All’interno di una città, definita “Città degli sconfitti”, è ubicata una scolaresca composta da alunni che presentano problematiche psico-fisiche, guidati da un gruppo di insegnanti, non molto avvezzi alle novità metodologiche, specie in ambienti isolati come quelli dell’ Istituto del borgo arbëresh di San Martino di Finita, frutto della immaginazione dell’ autrice dell’organico romanzo, che si snoda tra fantasia e realtà. Di primo acchito, leggendo il libro, si scopre che i fatti descritti appaiono in sintonia con gli inverni cupi e tristi del territorio, intrisi di “nubi rosseggianti e saette violente che s’agitano nella oscurità delle stelle”. E come se non bastasse, in questa atmosfera, quando il racconto si fa più duro, una scena quasi traumatica di “qualcuno che mi afferrò – racconta la delicata Mimì - tirandomi indietro con violenza …". Ed è proprio questo ritratto immaginario il primo approccio della neo professoressa con Demetrio Schirò, insegnante di arte e di musica, che da “essere diabolico” diventa, poi, “l’angelo biondo” delle piacevole situazioni. In questo grigio contesto sono, però, le intuizioni metodologiche, della giovane docente, proiettata da una città friulana in un piccolo paese del cosentino di lingua e cultura albanese, che pur sconvolgendo il tran tran quotidiano dell’Istituto, alimentano una luce di speranza che trova riscontro “nel necessario e non più improcrastinabile” rapporto di intesa e di collaborazione fra l’Istituto e la comunità di San Martino di Finita. Da città degli sconfitti (riferito, ovviamente, all' Istituto), quindi, a città della speranza. E queste sensazioni positive per l’autrice diventano minuziose pagine poetiche, e non solo, anche “ardimentosi sprazzi di primavera, giardini in rivoluzione e fulgide rugiade del mattino”. Per lei “i ragazzi non possono rimanere nascosti, non possono essere solo ombre fluttuanti ai margini della società”. Motivi questi che inducono al cambiamento. Dopo l’unanime accettazione delle novità e i tangibili segni di speranza, resi possibili anche da un ambiente di minoranza (linguistico – culturale), abituato a interagire entro confini più vasti, pare che tutto funzioni. Fra l’altro all’interno di queste minoranze, aggiunge Mimì, “l’integrazione non solo è possibile, ma è anche produttiva e che la diversità non è un limite, a dimostrazione che spesso sono le menti a disegnare confini che non esistono”. Partendo, quindi, da questi presupposti il rapporto fra scuola e territorio, marcato dall’autrice, rappresenta la vera essenza del romanzo, insieme alle descrizioni, a volte anche minuziose, di usi e costumi nostrani. Una storia verosimile, tuttavia, che alla fine rivela risvolti tragici, che compromettono i barlumi di speranza e determinano la chiusura del “vetusto palazzo abbandonato e cadente” . “In un contesto idilliaco - scrive Mario Gaudio nella sua prefazione – non manca, tuttavia la presenza del male, oscura testimonianza che, con multiforme azione, sporca le dinamiche umane, assumendo, drammaticamente, il colore del sangue”. Una storia, descritta con garbo e delicatezza, che ti coinvolge e ti rende partecipe del lieto evento; ti fa condividere la scelta della protagonista di continuare la propria esistenza nel luogo natio, nel rispetto degli insegnamenti della nonna di origini arbëreshë. “Un punto di ritorno – aggiunge Gaudio – di una giovane che trova lavoro in quella comunità, ripercorrendo a ritroso i passi della sua antenata e vendicando, idealmente, lo smacco di una partenza non voluta e sempre presente nell’animo dell’anziana, come fonte di amarezza”. Giovedì 24 Agosto il libro “La Città degli Sconfitti” di Ilina Sancineti, immagine di copertina realizzata dal Maestro Pino Calvosa, è stato presentato a Spezzano Albanese, in un manifestazione serale, organizzata dalla locale Amministrazione comunale, all’interno della seconda edizione del Festival della Cultura. L’evento culturale, aperto da Rossana Nociti, Presidente del Consiglio comunale ed Assessore alla Cultura, ha visto la partecipazione di Mimoza Hida Passoni, socia della FAA (Federazione Associazioni Arbëreshe), di Antonietta Meringola (editore), del critico letterario Mario Gaudio (relatore) e di Demetrio Corino (relatore). A moderare i lavori il Presidente del Circolo Anziani Alessandro Oriolo. A leggere alcuni brani del romanzo, invece, i giovani Maria Grazia Sposato e Damiano Galizia. Ilina Sancineti, originaria di Castrovillari, vive a Spezzano Albanese. Laureata in Scienze giuridiche e giurisprudenza esercita anche la professione forense. Premiata in svariati concorsi letterari sul territorio nazionale, è autrice di liriche e racconti brevi pubblicati da numerose case editrici. I testi della Mongolfiera editrice, hanno fatto parte della manifestazione del Salone del Libro di Torino 2021 / 2022. Nel 2021 la scrittrice è stata nominata Alfiere della poesia dell’Accademia dei Bronzi di Catanzaro. Gennaro De Cicco