OPINIONE Letto 1681

Apparire o essere


Foto © Acri In Rete



Inutile negarlo, questo incredibile caso di deepfake che ha coinvolto la nostra comunità ci ha colti di sorpresa, anche per la sua significativa dimensione. Inevitabilmente, la vicenda ha suscitato non solo indignazione e preoccupazione ma anche interrogativi sul ruolo dell'educazione e della responsabilità in una era digitale sempre più pervasiva e avvolgente. In questi casi, il rischio che si arrivi a facili colpevolizzazioni è alto. Spesso si punta il dito e si condanna senza appello, oppure si accusa la scuola di non aver fatto abbastanza per prevenire il problema. In realtà, la questione è sempre più complessa rispetto a quanto appare. E’ indispensabile, quindi, non guardarla attraverso la lente deformata dall’emotività.
Certo, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell'educazione e nella crescita dei ragazzi. Tuttavia, non possiede nessuna bacchetta magica in grado di risolvere ogni disagio adolescenziale. Anche per questo Il compito di formare individui responsabili e consapevoli non può pesare esclusivamente sulle istituzioni scolastiche. E' necessario che vi sia una sinergia continua tra scuola e famiglia, una "complicità" educativa che consenta di individuare tanto i talenti e le capacità quanto cogliere precocemente i segnali di disagio per poter intervenire prima che si trasformino in comportamenti pericolosi.
Le famiglie devono essere le prime sentinelle del benessere dei propri figli. Troppo spesso, in contesti di conflitti familiari viene a mancare quella attenzione necessaria e continua che può fare la differenza. Come genitori abbiamo il dovere di monitorare non solo il rendimento scolastico dei ragazzi, ma anche il contesto sociale e (oggi) digitale dentro il quale si muovono. Dobbiamo essere certi che abbiano compreso fino in fondo il valore del rispetto reciproco e della responsabilità nelle relazioni con coetanei e adulti.
In un'epoca in cui la rete amplifica ogni situazione, la sfida più grande è quella di far comprendere che ogni abuso, digitale o sociale che sia può procurare danni seri a chi ne rimane vittima. Tocca al legislatore mettere solidi paletti per evitare l’uso distorto e illegale delle nuove tecnologie per favorirne un uso corretto e possibilmente responsabile.
Questo episodio, per quanto molto grave, è solo l'ennesima dimostrazione di quanto i giovani risultino essere ancora troppo superficiali e sprovveduti nella gestione di tecnologie sempre più evolute.
I nostri ragazzi conoscono meglio di chiunque altro le tecnologie digitali, ma ignorano troppo spesso che le conseguenze di un loro uso disinvolto possono essere pagate a caro prezzo. Serve un percorso educativo che li aiuti a sviluppare senso critico e una maggiore consapevolezza del pesante impatto che le loro azioni possono avere non solo sulla vita degli altri, ma anche sulla propria. Non possiamo lasciarli soli su percorsi impervi e poi condannarli senza appello quando sbagliano.
Detto questo, alla luce di episodi di questo tipo o ad altri fenomeni preoccupanti , accaduti di recente, sarebbe opportuno che una comunità matura approfondisca, senza ipocrisie, se anche il contesto sociale nel quale vivono quotidianamente i nostri ragazzi non “agevoli”, in qualche modo, comportamenti distorti.
Il discorso, inevitabilmente, diventa più complesso, articolato e lungo, tuttavia, vale la pena porsi qualche interrogativo.
Quali valide alternative di svago hanno i nostri ragazzi rispetto ai social sempre più accattivanti e assorbenti?
Come possono trovare risposte alle loro fragilità, in una società dove conta più l'apparire che l'essere?
Ci siamo chiesti quanta paura e incertezza abbiano riguardo al futuro?
Dare risposte sincere a queste domande, sarebbe già un buon punto di partenza per ogni futura riflessione.

PUBBLICATO 24/02/2025  |  © Riproduzione Riservata

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