L’arte del narrare, come tutti sappiamo, ha una varietà di generi e ogni narratore sceglie quello che gli è più congeniale. Il genere preferito dal sindaco Capalbo è quello della fantasia come si evince da un infelice post della sua pagina Fb di qualche giorno fa.
Postando delle foto di C.so S. Pertini, in un sabato notte di luglio, caldo e afoso, racconta di un paese vivo e pieno di gente rappresentando una realtà che nei fatti non esiste. Basterebbe, infatti, spostarsi di qualche centinaio di metri rispetto al luogo immortalato per rendersi conto che aldilà dell’isola pedonale le uniche presenze che si registrano in città sono quelle dei cani randagi che vagano indisturbati, di qualche “cinghiale di quartiere” (vedi via R. Capalbo) e dei ratti che, dopo una certa ora, fanno capolino in diverse aree del centro (vedi Jungi).
Gli acresi, che in questo periodo spesso si riversano nei paesi limitrofi, molto più vivaci ed originali per quanto riguarda l’organizzazione degli eventi estivi, sono sempre più delusi e quasi rassegnati ad una gestione amministrativa che non riesce a garantire nemmeno l’ordinario, i servizi essenziali.
Difatti ad Acri, nell’anno domini 2024, in estate non si ha la possibilità di fare una doccia quando si vuole o quando risulterebbe necessario (però poi la bolletta dell’acqua arriva e se ne pretende il pagamento, anche con rincari); non si può passeggiare tranquillamente per via di marciapiedi dissestati, presenza di erbacce e sterpaglie e di cunette sporche e piene di detriti; non si possono far giocare i bambini nelle aree attrezzate delle villette comunali a causa della scarsa illuminazione e degli attrezzi da gioco rotti o danneggiati; fare una partita di calcetto nei campetti comunali senza il rischio di farsi male contro le reti di recinzione arrugginite e divelte; circolare tranquillamente con l’auto senza il rischio di beccare una buca profonda quanto un cratere per poi ritrovarsi dal meccanico a far riparare i danni; transitare liberamente lungo le strade del centro senza timore di essere aggrediti da qualche cane randagio, specie di notte.
Anzichè crogiolarsi nella descrizione di una realtà surreale, consigliamo vivamente al sindaco ed a chi lo circonda di rimboccarsi le maniche in questi ultimi tre anni di amministrazione per cercare quantomeno di invertire la rotta, considerato che nei sette già trascorsi non si è registrata alcuna ricaduta positiva della sua azione amministrativa sul territorio, nonostante la montagna di finanziamenti pubblici che dice di aver intercettato ed in parte già investito.
Potrebbe per esempio iniziare a dotare il comune di un catasto incendi per mappare le aree più a rischio, come c/da Chianette, ed avviare un monitoraggio del territorio con azioni di prevenzione tipo foto-trappole (che funzionino però); potrebbe anche insistere per avere un presidio dei VV.FF. sul territorio operativo 12 mesi all’anno (come peraltro annunciato in occasione dell’inaugurazione della sede ristruttutarata) anzichè solo per i mesi a rischio.
Nella stessa ottica, oltre ad ordinare ai privati di pulire le loro proprietà nei periodi pre-estivi per scongiurare il pericolo di incendi, potrebbe far ripulire le aree boschive che ricadono nel demanio comunale a ridosso del centro abitato. É paradossale dover constatare come nel quartiere Cappuccini, nelle immediate vicinanze dell’anfiteatro e di molteplici abitazioni private, ancora oggi, a distanza di poche settimane dall’inizio dei concerti, vi siano boschi di castagno di proprietà comunale completamente abbandonati a se stessi, con un sottobosco pieno di foglie ed arbusti secchi che rappresentano una polveriera in caso di incendio.
Allo stesso modo farebbe bene a tenere alta l’attenzione sulla questione ospedale, sparita dall’agenda politica locale nonostante il consiglio comunale aperto, le manifestazioni cittadine e sotto la cittadella regionale (con lo schiaffo politico del Presidente Occhiuto che ha rifiutato un incontro con una delegazione dei manifestanti). Difatti la situazione del Beato Angelo dopo il decreto regionale sulla riorganizzazione delle rete ospedaliera non è affatto migliorata, anzi, da qui a breve ci ritroveremo a fare i conti con il pensionamento dell’ultimo medico-chirurgo ancora in pianta organica, con tutti i disservizi che ne deriveranno (possibile chiusura della chirurgia multidisciplinare o, nella migliore delle ipotesi, funzionamento a singhiozzo della stessa; impossibilità di poter ottenere una consulenza chirurgica immediata per gli utenti che si rivolgeranno al presidio di P.S.).
La sensazione, diffusa e denunciata anche dai media locali, è che chi ci amministra navighi a vista, senza una programmazione seria ed a lungo respiro per il rilancio di un territorio sempre più in agonia. Acri ed i suoi cittadini non possono permettersi altri tre anni di coma politico-amministrativo, sette sono più che sufficienti, se il primo cittadino non è in grado di cambiare marcia faccia un passo di lato, per il bene della città e dei suoi abitanti.