OPINIONE Letto 1649

Sanità. Proposta: consiglio comunale in seduta permanente


Foto © Acri In Rete



Al Sindaco di Acri ed alla Giunta, al Presidente del Consiglio comunale, ai consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, al Presidente della giunta della Regione Calabria, all’Asp di Cosenza.
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” (Antonio Gramsci).
In considerazione del nobile pensiero gramsciano, mi sento in dovere e in obbligo come cittadino di esprimere una riflessione a voce alta sulla drammatica questione che attanaglia la politica sanitaria nazionale, regionale e locale. E’ di pochi giorni fa un appello avanzato da Premi Nobel, scienziati e luminari italiani in difesa del Servizio Sanitario Italiano, grande conquista sancita dalla Legge 833/78. I dati dimostrano che il sistema è in crisi, difficoltà di accesso a percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Il tutto aggravato da una scellerata riforma dell’Autonomia differenziata il cui iter di approvazione si concluderà in Parlamento a fine aprile. Silvio Garattini afferma che se non interveniamo immediatamente il rischio sarà di una sanità a pagamento come negli Usa. Come è notorio in Italia è in corso da tempo un de-finanziamento del Sistema pubblico in favore di quello privato, costringendo i cittadini inermi a costose cure mediche per evitare lunghe liste di attesa.
Oggi i meridionali emigrano oltre che per lavorare e studiare anche per curarsi, violando palesemente l’Articolo 32 della Carta Costituzionale laddove afferma “la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività garantendo cure gratuite agli indigenti.” Su tale grave non applicazione di un sacrosanto principio costituzionale si imporrebbe l’intervento della Suprema Corte Costituzionale.
I padri costituenti avevano inserito le Regioni come corpi intermedi territoriali che dovevano svolgere un ruolo di raccordo e intermediazione tra lo Stato e i cittadini (Hegel). Dal 1970, anno in cui sono state istituite e attuate le Regioni, purtroppo si sono rivelate moltiplicatori di spesa e centri di gestione di potere deludendo lo spirito dell’Assemblea costituente. E’ chiaro che una visione “ospedalocentrica” è limitativa dell’offerta sanitaria poiché sarebbe indispensabile rafforzare la sanità territoriale oltre che per razionalizzare e ridurre i costi eccessivi ma anche per rendere più efficace ed efficiente le risposte ai cittadini.  
In merito all’odierno Consiglio comunale previsto per oggi 11 aprile, è un momento di confronto essenziale anche perché tale Assise rappresenta l’intera comunità acrese. Un grave errore da evitare e/o correggere sarebbe quello di dividersi sulla questione sanità. Certamente siffatte discussioni poste in essere alla soglia delle imminenti Elezioni Europee non aiutano a rasserenare il clima politico dando adito ad eventuali strumentalizzazioni per tutti gli schieramenti politici.
L’amministrazione comunale e il Sindaco bene hanno fatto ad impugnare al Tar l’ultimo Decreto del Commissario ad acta Occhiuto, positiva anche la mobilitazione della comunità acrese scesa in piazza numerosissima nei giorni scorsi, implementata anche dalla presenza essenziale dei Sindaci dei centri limitrofi, soggetti indispensabili per sottolineare l’imponente bacino di utenza della nostra area. Certamente il coinvolgimento dei cittadini è tardivo e poteva essere fatto molto tempo fa in concomitanza di segnali e percezioni concrete del depotenziamento della struttura così come proficua sarebbe stata una maggiore intesa e collaborazione politico - istituzionale negli anni pregressi tra le varie maggioranze e minoranze che si sono succedute sotto i diversi schieramenti politici. Una generale autocritica, quindi, è opportuna e necessaria affermarla.
Ci auguriamo che oggi sia la Regione che l’Asp di Cosenza siano presenti in Consiglio, superando eventuali equivoci e/o malintesi del mancato incontro di ieri alla Cittadella fermo restando che era, comunque, dovere istituzionale dell’Ente Regione, nelle preposte figure, apicali o delegate, ricevere gli amministratori e i cittadini acresi ivi recatisi poiché rivendicavano legittimamente il diritto alla salute negato.
Il Consiglio comunale di oggi, naturalmente, è sovrano e legittimato ad adottare qualsivoglia provvedimento.
Tuttavia considerato che si è ritenuto aprirlo al contributo della cittadinanza, presente nella sede consiliare ma raccogliendo anche i suggerimenti “a distanza” (come il sottoscritto), occorre, evidentemente, dar seguito a quanto fatto finora in termini di iniziative in senso lato (impugnazione decreto commissariale, mobilitazione popolare).
Si attende la presenza dei soggetti istituzionali sovra comunali invitati, ma indipendentemente da ciò, per essere credibili fino in fondo che Acri, attraverso le figure del sindaco e della giunta, del consiglio comunale nella sua interezza, dei movimenti,dei partiti politici e della cittadinanza tutta, il Civico consesso, se ritiene opportuno dovrebbe, intanto, approvare all’unanimità un ordine del giorno o una mozione d’ordine o altri provvedimenti eventualmente più utili alla causa affermando la non negoziabilità del diritto alla salute come essenziale principio costituzionale a tutela dei diritti fondamentali e generali dei cittadini. Tale deliberato andrebbe poi inviato ai vertici dello Stato in primis al Presidente della Repubblica, al Governo, al Parlamento, correi di questo sfascio sanitario.
Il Consiglio comunale non può e non deve indietreggiare verso un siffatto violento attacco posto in essere dai livelli più alti dello Stato, quindi oltre la Regione, ponendo gli Ospedali di Aree Disagiate e delle aree interne del Sud come una QUESTIONE NAZIONALE che comprende Acri ma va oltre. Occorre, quindi, che il Consiglio comunale continui la sua attività, non concludendo oggi i lavori ma deve restare convocato in SEDUTA PERMANENTE fin quando non si otterranno concreti e reali risultati al di là delle vane promesse.
In conclusione, nel primo mandato elettivo della sindacatura Capalbo, il Consiglio comunale, mi pare all’unanimità, aveva approvato una mia proposta, in qualità di cittadino, per trasformare la denominazione da Ospedale Beato Angelo d’Acri a OSPEDALE SANT’ANGELO D’ACRI. Ciò sarebbe interessante perfezionare l’iter procedurale e pur essendo uno Stato Laico contando sulla forza delle Istituzioni Repubblicane, potremmo ricevere anche il sostegno e l’appoggio direttamente dalla massima Autorità religiosa nella persona di Papa Francesco nelle cui mani affidiamo pure le  sorti della comunità acrese.
Cordiali saluti

PUBBLICATO 11/04/2024  |  © Riproduzione Riservata

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