Mi avevano detto che i platani abbattuti in via Capalbo sarebbero stati sostituiti da altri platani e ci avevo creduto. Mi era apparso così ovvio! Ma di quando in quando la mente mi tornava a loro e alla cosiddetta “
pista ciclabile” del marciapiedi destro (salendo) di quella via – che prima era piuttosto viale – . Poi, qualche giorno fa, sono andato a rendermi conto. Niente spazio per alberi (vedi foto). Allora mi ha preso lo scoramento, quello che si fa strada in noi quando si prende coscienza dei modi di fare beceri, bislacchi, ancora troppo frequenti, di parecchie nostre amministrazioni. Alcune varieta’ di platani superano i 40 metri, essi fanno ombra ampia, quindi d’estate rinfrescano, ristorano anche lo sguardo, proteggono le abitazioni dai rumori, assorbono anidride carbonica, rilasciano grande quantita’ di ossigeno. Le loro ampie e numerose foglie in autunno cadono, ma trattandosi di vegetali, non si puo’ dire che sporchino, piuttosto che danno alle citta’ aspetto piu’ naturale. I platani sono alberi quasi millenari, maestosi, regali, che ben si addicono ad Acri, erede della mitica Pandosia, antica capitale degli Enotri della Penisola Calabro-Lucana, che il sofista greco Platone chiamava Atlantide (citta’)
(su cio’ ho scritto nel mio libro Atlantide degli Italiani piu’ di 4 anni fa). Un platano, non a caso, dei due che vi si trovavano, si erge (ancora?) sulla Piazza Annunziata. E’ falso dire che le radici dei platani rompano i marciapidi. Lo fanno quando non sono piantati alla profondita’ giusta, ed è questo che e’ successo in via Capalbo e via Scervini: sono stati piantati male. Prova ne e’ il fatto che le radici di molti alberi di quelle vie, tra i piu’ grandi e grossi, non affiorano di un centimetro (vedi ultime foto).
Ci si aspetta che, prima di farli abbattere, un’amministrazione si informi sulle loro caratteristiche, radicali in particolare, per poi farne ripiantare la varieta’ piu’ idonea al luogo. Invece no. Il sindaco ha fatto fare un progettino, o gli e’ stato portato bell’e fatto, l’amministrazione lo ha valutato, accettato, ed eccolo in realizzazione. Sempre sullo stesso marciapiedi destro di via Capalbo, esso prevede una “
pista ciclabile” e un’altra pedonale. Una “
ciclabile” di circa 350 metri (ci si rende conto?), larga circa 1m e 30, interrotta in due punti per parecchi metri, che sembra fatta apposta per far rischiare la vita a eventuali ciclisti che percorrendola dovessero distrarsi un attimo e superare il piccolo cordolo lato strada, giacche’ le automobili le passano accanto (vedi foto). Non basta. Al di la’ della “
ciclabile” e’ prevista la “
pista pedonale”, larga circa 1m (vedi foto). Lì la gente dovra’ camminare in fila indiana e provenendo qualcuno dalla parte opposta, dovra’ scarsarsi per non urtarlo. Ma il colmo e’ costituito dalle grate per l’acqua piovana: avendo la “ciclabile” invaso la strada - la cui ampiezza quindi e’ stata ridotta - e coperto le grate di scolo dell’acqua piovana del bordo strada, si e’ pensato di posizionarle proprio in mezzo ad essa, lasciandone sul bordo strada solo alcune, colmo del colmo a maglia piu’ stretta sicche’, in caso di “
bombe d’acqua”, i negozi e i pianterreni delle abitazioni a valle della strada rischiano di essere allagati. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere! Sull’altro lato della strada e’ previsto marciapiedi con alberucci. Il questo modo, forse, il sindaco e la sua amministrazione hanno inteso dare ad Acri un tocco di modernita’, secondo il concetto che hanno loro della modernita’(“
tutti hanno la ciclabile, la vogliamo anche noi! Faremo una bella figura con gli elettori”?), in realta’ le hanno dato un tocco di aridita’. E poi parlano di bellezza e di turismo! Il fiumicello Calamo seppellito, la Fontana di Pombiu con abbeveratoio “ammodernata”, la Fontana della Madonna del Difriscu devastata, l’ascensore pubblico lasciato come monumento all’incapacita’, e ora gli abbattimenti dei platani e le “piste”. Tutti sfregi per la citta’, e insulti per la collettivita’ acritana! Infatti, se il sindaco e la sua amministrazione hanno fatto questo, e’ accaduto perche’, con la conoscenza che credono di avere dei cittadini, hanno creduto che avrebbero potuto farlo impunemente, che magari qualcuno avrebbe “blaterato” un po’ sulla questione e poi tutti avrebbero accettato lo status quo. Evidentemente lui e la sua amministrazione hanno pensato: “
Oggi al Comune ci siamo noi e comandiamo noi!”. E’ questo il suo modo di intendere la democrazia, di alimentare la partecipazione democratica? Che domanda! Certo che sì! Non un consiglio comunale aperto! Non un’assemblea pubblica nella quale discutere sulla questione (così come nel caso della cosiddetta “
oasi canina” – i politicanti ci fregano con la semantica - che sta improvvisando a Gallice (vedi ultima foto), e che si vede gia’ essere, in realta’, a causa dell’esiguo spazio recintato, solo un modo per togliere di mezzo i cani, un “lager per cani”, perche’ i cani lì, anche se fossero solo un centinaio, come sanno coloro i quali li conoscono, si sbranerebbero fra loro)! Un sindaco che avesse scrupolo ora arrossirebbe, e darebbe le dimissioni.
Tenuta non sa fare il sindaco. Egli non si documenta dovutamente e non fa documentare. A questo prezzo tutti possono fare i sindaci – piu’ probabilmente se si ha un parentato ampio –, ma cercare di farlo al meglio, valendosi dei pareri dei cittadini, studiando i pro e i contro delle iniziative, anche nel tempo, non e’ cosa da tutti.
Ancora un fatto: come, fra l’altro, dall’articolo “
Perche’ si abbattono i platani ad Acri”, del 20 settembre scorso, redatto dal Dott. in Agraria
Flavio Sposato, e al quale il sindaco non ha inteso rispondere: che fine hanno fatto i platani? Non due o tre, ma un centinaio di platani! Li ha fatti buttare da qualche parte? Li ha venduti? Se sì, a quale prezzo (il legno di platano e’ pregiato specialmente per lavori di intarsio)? Li ha regalati a qualcuno come se siano stati suoi? E ora, intende far proseguire lo scempio anche sulla via Scervini come se nulla fosse?
E noi cittadini, se non avremo garanzia di sostituzione con alberi della stessa specie, lasceremo che faccia deturpare anche quella via, o andremo a manifestare in massa, appena si appresteranno a proseguire l’abbattimento dei platani anche lì?