Se non ora, quando?
Gentile Direttore,
Le chiedo ospitalità per qualche brevissima considerazione da condividere, serenamente, con i suoi lettori. Ho molto apprezzato l’articolo di Marcello Perri, per la forma e per i contenuti, che condivido in pieno, tratte che per le conclusioni. Caro Marcello, diversamente da ciò che tu affermi, è proprio questo il momento in cui energie fresche e giovani possano e debbano essere protagoniste del loro destino. Sulla storia di questo primo quarto di secolo, le nostre opinioni sono state spesso – vivaddio! – divergenti. Ora colgo nel tuo scritto un sacrosanto desiderio – tuo e della tua generazione - di scendere in campo. Il giudizio storico sugli anni passati sarebbe prematuro: bisogna lasciare decantare le cose. Anche un certo modo privatistico di fare politica dovrà rientrare in una riflessione pacata sul nostro vissuto. I risultati delle recenti amministrative dimostrano come la “rottamazione” da sola non basta. La chiusura nella presunzione delle proprie ragioni – quelle che avevano permesso a Matteo Renzi, in un anno, di passare da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi -, in assenza di un atteggiamento comprensivo delle ragioni degli altri, non porta da nessuna parte. Persino a Torino, additato dai più come esempio di buona amministrazione, il mio partito esce umiliato e sconfitto. Se a Roma e a Torino vincono due trentenni alla prima esperienza, vuol dire – diversamente da ciò che tu concludi - che il bisogno di energie nuove è pulsante nella gente e che i vecchi schemi non funzionano più. Il voto di giugno, ben lungi dall’avere una pura valenza locale, rappresenta un campanello d’allarme per il mio partito, che, se resterà inascoltato, porterà i progressisti nel nostro Paese ad essere travolti dall’ondata populistico-nazionalistica, come sta succedendo in buona parte del vecchio continente. Si avverte, più che mai, il bisogno di nuovo che non sia rappresentato da una diversa e più omogenea mistura col vecchio. In sintesi, fuori da ogni forma di politichese, il mio suggerimento è il seguente: si facciano delle primarie di coalizione nei vari schieramenti e siano messi a partecipare solo energie fresche e nuove. Colui che risulterà il primo sarà il candidato a Sindaco di quello schieramento, gli altri faranno parte delle futura giunta. E’ questo il modo più semplice e democratico per un ricambio generazionale concreto. Il sottoscritto darà il suo contributo di miliziano per la vittoria. Chiaramente nell’ambito del centro-sinistra. Nessuno può pensare che, qui giunto, io possa improvvisamente mutar pensiero. Il presente, fuori da ogni polemica, per invitare giovani come te a farsi avanti e darsi da fare in prima persona e, contestualmente, per chiarire che i vecchi come me, ben lungi dall’avere interesse alcuno in prima persona (né io né le persone a me vicine), possono solo rappresentare un bagaglio di esperienze, di cui tenere o non tenere conto. “Non sempre cambiare significa migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare” (W. Churchil). |
PUBBLICATO 20/06/2016 | © Riproduzione Riservata
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