e gli arroganti temono il coraggio e l’intelligenza. Salvis Iuribus. |
PUBBLICATO 29/01/2017 | © Riproduzione Riservata
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