Zitti e mosca
Immaginate di ricevere una bolletta (gas, luce, telefono) nella quale, come al solito, vengono riportate le letture del contatore (precedente ed attuale) ed in base alle quali è stato effettuato il conteggio dei consumi (diciamo dal 1 agosto 2016 al 30 settembre 2016).
Nell’effettuare una piccola verifica, com’è giusto che sia, vi accorgete che c’è una incongruenza fra l’ultima lettura effettuata ed il consumo reale addebitatovi. La prima cosa che fate è telefonare alla società fornitrice per chiedere ragguagli. Ora immaginate che l’operatore all’altro capo del telefono vi dica che le date di fatturazione (1 agosto 2016 e 30 settembre 2016) non sono quelle reali, ma che la lettura è stata fatta circa, più o meno, orientativamente fra ottobre e novembre del 2016 e che comunque sia, siccome il consumo c’è stato, non importa quello che viene riportato in fattura relativamente alle date del consumo, tanto è lo stesso, alla fine se il consumo fra quelle date non è quello reale, sicuramente si consumerà in seguito e le cose andranno a posto da sole. Magari fate delle rimostranze, vi permettete di fare osservare all’operatore che è un sacrosanto diritto dell’utente sapere quanto, ma soprattutto perché, ha pagato. Se poi dall’altro capo del telefono rispondono che non è colpa dell’azienda, ma del fornitore del programma informatico nel quale non è previsto di potere inserire le date corrette di fatturazione, beh! Allora ti cascano le braccia. Se tutto questo avvenisse in seno ad una società elettrica, alla società del gas o a quella telefonica, il giorno successivo pioverebbero denunce da parte dell’associazione dei consumatori, si proporrebbero delle “class-action” con relativi ricalcoli ed eventuali rimborsi, le televisioni nazionali sguazzerebbero in questo brodo tumultuoso. Insomma un casino del diavolo che come tutte le situazioni del genere porterebbe, almeno, la questione all’attenzione degli utenti. Purtroppo, se tutto questo avviene in una cittadina di provincia, incastrata fra le alte colline della Presila cosentina, nel buco del culo del mondo, la cui amministrazione ormai ha perso ritegno e credibilità, allora la musica cambia. Si può fare di tutto e di più tanto nessuno dice nulla. Siamo o non siamo Acretini? Ed allora se (per esempio) nella bolletta dell’acqua non si può inserire la quota fissa, inseriamo la più prosaica “quota manutenzione rete” e cosi quello che esce dalla porta rientra dalla finestra. Per carità tutte operazioni lecite, tranne che per quelle date esposte sulla fattura dell’acqua. Nella mia (ma credo non solo nella mia) è riportato: lettura precedente 2715 del 01/01/2015 ultima lettura 2860 del 31/12/2015 consumo addebitato 145,96 euro. Vado a dare una occhiata al contatore (data 28/12/2016). Il contatore segna 2861. Ma come...? Un anno dopo l’ultima lettura ho gli stessi metri cubi consumati e mi addebitano 145 euro? Allora, rispetto ai consumi reali, avrò pagato più del dovuto anche l’anno precedente. Cerco lumi all’ufficio tributi e mi viene, pazientemente spiegato che, dato il sotto organico del settore non è possibile effettuare la lettura di tutti i contatori nello stesso mese e che dunque le letture reali si fanno più o meno in tre-quattro mesi (orientativamente da luglio a ottobre) e quindi i miei consumi non si riferiscono al periodo gennaio – dicembre 2015 ma, presumibilmente ad un periodo che va da luglio ad ottobre 2015 allo stesso periodo del 2016. Provo a far osservare che in questo modo, data l’aleatorietà dei tempi di lettura, per l’utente è impossibile verificare gli effettivi consumi e che il riportare dati errati in fattura (non sono un legale, ma la cosa appare alquanto evidente) potrebbe configurarsi come reato, ma fra l’imbarazzo palpabile ed una alzata di spalle l’addetto mi spiega che, purtroppo, la colpa è del programma informatico che non permette l’inserimento delle date effettive (???). Lungi da me l’idea di colpevolizzare il personale addetto, che in questa situazione di apparente precarietà svolge il proprio lavoro ai limiti dell’impossibile, vuoi vedere che anche questa, come diceva il sig. Bifano nel suo articolo, è colpa del nuovo anno? Ma si, in questo periodo, impegnati come siamo ad abbuffarci, a chi vuoi che venga in mente di fare le pulci al nuovo anno e poi chi ce la fa fare, fra un anno ci sono le elezioni… ne parliamo allora. Nel frattempo zitti e mosca. Peccato che ormai il danno è fatto e non credo che a nessuno dei presenti nell’attuale maggioranza interessino le prossime elezioni (sarebbe da autolesionisti). Anche se, abituati come siamo a repentini cambiamenti, all’ultimo minuto vedrete che ci sarà qualche defezione eclatante con tanto di proclama e promesse di cambiamento e si ricomincerà daccapo. Una cosa però continua a rodermi: che si possa dichiarare la bancarotta di un Comune e che a risponderne non sia chi l’ha provocata, ma chi l’ha subita. Quelli che non hanno saputo fare neppure i conti per evitarla (e sì che ne avevano i titoli) continueranno a passeggiare per le vie del paese (o magari per evitare le lacrime ed il sangue che ci aspettano cambieranno residenza cosi che i figli ed i figli dei figli non abbiano da pagare quel debito di 15 milioni di euro da qui al 2060) ed a noi si prospetterà il sempre più atroce dei dilemmi: “mangiare o pagare le tasse ? “. Ben arrivato commissario, sia clemente, abbiamo ormai davvero poco da donare, le sanguisughe hanno fatto bene il loro mestiere. |
PUBBLICATO 02/01/2017 | © Riproduzione Riservata
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